New World

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Complesso e dal respiro epico, lo script di Park Hoon-jung mette in luce le contraddizioni della lotta senza quartiere tra malavita organizzata e forze dell’ordine. New World è un film di chiaroscuri, di sfumature, in cui legalità e illegalità si fondono e confondono. Park riesce a mettere in scena il sottile confine che separa un infiltrato da un gangster, con tutte le conseguenti implicazioni morali ed esistenziali. Presentato al Far East di Udine.

Il martello, il coltello e la mazza da baseball

Un grosso camion precipita giù per una strada deserta e si scontra con un’auto che sta sopraggiungendo. Quest’unico incidente basta a gettare nel caos i meccanismi interni all’associazione criminale Goldmoon, visto che il potente boss del gruppo era seduto sul sedile posteriore dell’auto. Le gerarchie e i rapporti di forza che prima erano stabili ora sono improvvisamente da rivedere, e sembra probabile che scoppi un conflitto tra l’imprevedibile numero due della banda, Chung, e il più morbido ma decisamente ambizioso numero tre Joong-gu… [sinossi – catalogo Far East 2013]

Dalla quindicesima edizione del Far East Film Festival di Udine emerge con forza l’immagine di un industria cinematografica sudcoreana solida e rinvigorita, capace di ritrovare idee e nuovi talenti come nelle prime stagione della new wave, negli anni a cavallo tra vecchio e nuovo millennio. L’opera seconda di Park Hoon-jung, già sceneggiatore delle pellicole di successo I Saw the Devil (2010) di Kim Jee-woon e The Unjust (2011) di Ryoo Seung-wan, ripropone la ricetta dei migliori film sudcoreani: uno script impeccabile, modellato sulle strutture hollywoodiane ma libero di dar sfogo a realismo e violenza; un elevatissimo livello tecnico-artistico; un cast di attori carismatici e talentuosi come Choi Min-sik (Oldboy, Nameless Gangster) e Hwang Jeong-min (You Are My Sunshine, Happiness). Sulla carta sembrerebbe tutto facile.

Della messa in scena di Park basterebbe ricordare l’affollato, adrenalinico e feroce scontro tra fazioni rivali nel parcheggio sotterraneo. Alla prevedibile esplosione di violenza si aggiunge come memorabile plus valore estetico e narrativo la sequenza dell’ascensore, in un tutti contro uno  all’arma bianca racchiuso in una manciata di metri quadrati. Lame taglienti, sangue, rabbia e paura si mescolano in un crescendo epico e drammatico: la macchina da presa incornicia ed esalta una scena brutale, solo apparentemente sopra le righe. Ancora una volta, il coltello (ancor più di mazze da baseball e martelli) si erge a comune denominatore del cinema gangsteristico sudcoreano. Spettacolari più di qualsiasi arma da fuoco, le armi da taglio permettono di dilatare le sequenze, la violenza, la sofferenza: restano memorabili, ad esempio, il finale di Friend (2001) di Kwak Kyung-taek e l’irruzione improvvisa e drammatica di un coltello nel divertente teen-movie Conduct Zero (2002) di Jo Geun-shik.

Complesso e dal respiro epico, lo script di Park Hoon-jung mette in luce le contraddizioni della lotta senza quartiere tra malavita organizzata e forze dell’ordine. New World è un film di chiaroscuri, di sfumature, in cui legalità e illegalità si fondono e confondono. Park riesce a mettere in scena il sottile confine che separa un infiltrato da un gangster, con tutte le conseguenti implicazioni morali ed esistenziali. I ritratti dei quattro ruoli principali – strepitoso il boss volgare ma sagace Jung Chung, affidato a un Hwang Jeong-min gigioneggiante e teso come una corda di violino – si sovrappongono agli intricati giochi di potere, societari e politici: un quadro lucido nella prima parte, quanto travolgente nella seconda. New World, come il precedente Nameless Gangster (2012) di Yun Jong-bin, ripercorre con efficacia e invidiabili qualità tecniche e artistiche alcuni classici del genere gansteristico, memore della lezione di capisaldi come Il Padrino e Infernal Affairs.

Misurato nei movimenti di macchina, Park opta anche per il fuori campo, senza lesinare spargimenti di sangue ma dando l’impressione di non eccedere nemmeno di una goccia. Ancor più dell’intricata struttura narrativa, di New World colpisce infatti la luccicante patina di realismo, anche nei passaggi più retorici ed enfatici. Le coltellate ci sembrano reali, come la rassegnazione di Kang (Choi Min-sik), la disperazione di Ja-sung (Lee Jung-jae, in un ruolo che vale una carriera) o la folle sfrontatezza di Joong-gu (Park Seong-Woong).

Info
La scheda di New World sul sito del Far East Film Festival.
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