Phil-for-Short

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Presentato nell’ambito della sezione Nasty Women della 40a edizione delle Giornate del Cinema Muto, Phil-for-Short è una commedia brillante del 1919 di Oscar Apfel, un ardito inno alla libertà di genere con momenti di crossdressing nonché un contenitore di battute memorabili.

A qualcuno piace Saffo

Una giovane donna esuberante e indipendente, Damophilia Illington, che si fa chiamare con il nome abbreviato “Phil”, è figlia di un professore universitario di greco. Alla morte del padre il banchiere della città vuole sposarla e si autonomina suo tutore. La ragazza si ribella e trova lavoro in una vicina università come assistente di un docente di greco, fortemente misogino. “Phil”, tuttavia, è determinata a conquistarlo. [sinossi]

In un ambiente intellettuale e colto, impregnato di classicismo, di fine Ottocento, viene coniato il termine ‘omosessuale’, per la precisione da Karl-Maria Kertbeny, fondendo due termini presi dal greco antico e dal latino. Sono professori di letteratura greca classica due dei personaggi di Phil-for-Short, commedia brillante e sofisticata del 1919, del regista Oscar Apfel, presentata nella sezione Nasty Women della 40a edizione delle Giornate del Cinema Muto. Il primo è il padre della protagonista Phil, diminutivo, che può essere anche maschile, di Damophilia, nome datole dal genitore attingendo alle opere di Saffo. Il secondo è un docente che Phil incontrerà nella sua fuga e che arriverà anche ad affiancare nell’insegnamento universitario (forse in quell’epoca non esistevano i concorsi). Se il primo ha appreso da quegli studi ellenistici una propensione alla libertà di genere che ha trasmesso alla figlia, il secondo invece, anche per pregresse esperienze sfortunate, è pervicacemente misogino. Si potrebbe anche intuire che sia omosessuale nel momento in cui incontra, in un bosco mentre sta meditando su testi classici, per la prima volta Phil, di cui sente prima la voce femminile contrariandosi salvo poi provare sollievo identificandola come un maschio («Grazie a Dio è un ragazzo»). Lei è infatti vestita in abiti maschili, per fuggire, e lui ci vede peraltro non benissimo, condizione che nel film permetterà di sviluppare nuovi equivoci.

Phil-for-Short è, come il shakespeariano La dodicesima notte o la serie animata Lady Oscar, un’opera che si limita a suggerire molto sottilmente la tematica omosessuale nell’ambiguità dei personaggi, non osando andare oltre per affermare in realtà la narrazione di amori eterosessuali. Cosa comunque dirompente in alcuni contesti come doveva esserlo l’America degli anni Dieci. Phil-for-Short ribadisce la direzione della confluenza dei due generi sessuali con la brillante soluzione grafica delle frecce disegnate sul fotogramma, che indicano gli sguardi incrociati, in quell’aula universitaria divisa tra maschi e femmine, degli studenti per la professoressa, e delle studentesse per il docente. Un simbolo che tornerà in un segnale ferroviario di incrocio verso la fine. E Phil-for-Short terminerà con l’happy end del raggiunto amore, vero, tra l’uomo e la donna. Quello che in realtà appare l’elemento chiave del film è generare un contrasto tra una cultura classica, gravida di libertà e bellezza, e la morale austera di quel puritanesimo che è all’origine della fondazione stessa degli Stati Uniti d’America. Una delle tante battute brillanti del film è messa in bocca a Phil, nel momento in cui non vengono apprezzate le sue danze saffiche di sole donne: «Se la gente sceglie di vedere il male nella bellezza, allora c’è qualcosa di sbagliato in loro». L’arte appare il sottotesto chiave del film, laddove si confronta quella di Tersicore di Phil, classica e omosessuale, con i balli ‘etero’, che la ragazza non concepisce, alle feste eleganti dell’alta società del Massachusetts. Artista è anche il violinista farfallone, eterosessuale e personaggio negativo, che usa l’arte per rimorchiare le donne, lusingandole facendole credere di rappresentare ognuna la propria musa.

La sceneggiatura di Phil-for-Short può apparire imperfetta, per esempio viene a un certo punto completamente dimenticata la figura del banchiere tutore e poi certi passaggi, come quello della decisione del matrimonio, sono sbrigativi, ma questo può succedere nel muto, in un ambito ancora pionieristico. Il film comunque sfodera una serie di battute, una più brillante dell’altra. Tutte quelle misogine del professore, che definisce il matrimonio come il sacrificio dell’agnello per poi concludere che «non ci si può fidare di una donna dai tempi della bisnonna di Eva». A queste si aggiungono eleganti soluzioni visive e grafiche, come gli intertitoli su immagini, le inquadrature sfuocate per rendere la miopia del professore o l’iscrizione nella figura di cuore di Phil quando è innamorata.
La copia di Phil-for-Short proiettata alle Giornate è un dcp proveniente dalla collezione della Library of Congress.

Info
Phil-for-Short sul sito della Library of Congress.

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