Sotto il ristorante cinese

Sotto il ristorante cinese

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Bel recupero grazie a Mustang e CG, arriva per la prima volta in dvd Sotto il ristorante cinese di Bruno Bozzetto. Favola moderna, tra grigiori milanesi, spiagge assolate di mondi paralleli, equilibrato ecologismo, decrescita felice, duplicità digitali ante litteram e desideri di fuga nel cinema.

In una grigia Milano, pochi giorni prima del suo matrimonio con la dispotica Ursula, Ivan è coinvolto per caso in una rapina in banca, e fuggendo dai malviventi si rifugia nei sotterranei di un ristorante cinese dove scopre una misteriosa porta rossa. Al di là di essa si apre uno scenario da sogno, una spiaggia illuminata da due soli dove accanto a strani animaletti vivono in solitaria una giovane ragazza, Eva, e suo padre, anziano inventore. Ivan ed Eva sono affascinati dai loro rispettivi mondi, mentre i rapinatori e Ursula cercano ancora il ragazzo, ed emissari di rapaci capitalisti si mettono sulle tracce delle invenzioni del padre di Eva… [sinossi]

Giunto al suo primo lungometraggio realizzato quasi totalmente in live action dopo una lunga carriera dedicata all’animazione, alla metà degli anni Ottanta Bruno Bozzetto dette vita a una sorridente e bizzarra favola moderna piuttosto aliena rispetto al panorama cinematografico italiano del suo tempo (e non solo). Il primo dato che salta agli occhi è quello di una sorta di trasposizione su attori in carne e ossa di modalità espressive pertinenti al cartoon: personaggi-figura, spirito avventuroso e fantastico, grande spazio all’azione e al movimento in scena, trovate surreali, colori sgargianti in abiti e ambientazioni.
In realtà Sotto il ristorante cinese (1987) sembra aderire innanzitutto ad alcuni dei temi e preoccupazioni più ricorrenti nei nostri anni Ottanta. Evocando un doppio mondo al di sotto della città metropolitana in cui tramite una fatale porta rossa si può accedere a una spiaggia da sogno, Bozzetto dà espressione a un fertile contrasto con la “realtà di sopra”, inquadrata in una grigia Milano scandita da tempi e ritmi di vita sempre più frenetici, programmati e disumani. È un incrocio di fughe, quello che viene a crearsi nella dinamica narrativa del film: al desiderio di fuga verso orizzonti più respirabili del timido e indeterminato Ivan, alle soglie di un matrimonio non particolarmente entusiasmante con la sua dispotica manager di lavoro, risponde la fuga pregressa di un anziano inventore, che ritrovandosi per caso anni addietro sulla spiaggia da sogno al di là del varco spazio-temporale lì si è nascosto e vi ha fatto crescere la figlia Eva, lontani dalla violenza, l’inquinamento, le sofisticazioni alimentari, l’isteria del mondo. Se la fuga è doppia, è doppia pure la curiosità reciproca tra questi due mondi che vengono casualmente a incontrarsi. Ivan sperimenta la bizzarra realtà al di sotto del ristorante, mentre Eva è attratta dal mondo reale con tutte le sue storture e contraddizioni.

In Sotto il ristorante cinese emerge dunque una tematica laterale a sfondo ecologico che proprio lungo gli anni Ottanta italiani acquista sempre maggiore visibilità, anche nelle forme d’arte popolari e nei media – già cultore dell’ecologia pure nella sua carriera musicale, uno tra i tanti Adriano Celentano si porterà appresso tali preoccupazioni fin dalle sue commedie per Castellano&Pipolo (vedi Il bisbetico domato, 1980, ma anche Bingo Bongo, 1982, Pasquale Festa Campanile) e pure nel mastodontico e fallimentare Joan Lui, 1985, così come nei monologhi e silenzi del suo imminente “Fantastico” su Raiuno con le celeberrime esternazioni sui “figli della foca”. A corroborare messaggi ecologisti e antiatomici giungerà poi nello stesso anno del film di Bozzetto Topo Galileo di Francesco Laudadio, scritto da Stefano Benni e interpretato da Beppe Grillo. Curiosamente, un tratto che sembra accomunare molti di questi cimenti cinematografici intorno a dubbi e critiche contro l’inquinante modello occidentale è anche un ricorrente insuccesso di pubblico. Sono anni duri per il cinema italiano, che vede una proliferazione incontrollata di cinema per lo più comicarolo e un pubblico sempre meno disponibile a proposte diverse. Sia Sotto il ristorante cinese sia Topo Galileo vedono inoltre la luce sotto l’ala protettiva di Reteitalia, prima realtà della Fininvest di Silvio Berlusconi ad occuparsi anche di produzione cinematografica, capace di creare un proprio brand espressivo piuttosto riconoscibile (spesso non in senso positivo) tra le opere più disparate.

Nel caso di Sotto il ristorante cinese, edito adesso per la prima volta in dvd da Mustang e CG, la trascuratezza del pubblico coevo sembra decisamente immeritata. Anzi, a suo modo il film di Bozzetto sembra anche assumere toni profetici rispetto al mondo odierno, dove l’aspirazione ecologista ha ampliato la portata della propria sensibilità verso un concetto più largo di “decrescita felice”, riconducibile alle posizioni del filosofo ed economista francese Serge Latouche.
È in fondo un desiderio di decrescita che spinge l’Ivan di Sotto il ristorante cinese ad ammaliarsi della soleggiata spiaggia sottostante alla città, dove addirittura splendono due soli nel cielo e la tecnologia è riportata al suo principale scopo di stimolo all’invenzione e soprattutto alla funzionalità del vivere dell’uomo. Ma a controbilanciare tale spinta verso orizzonti più respirabili, come dicevamo, vi è la spinta curiosa di Eva a scoprire il mondo di sopra. In tal senso la bella sceneggiatura di Bruno Bozzetto e Fabio Comana mostra un sorriso verso le tematiche ecologiste ma non verso un loro assoluto integralismo. Anzi, il sorriso forse s’increspa su un dubbio e sulla necessità di integrare la vita arcaica con la vita moderna. In tale direzione appare significativo soprattutto il finale, in cui i due mondi si conciliano armoniosamente e mantenendosi comunicanti con serenità.
Il “mondo di sotto” è inquadrato come una felice oasi per gli anni senili; il “mondo di sopra”, con le sue scosse, i suoi brividi, le sue contraddizioni e pure la sua violenza più o meno esplicita, è degno comunque di essere vissuto. Nella fuga non vi è soluzione, insomma; «non si può trovare la pace sottraendosi alla vita», come diceva Virginia Woolf al marito in The Hours (2002, Stephen Daldry).

L’incontro tra Ivan ed Eva è una seconda nascita per entrambi, sottolineata dalla scelta di attribuire il nome della “prima donna” al personaggio ben incarnato da Amanda Sandrelli. La ragazza, anzi, sembra nata al cinema; vissuta per 18 anni sulla spiaggia in un altro tempo, ha avuto modo di conoscere il mondo di sopra solo tramite i film che il padre si procura ritornando di tanto in tanto nella realtà. In tal senso i due mondi che s’incontrano espandono le loro possibilità di lettura, alludendo forse anche a un doppio finzionale, come suggerito da Gianni Canova negli extra del dvd, che altro non è se non il cinema stesso. Eva conosce la realtà solo tramite il cinema, e una volta approdata a Milano sa leggere la realtà solo tramite le proprie conoscenze dei film. Di contro, la tentazione di Ivan è forse quella dello stesso Bozzetto, tentato per una vita intera dall’immergersi totalmente in un mondo di cartoon, perdendo i contatti con la realtà opprimente delle leggi della fisica e della razionalità. Nel mondo sottostante l’ambiente conserva ampi margini dell’universo cartoonesco. Risultano in tal senso significative le apparizioni dei gracidi, animaletti dai grandi occhi che emergono in mezzo alla sabbia tramite effetti più rudimentali della loro epoca (furono semplicemente animati a mano da un operatore collocato in una buca nella sabbia al di sotto dei pupazzi), che insieme ad appena due o tre figure a disegno animato in mare e nel cielo sembrano profilarsi come omaggi di Bozzetto a se stesso, o meglio come invincibili retaggi personali ai quali è impossibile rinunciare.

Tentazioni di sprofondamento totale in un universo di fantasia, l’unico luogo in cui è permessa una libertà pressoché illimitata e l’abbattimento di qualsiasi griglia razionale. Del resto la realtà contingente è costantemente evocata sullo sfondo e al contempo collocata in ovvia motivazione di fuga. Se il film si apre su un’esilarante rapina, tra l’altro messa in scena con intelligente gestione degli spazi nella profondità di campo, risuona poi verso lo scioglimento una radio in automobile che fa un rapido riassunto dell’assurdità del mondo là fuori, tra episodi di violenza e continue crisi di governo dovute all’instabilità del Pentapartito. Mentre i malintenzionati si dividono tra emissari di grandi capitalisti affamati di brevetti e cartooneschi cattivoni che parlano un incomprensibile grammelot forse velatamente slaveggiante, ulteriore omaggio divertito alla retorica da Guerra Fredda dei malvagi filosovietici. Meglio andare altrove, fuggire con la mente e con il corpo. Meglio, anzi, rinascere una seconda volta, dando forma soprattutto a una nuova morale. È Eva, di nuovo, a farsi portatrice involontaria, nella sua ingenuità verso il mondo di sopra, di nuovi e libertari modelli di comportamenti. «Sposa lei, e fai fare un figlio a me», dice a Ivan con disinvoltura riguardo al suo imminente matrimonio. La nudità stessa, esibita senza pudori, si traduce in riconquista di se stessi, fuori da consolidati schemi repressivi.

Il sogno del cinema, animato o meno, sta insomma al di là di quella porta rossa, identificato in un moto intimo di libertà contro la grigia prevedibilità di azioni e reazioni. In qualche modo Bozzetto sembra anche profetizzare la doppiezza dell’era digitale, un nuovo mondo in cui si può essere e non essere al contempo, in cui la realtà e la fantasia, l’io e la sua immagine, possono coesistere nello stesso istante in un flusso ininterrotto e senza rispettivi confini. Vivo, mi faccio un selfie, lo metto in rete e già sono al di qua e al di là della porta, sono io e immagine, sono reale e fittizio, momento dopo momento, senza soluzione di continuità, con ricadute immediate nella sempre più precaria identità dell’individuo. Vi è anche qualche divertente genialata, che apre ulteriori giochi di autoreferenzialità col mondo del cinema. Quando il telecomando della porta rossa s’inceppa, davanti a Ivan si aprono varchi spazio-temporali ben differenziati. Cosicché il giorno del proprio matrimonio ci possiamo ritrovare nel bel mezzo di una cerimonia medievale, forse con diretto riferimento al più o meno coevo grande successo de Il nome della rosa (1986, Jean-Jacques Annaud). Oppure si aprono spazi di totale e scatenata fantasia visiva, che danno origine a universi regolati da tutt’altre leggi fisiche (vedi lo stralunato universo in cui finiscono imprigionati i rapinatori).
Al di sopra, la Milano di Sotto il ristorante cinese risponde a precise coordinate cinematografiche del suo tempo, in un generale clima grigiastro percorso da altre forme di alieni, dalle crestone punk all’emersione di una nuova multiculturalità ben riscontrabile nella collocazione del varco spazio-temporale nei sotterranei di un bistrot etnico (nel nostro paese la cucina cinese si affermerà definitivamente proprio negli anni Ottanta). La città nuova propone nuovi scenari, che solo l’entusiasmo di Eva, nella sua totale ingenuità e naturalezza, può accogliere immediatamente con simpatia grazie alla fresca spontaneità di Amanda Sandrelli. A incarnare invece i timidi dubbi di un borghese indeterminato, tentato e spaventato dalla fuga, vi è il volto perfetto di Claudio Botosso, una delle figure più significative nel nostro cinema di quegli anni per il racconto della fragilità urbana. Forse uno degli attori più paradigmatici di un certo cinema italiano anni Ottanta, quello del dubbio e dell’inerzia, dell’annichilimento davanti a meccanismi schiaccianti e dell’adagiarsi in essi. L’indeterminazione, l’irresolutezza, il disimpegno, il senso di vuoto, la persona-non persona. Recalcitrante all’azione, e sognante.
In ultima analisi, l’edizione in dvd di Sotto il ristorante cinese è semplicemente un bel recupero, che rinnova la possibilità di riscoprire un film divertente e gentile a suo tempo passato nella disattenzione generale. Si merita una riscoperta, a pieno titolo.

Extra
Alla luce di due soli, introduzione di Gianni Canova (12′ 52”); intervista con Bruno Bozzetto (13′ 30”); intervista con Amanda Sandrelli (14′ 47”); intervista con Claudio Botosso (9′ 34”).
Info
La scheda di Sotto il ristorante cinese sul sito di CG Entertainment.
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