Tora! Tora! Tora!

Kolossal e anti-kolossal insieme, rigore, asciuttezza narrativa e grande spettacolo. Tora! Tora! Tora! di Richard Fleischer, Kinji Fukasaku e Toshio Masuda è una ricca produzione internazionale dedicata alla ricostruzione dell’attacco di Pearl Harbor e caratterizzata da un (allora) inedito moto di rispetto nei confronti del nemico nipponico. Nobile e scrupoloso, animato da una lettura della Storia come intarsio di episodi minimali dalle enormi conseguenze.

La Linea del Cambiamento di Data

Seconda Guerra Mondiale. Il Giappone si prepara ad attaccare gli Stati Uniti, prendendo di mira la base militare di Pearl Harbor e attaccandola il 7 dicembre 1941 con un bombardamento aereo. Il film ricostruisce le varie fasi attraverso le quali si giunse alla sottovalutazione americana e all’aggressione nipponica, che fu conseguenza di un serrato confronto interno alle autorità giapponesi, più volte sul punto di preferire le soluzioni diplomatiche a quelle effettivamente belliche… [sinossi]

Il 7 dicembre 1941 l’attacco giapponese a Pearl Harbor sancì l’entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Nel settembre del 1970 uscì nelle sale americane Tora! Tora! Tora!, codiretto da Richard Fleischer, Kinji Fukasaku e Toshio Masuda. Il progetto nacque sotto l’egida del gigantismo produttivo di Darryl F. Zanuck, intenzionato a confezionare una riflessione sui fatti di Pearl Harbor all’insegna della rivalutazione storica e di una riequilibrata disamina delle responsabilità storiche e individuali pertinenti a un attacco bellico tanto violento e improvviso. La sceneggiatura prese le mosse da due libri, Tora! Tora! Tora! di Gordon W. Prange e The Broken Seal di Ladislas Farago, e vide la supervisione diretta dell’ufficiale giapponese Minoru Genda, uno dei protagonisti reali dell’attacco di Pearl Harbor. La lavorazione del film si svolse secondo uno schema produttivo ripartito tra due unità, una americana attribuita a Richard Fleischer e una giapponese affidata al duo Fukasaku-Masuda. Sulle prime la sezione nipponica avrebbe dovuto vedere nientemenoché la regia di Akira Kurosawa, che dopo aver lavorato lungamente al progetto del film finì per abbandonarlo per le eccessive strettoie espressive imposte da una megaproduzione internazionale di impianto rigidamente industriale.

Di fatto con Tora! Tora! Tora! prese forma una sorta di revisione storica alla quale secondo uno schema simile era andato incontro il western classico americano: se sul fronte del western si andava verso la messa in discussione dello schiacciante modello di contrapposizione tra il bianco buono e civilizzato e il nativo selvaggio e aggressivo, dall’altro in Tora! Tora! Tora! emergeva un nobile scrupolo di comprensione del nemico, intervenendo sull’immagine dell’esercito giapponese come barbaramente aggressivo e protagonista di un attacco bellico disonesto e violentissimo. Per il western si trattò di rendere giustizia a un genocidio che era stato lungamente narrato ribaltandone sostanzialmente il senso storico; per il conflitto nippo-americano si doveva compiere un salto ulteriore, ossia riservare uno sguardo di rispetto verso un nemico aggressore che per primo aveva sferrato l’attacco chiamando gli Stati Uniti in posizione di difesa. Nella sua perfetta bipartizione tra le ragioni di un esercito e dell’altro Tora! Tora! Tora! sembra anticipare a grandissime linee e riassumere in un unico film il dittico a specchio che Clint Eastwood ha dedicato a un altro episodio del conflitto tra Stati Uniti e Giappone, la battaglia di Iwo Jima, rievocata in una doppia e simultanea riflessione con Flags of Our Fathers (2006) e Letters from Iwo Jima (2006).

Premesso che con Tora! Tora! Tora! siamo nettamente nel cinema di ricostruzione e reinvenzione (e che comunque anche il medesimo cinema documentario propone una ricostruzione forse più persuasiva ma solcando a sua volta un inevitabile iato tra narrazione e realtà, dove a fare da cerniera interviene puntualmente l’interpretazione), resta comunque evidente che l’intento della triade di registi è quello di restare ben saldati al fatto, al dato narrativo per come esso si dispiega prima del giudizio. Non esiste certo narrazione senza interpretazione, ma d’altro canto è innegabile quanto Tora! Tora! Tora! mostri l’intenzione di inanellare fatti e personaggi reali secondo linee espressive nettamente caratterizzate dal rigore, dal rispetto e dall’asciuttezza. Tutti i personaggi evocati su entrambi gli schieramenti bellici e nazionali sono narrati solo e soltanto nella loro dimensione pubblica, mentre un’ulteriore traccia di rigore è riscontrabile nella scelta del perfetto bilinguismo del racconto, lasciando parlare le figure umane rievocate nel loro rispettivo idioma inglese o giapponese. L’individualità del singolo è raccontata solo e soltanto nella sua funzione sociale, inseribile in un preciso scacchiere di rapporti di forza nel contesto militare e/o diplomatico. Tramite una comunque robusta drammatizzazione filmica Tora! Tora! Tora! cerca dunque di simulare il secco svolgersi di un manuale di storia, seguendo la sua miriade di personaggi in un costante incastro di azioni e reazioni a reticolo che, specie nella lunga parte di introduzione fino alla messinscena del vero e proprio attacco aereo, si srotola secondo una catena narrativa di brevi episodi apparentemente paratattici ma in realtà inscritti in un quadro narrativo in cui tutto si tiene, in cui una decisione, o un errore, o una decisione fallace possono scatenare una serie di fatali conseguenze sul piano del conflitto bellico. Il film non racconta (quantomeno non subito) la guerra nel suo vivo farsi di scontri a fuoco, bombardamenti ed esplosioni, bensì come un logorante lavoro d’ufficio diviso tra le stanze dell’esercito e della diplomazia, e solo secondariamente nelle stanze della politica.

Se dunque nell’asciuttissimo racconto di Fleischer/Fukasaku/Masuda si può individuare un’inevitabile tendenza, essa è principalmente ravvisabile nell’evidente interesse e accuratezza riservati alla guerra come oggetto di un incessante confronto diplomatico e militare, inquadrato su entrambi i fronti nella sua componente strategica. Si delinea infine un ulteriore elemento stilistico che tradisce un maggiore interesse nei confronti dello schieramento giapponese, assai più vivido e affascinante del quadretto di maniera riservato agli americani: una costante accuratezza nella composizione di inquadrature che mettano ben in luce una sorta di geometria antropica, dove le figure umane si replicano nella profondità del quadro, in prospettiva o secondo altri tagli d’inquadratura, come repliche visive e modulari tramutate in sineddoche di un’ordinata, rigorosa e disciplinatissima organizzazione sociale fatta di orgoglio e fierezza.

Tora! Tora! Tora! giunge perciò a un interessante connubio tra asciuttezza e spettacolarità, senza perdere mai di vista un’altra priorità (probabilmente la principale) intorno alla quale si sviluppa il progetto del film: un kolossal bellico realizzato con grandi mezzi per rievocare con rigore una pagina di storia ma senza tralasciare mai la funzione cinematografica della meraviglia. Nella lunga sezione di preparazione dell’attacco il tratto del grande spettacolo è più o meno dissimulato ma resta sempre ben percepibile, per deflagrare letteralmente nell’ultimo capitolo dedicato alla vera e propria ricostruzione dell’attacco di Pearl Harbor, al quale peraltro si arriva dopo una lenta crescita delle dimensioni audiovisive verso il cinema extralarge. A poco a poco l’inquadratura si riempie di portaerei in viaggio, di aerei che si alzano in volo, fino alle bombe sganciate a profusione e alle esplosioni pirotecniche, e sempre più si riduce lo spazio della parola, elemento lungamente dominante, per affidare tutta la potenza espressiva ai frastuoni della guerra. Kolossal e anti-kolossal insieme, poiché agli evidenti grandi mezzi della produzione e al loro progressivo crescere in dimensioni audiovisive lungo il dipanarsi della narrazione si accompagna un approccio essenziale nel racconto dei personaggi, affidati non casualmente a ottimi attori nessuno appartenente allo star system più popolare. Emerge anzi una costruzione globale affidata a una sorta di protagonista collettivo in cui l’individualità del singolo personaggio va a ridursi a pezzo d’ingranaggio di una macchina bellica che agisce collegialmente come frutto del contributo di ogni tessera del puzzle. La guerra e la storia non sono fatte di protagonisti, pare vogliano dire gli autori. Nemmeno le figure più autorevoli (le alte sfere dell’esercito, della diplomazia e della politica), ancorché tributate del potere di impartire ordini e prendere decisioni, muovono in realtà eventi con maggiore incisività dei subalterni, bensì l’azione è sempre il prodotto di concause alle quali tutti concorrono.

In tale incrocio tra istanze documentarie e spettacolari ricucite in un reticolo minimale di rapporti di forza viene forse a mancare un’effettiva riflessione storica d’insieme. Fatto salvo infatti l’inedito scrupolo di indagine nelle logiche dell’odiato nemico nipponico, Tora! Tora! Tora! finisce per centrarsi così radicalmente sul fatto e sul dato bruto dell’episodio da perdere un po’ la sfida della lettura di un evento bellico così fondamentale per gli sviluppi successivi della Seconda Guerra Mondiale. Ma lo spettacolo resta interessante e a tratti molto coinvolgente, con una menzione speciale per le lunghe sequenze del vero e proprio attacco aereo. Con grande merito il film si guadagnò l’Oscar per gli effetti speciali e l’efficacia della ricostruzione dell’attacco fu tale da trovarsi riutilizzata in altri numerosi prodotti audiovisivi dedicati allo stesso episodio di guerra o anche di altri eventi bellici.

Info
Il trailer originale di Tora! Tora! Tora!.

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