Quell’estate con Irène
di Carlo Sironi
Quell’estate con Irène, opera seconda del quarantunenne cineasta romano Carlo Sironi, è il racconto fugace e privo di psicologismi di una fuga adolescente di due diciassettenni che si sono conosciute in un centro di cura oncologico. Un’opera piccola e minuta, ma non per questo priva di sguardo.
Ricordo di un’estate
Agosto 1997. Clara e Irène si incontrano per la prima volta durante una gita organizzata dall’ospedale che le ha in cura. Timida e solitaria l’una, sfacciata e inarrestabile l’altra, in comune hanno soltanto i loro 17 anni e quella malattia che sembrava sconfitta ma è ancora un’ombra presente nelle loro vite. Eppure quando sono insieme la paura svanisce e bastano poche ore a renderle inseparabili. Al punto di decidere di scappare insieme su un’isola lontana da tutti dove poter finalmente vivere la loro prima vera estate. [sinossi]
L’adolescenza è l’attimo fuggente che il cinema – e prima di lui la letteratura, e la pittura – cerca di cogliere, raggelare, fermare come fosse possibile fermare il tempo, per poi elevarne il ruolo a metafora dell’esistere stesso. L’adolescenza come vita in fieri, gemmazione, trasmutazione del corpo in qualcosa di differente, e della vita in qualcosa di assai differente. “Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, chi li ha?”, sentenzia nel finale di Stand by Me la voce narrante affidata a Richard Dreyfuss: nell’attimo dell’adolescenza tutto si disperde, tutto diviene altro, in quel naturale coming-of-age che non è infanzia né vita adulta, ed è una mescolanza delle due. Per questo l’età dei teenager può ergersi con facilità a elemento allegorico, e per questo il cinema che s’interessa al racconto del mondo pubescente è tra i più difficili da trattare. La comprensione del corpo in sommovimento è ardua, e si apre a banalizzazioni e semplificazioni quasi infinite. Il cinema italiano non ha una gran dimestichezza con tale approccio, che non è mai entrato con forza nell’immaginario dominante della settima arte a Cinecittà e dintorni. Raramente gli indiscutibili maestri del cinema italiano hanno prestato reale attenzione alla dimensione psicologica ed emotiva degli adolescenti, e quando ciò è avvenuto il “corpo giovane” è servito più che altro come naturale contraltare della caducità dell’esistenza, e del deperire del corpo/desiderio – si pensi ad esempio tanto a Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini quanto e ancor più a Morte a Venezia di Luchino Visconti. Dunque è ben più che motivato rintracciare in Quell’estate con Irène, opera seconda di Carlo Sironi che dopo la presentazione alla Berlinale (nella sezione Generation) giunge finalmente in sala, germi di produzioni d’Oltralpe.
La Francia rappresenta il terreno d’elezione per quel che concerne il racconto adolescente al cinema in Europa, e il lavoro di Sironi sembra riecheggiare quei fasti nella scelta delle inquadrature, in un mite silenzio d’accompagno, nella rievocazione prettamente nostalgica dei turbamenti delle diciassettenni in scena, e anche in un’atmosfera sospesa, quasi estatica, come se ci si trovasse in un limbo indistinto, in cui il reale e il fantastico si muovessero assieme, in simbiosi. Il quarantunenne cineasta romano osserva Clara e Irène (convincenti Maria Camilla Brandenburg e Noée Abita – che i più attenti ricorderanno in Ava e Les cinq diables di Léa Misyus, e in Passeggeri della notte di Mikhaël Hers) sempre dalla giusta distanza, quasi che il pudore gli impedisse di avvicinarsi troppo, di entrare troppo in profondità nelle lacerazioni di queste due ragazze che tra diversità caratteriali che le pongono quasi agli antipodi hanno in comune la degenza in un centro di cura oncologico. Diciassettenni in corpi morenti, come dopotutto le crisalidi che devono divenir farfalle per accedere all’età adulta. Un’età feroce, un’età acerba – a proposito di rimandi cinefili, L’età acerba (Les roseaux sauvages) di André Téchiné e ancor più L’eau froide di Olivier Assayas sono due riferimenti che si consolidano con grande rapidità durante la visione di Quell’estate con Irène – che Sironi racconta con partecipazione ma senza slanci a effetto, senza cascami retorici eccessivi da dover controllare. In questo racconto di una fuga forse persino impossibile ma completamente liberatoria il regista non cerca la narrazione, e la sua pedissequa sequela di rocamboleschi accadimento, ma ambisce a racchiudere in uno sguardo l’attimo. Quell’attimo che per antonomasia fugge.
Ecco dunque che il sistema d’immagini serve a comprendere non tanto le dimensioni psicologiche dei due personaggi quanto quello spasmo di vivere che può accontentarsi del sole sulla pelle, di un incontro inatteso, di una spiaggia solitaria nella quale appartarsi e sentirsi fuori dal rutilare di un’esistenza vacua anche perché non ha davvero nulla da promettere a queste due giovani. Quell’estate con Irène ha in sé il carattere del provvisorio, che è però anche insito proprio in quell’adolescenza così rapida che diviene difficile dimenticarla. Non tutto nella visione di Sironi appare “essenziale”, e alcune scelte in fin dei conti possono risultare esornative – la stessa presenza in scena della videocamera hi8 (il film è ambientato sul finire degli anni Novanta, quando lo stesso regista viveva la sua adolescenza) non svolge in realtà un ruolo così determinante –, eppure di fronte a un film così orgogliosamente piccolo da non ambire ad altro se non a un attimo di gioia delle sue protagoniste viene naturale aderire allo sguardo, che nel suo ribadire la messa al bando di qualsivoglia psicologismo o sociologia d’accatto rivendica il diritto di raccontare un’estate come tante altre, e quindi come nessuna. Fino al centro della Terra, o giù di lì, luogo in cui To Wish Impossible Things, come cantano i Cure.
Info
Quell’estate con Irène, il trailer.
- Genere: drammatico, teen movie
- Titolo originale: Quell'estate con Irène
- Paese/Anno: Francia, Italia | 2024
- Regia: Carlo Sironi
- Sceneggiatura: Carlo Sironi, Silvana Tamma
- Fotografia: Gergely Pohárnok
- Montaggio: Chiara Dainese
- Interpreti: Anna di Luzio, Beatrice Puccilli, Claudio Segaluscio, Gabriele Rollo, Maria Camilla Brandenburg, Maurizio Grassia, Noée Abita
- Colonna sonora: Lionel Boutang
- Produzione: June Films, Kino Produzioni, Rai Cinema
- Distribuzione: Fandango
- Durata: 92'
- Data di uscita: 30/05/2024