Simón de la montaña

Simón de la montaña

di

Con Simón de la montaña esordisce alla regia di un lungometraggio il trentaquattrenne argentino Federico Luis, inerpicandosi nel racconto di una psicologia complessa, quella del ventunenne protagonista che fa di tutto per essere riconosciuto come affetto da un ritardo mentale. Miglior film alla Semaine de la critique di Cannes 2024.

Idioti

Simon ha 21 anni. Si presenta come aiuto-scaricatore. Dice che non sa cucinare o pulire il bagno, ma sa rifare un letto. Da qualche tempo sembra essere diventato qualcun altro… [sinossi]

Il ventunenne Simón si sta inerpicando per un sentiero brullo, quando gli va incontro il suo coetaneo Pehuen, che gli pone con grande serietà delle domande ai limiti dell’assurdo (sai rifarti il letto? Ti lavi da solo o hai bisogno che qualcuno lo faccia per te?). I due poi raggiungono altri ragazzi e altre ragazze fin sulla sommità di un monte del tutto privo di vegetazione, e lì dove i cellulari neanche prendono, iniziano una furibonda battaglia con gli agenti atmosferici, sfiancati da un vento terribile di fronte al quale nulla sembra resistere, se non unendosi gli uni agli altri. Parte da una situazione al limitar del surreale Simón de la montaña, l’esordio alla regia con cui il trentaquattrenne argentino Federico Luis ha preso parte alla Semaine de la critique 2024, tornando in patria dalla Croisette di Cannes con il riconoscimento per il miglior film. Una sequenza stordente, sia perché non si riesce a comprendere la “realtà” che si sta mettendo in scena sia per la capacità di immortalare il confronto tra l’essere umano e la natura, che sembra quasi rimandare ad alcuni idealtipi herzogiani – e d’altronde l’arido e roccioso paesaggio andino rimanda alla Lanzarote di Anche i nani hanno cominciato da piccoli. Da questo inusuale abbrivio prende corpo una vicenda che invece pur con uno stile completamente diverso tratteggia delle linee di condivisione con Idioti di Lars von Trier: Simón, che vive con la madre e con il di lei compagno (che per di più gli fornisce l’impiego, visto che il ragazzo aiuta l’uomo nel suo lavoro di trasportatore di materiale edile con un furgoncino), pur non presentando alcun segnale di disturbo psico-cognitivo ama frequentare l’amico Pehuen, che riceve un sussidio statale in quanto portatore di handicap cognitivo e frequenta un centro ricreativo per giovani nella medesima condizione – che ovviamente lo Stato derubrica a “disturbo”, un po’ come fa la società nel suo complesso.

Simón si trova così bene con l’amico – con cui va anche al cinema, riuscendo a sua volta a entrare senza pagare il biglietto intero – da recitare la parte del “ritardato”, rendendola così credibile che anche il direttore della casa ricreativa (dove Pehuen ha anche avuto un approccio sessuale, corteggiato da una coetanea) finisce con il richiedere il suo attestato di invalidità psicologica, al punto che la madre deve andarlo a recuperare scoprendo così la bizzarra tensione del ragazzo, che non sa trovare una motivazione al proprio comportamento. Arriverà poi anche l’infatuazione verso Colo, che ha una leggera forma di sindrome di Down e si trova a proprio agio solo con un berretto con le orecchie d’asino da poter rizzare grazie a un cordoncino, e con una sfera affettiva completamente distante dalla vita “normale” per Simón la scelta del mondo al quale appartenere diventerà quasi scontata. Raggelato da un approccio sentimentale ma quasi scientifico, che non è dimentico di alcune delle intuizioni antropologiche e umaniste di Bruno Dumont, Simón de la montaña è un lavoro che rifugge la retorica più stagnante e allo stesso tempo riesce a non apparire mai asettico, mai distante dai suoi protagonisti (notevole l’interpretazione di Lorenzo Ferro che si era già avuto modo di apprezzare all’epoca di El Ángel di Luis Ortega, dove interpretava il criminale adolescente Carlos Robledo Puch), di cui rivendica l’assoluto diritto a una vita normale, al desiderio, preferendo mettere alla berlina l’ipocrisia di un microcosmo magari anche progressista, esattamente alla maniera vontrieriana che nel 1998 spiazzò il Festival di Cannes.

Per quanto qui tutto si risolva nell’alveo di un bildungsroman in pieno stile, con un solo climax eccessivo – il protagonista che deve lanciarsi in acqua per salvare la sua bella che rischia di affogare – immediatamente depotenziato del suo côté spettacolare dall’assoluta tranquillità con cui il padre di Colo gestisce la situazione, mettendo a letto l’adorata figlia e consigliando Simón di farsi una bella doccia calda per riprendersi dallo shock termico, Simón de la montaña mette in mostra uno sguardo ancora in fieri ma già attento alle distonie della società, irrequieto e a tratti furibondo (Simón e la sua compagnia di amiche e amici che distrugge la carcassa di una automobile, per esempio, immagine di pura brutalità teppista che confligge con l’immagine “cattolica” del disabile psico-cognitivo più buono degli altri e ne mostra invece la totale libertà anarchica, espressiva, e comportamentale) e che sembra muoversi in direzione ostinata e contraria rispetto alla prassi, come d’altronde non poco cinema argentino contemporaneo. La vittoria alla Semaine de la critique è anche il riconoscimento a un lavoro produttivo coraggioso, indomito, lontano dagli schemi e dalle sicurezze che solitamente si privilegiano, soprattutto per le opere prime.

Info
Simón de la montaña sul sito della Semaine de la critique.

  • simon-de-la-montana-2024-federico-luis-04.jpeg
  • simon-de-la-montana-2024-federico-luis-03.jpeg
  • simon-de-la-montana-2024-federico-luis-02.jpeg
  • simon-de-la-montana-2024-federico-luis-01.jpeg

Articoli correlati

Array
  • Festival

    Cannes 2024Cannes 2024

    Le nostre recensioni dal Festival di Cannes 2024: concorso e fuori concorso, Quinzaine, Semaine, Un Certain Regard, Cannes Classics, tutto quello che riusciremo a vedere, da Coppola a Carax, passando per Loznitsa e Laguionie, Barras e Minervini...
  • Festival

    Cannes 2022Cannes 2024 – Minuto per minuto

    Cannes 2024, settantasettesima edizione del festival transalpino, torna alla carica, e porta con sé la prenotazione dei posti in sala (con annesse crisi degli accreditati), e la sua solita struttura formata tra concorso, Un certain regard, film fuori dalla competizione, sezioni collaterali.
  • Festival

    Festival di Cannes 2024Festival di Cannes 2024 – Presentazione

    Perfettamente in linea con la solita inarrivabile grandeur, il Festival di Cannes 2024 schiera i suoi autori, vecchi e nuovi, in formazione compatta. Non c'è tutto, ma quasi. Da Coppola a Lanthimos, da Gomes a Loznitsa, l'impressione è sempre la stessa: la stagione dei festival si apre a Cannes, gli altri a seguire...
  • Festival

    Semaine de la critique 2024 a Cannes, il programma

    È stata presentata la Semaine de la critique 2024, edizione numero sessantatré della sezione autonoma e parallela del Festival di Cannes. Undici titoli selezionati, nessuno di questi è di produzione italiana.
  • Buone feste!

    idioti recensioneIdioti

    di Idioti, unico titolo della filmografia di Lars von Trier ascrivibile al Dogma 95 (movimento ideato dal regista danese), è uno schiaffo in pieno volto alle consuetudini cinematografiche, al cinema borghese, alla centralità della forma rispetto alla sostanza, alle ipocrisie del "cinema-verità".
  • Interviste

    lars von trier intervistaIntervista a Lars von Trier

    Abbiamo avuto l'occasione di intervistare via mail Lars von Trier in occasione del Premio Marco Melani, attribuitogli dal Comune di San Giovanni Valdarno e da Enrico Ghezzi per la sperimentazione linguistica e formale in ambito cinematografico e audiovisivo.
  • Locarno 2018

    Intervista a Bruno DumontIntervista a Bruno Dumont

    Originario delle Fiandre, con una formazione filosofica, Bruno Dumont ha diretto opere che vanno in direzioni diversissime, come Twentynine Palms e Jeannette, l’enfance de Jeanne d’Arc. Lo abbiamo incontrato a Locarno dove ha presentato Coincoin et les Z'inhumains, seguito di P’tit Quinquin, e dove è stato omaggiato con il Pardo d'onore.