Men of Deeds

Men of Deeds

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Presentato nel concorso internazionale del 59 Antalya Golden Orange Film Festival, Men of Deeds è il quarto lungometraggio del filmmaker rumeno Paul Negoescu che, attraverso gli occhi di un poliziotto di campagna, racconta un mondo rurale depresso, spopolato e abbandonato a sé stesso.

La gallina è un animale intelligente

Ilie è un poliziotto di mezza età di un piccolo villaggio rurale nel nord della Romania. A differenza di tanti, non è interessato a trasferirsi in città, ma coltiva il sogno di acquistare un frutteto. La vita nel paese è improntata alla calma piatta finché non avviene un omicidio. Ma il piccolo centro sembra proseguire nella sua sonnolenza e Ilie, a differenza del suo giovane collega, chiude gli occhi. Ma la tensione si accumula nel villaggio costringendolo a prendere una decisione. [sinossi]

La vita rurale, di provincia, marginale sembra interessare al giovane regista rumeno Paul Negoescu, come mostra il suo film del 2016 2 biglietti della lotteria, unica sua opera a essere stata distribuita nelle sale italiane nonché grande successo al box office in patria. Con The Story of a Summer Lover, uscito nel 2018 e poi trasmesso da Netflix in una trentina di paesi, racconta la storia di una crisi di mezza età, di un personaggio che è costretto a prendere decisioni drastiche per la propria vita. Entrambi i temi sono sviluppati nella sua ultima, la quarta, opera, Men of Deeds (il titolo originale è Oameni de treaba), presentata nella competizione internazionale del 59 Antalya Golden Orange Film Festival, dopo l’anteprima a Sarajevo. Il film è incentrato sulla figura di Ilie, uomo alle soglie della quarantina, che fa il poliziotto in un piccolo centro rurale nell’estremo nord della Romania. A differenza di molti non subisce il canto delle sirene della vita in città, ambendo a una vita tranquilla di campagna, sognando di acquistare un frutteto. Ilie riflette la generazione del regista, quella che è cresciuta dopo il crollo del regime di Ceausescu, vivendo le trasformazioni del paese.

Sembra un mondo tranquillo, monotono quanto depresso quello del piccolo comune sorvegliato da Ilie e dal suo giovane collega appena arrivato, unici due poliziotti a prestar servizio nel villaggio. Una donna arriva da loro sconvolta, denunciando il furto di due lenzuola. Risse, persone ubriache, furti di bestiame: questa sembra essere l’ordinaria amministrazione per chi presiede all’ordine nel villaggio. Ma di punto in bianco nel paese avviene un omicidio. Paul Negoescu studia le reazioni di quella piccola comunità a quell’evento violento. Non siamo a Twin Peaks, tutti vogliono proseguire nel loro quieto vivere, incapaci di reagire, di vedere la mostruosità che si cela in quel paese sperduto. L’unico che si ostina a voler fare l’agente Cooper è il giovane poliziotto da poco in servizio che indaga, raccoglie testimonianze. Ma le autorità del paese, il sindaco, sua moglie, il sacerdote ortodosso, convincono presto Ilie a mettere tutto a tacere. Si è trattato, a loro avviso, di un incidente dovuto a una rissa in stato di ubriachezza, cosa normale in quel contesto.

Paul Negoescu racconta di una nazione dove da un lato è avvenuto lo spopolamento rurale, ma dove dall’altro la campagna sembra dominata dallo stesso clima di corruzione e malaffare che può esserci nei centri urbani. Il confronto tra lo stile di vita cittadino e quello agreste è centrale nelle riflessioni del protagonista, ma il mondo contadino si rivela ai suoi occhi non certo come il migliore dei mondi possibili. Il regista mette in scena un Twin Peaks con uno stile surreale e stralunato, avvicinandosi, ma senza raggiungere certe vette del grottesco, al mondo di Bruno Dumont. C’è un momento in cui, per esempio, sullo sfondo del volto di Ilie in primo piano si vede una rissa, sfuocata, senza che lui se ne accorga minimamente, intento nel suo discorso. Come una gag, tra throwaway e deadpan, da cinema comico. A simboleggiare quel mondo una gallina, o più galline, che scorrazzano libere, in giro, come a osservare con superiorità quegli assurdi esseri umani. Simbolo di quel mondo rurale che Ilie vuole contemplare ma che finirà per sfuggirli. Significativa la scena in cui l’uomo guarda in televisione, per contrasto, un allevamento di polli in batteria. Non rimarrà che la ribellione che prende forma nella mattanza catartica finale, dove Negoescu si mantiene su un crinale sottile che volge al grottesco. E che si traduce in un momento truculento alla Dario Argento, il protagonista con un’ascia conficcata nella schiena come nel finale di Tenebre per esempio, che però riesce a mantenere una carica vitale e a far fuori ancora un bel po’ di antagonisti. Men of Deeds conferma le capacità del regista di oscillare tra dramma e commedia, nonché il sempre buono stato di salute del nuovo cinema rumeno.

Info
Men of Deeds, trailer.

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