Big City – Dove i bambini fanno la legge

Big City – Dove i bambini fanno la legge

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Più adatto a un pubblico di fanciulli che a fan oramai cresciuti del cinema western, Big City – Dove i bambini fanno la legge non riesce nell’impresa di seguire le orme di Piccoli gangsters. Un prodotto per famiglie non irrinunciabile, ma che potrebbe avviare qualche piccolo spettatore al culto del Far West.

Quando i genitori non ci sono i bimbi ballano

1880. Big City è una cittadina del Far West, una tranquilla comunità di emigranti. Tutto ha inizio quando gli adulti del villaggio corrono in soccorso di una carovana che è stata assaltata dagli indiani. I bambini al risveglio,il giorno dopo, si ritrovano da soli. Hanno una città a disposizione tutta per loro. Fino a quando Big City non viene attaccata dai figli degli indiani… [sinossi]

Scorrendo la filmografia di Djamel Bensalah si può probabilmente individuare il punto debole del simpatico, un po’ ingenuo ma volenteroso Big City – Dove i bambini fanno la legge, western a misura di bambino: il regista francese, abbastanza giovane e con un buon numero di progetti già realizzati (Il était une fois dans l’oued, Le Raid, Le ciel, les oiseaux… et ta mère!), non sembra dedicare particolare attenzione alla messa in scena, limitandosi a confezionare un prodotto presentabile attorno a una struttura narrativa dalle evidenti inclinazioni didascaliche.

Destinato a un pubblico di ragazzini e bambini, Big City avrebbe avuto bisogno probabilmente di un regista più a suo agio con il genere western, soprattutto dal punto di vista visivo: non appare infatti sufficiente rimodellare i cliché del genere sui piccoli (e bravi) protagonisti. Sebbene alcune gag siano abbastanza divertenti, il risultato complessivo non convince: è apprezzabile il tentativo di veicolare importanti messaggi (rispetto della natura, convivenza pacifica, rispetto del prossimo, integrazione tra culture diverse, rispetto della legalità e via discorrendo), ma dopo un inizio incoraggiante Big City palesa tutti i propri limiti, soprattutto in alcune sequenze che travalicano, forse inconsapevolmente, la soglia del kitsch – le parentesi musicali del tutto gratuite affossano irrimediabilmente la parte centrale.

Sulla scia del telefilm La casa nella prateria (Little House on the Prairie, 1974-83), Big City propone un Selvaggio West addolcito e, indiani a parte, l’attenzione è focalizzata sull’organizzazione cittadina, sulla rudimentale ma crescente struttura economica: in poche parole, i primi passi degli Stati Uniti verso lo strapotere del XX e XXI secolo. Nonostante i due lungometraggi facciano parte di logiche produttive incredibilmente distanti, sarebbe interessante confrontare la rilettura della storia americana – o, per essere più precisi, la storia del petrolio americano – dal punto di vista de Il petroliere di Paul Thomas Anderson e del fanciullesco Big City. Bensalah, in ogni caso, lancia un paio di velenose frecciatine alla prima potenza mondiale, ironizzando in una sequenza insolitamente cinica sul concetto di libertà e uguaglianza. Anche in un film per bambini si trova lo spazio per mettere in discussione il mito americano.

Più adatto a un pubblico di fanciulli che a fan oramai cresciuti del cinema western, Big City – Dove i bambini fanno la legge non riesce nell’impresa di seguire le orme di Piccoli gangsters (Bugsy Malone, 1976) di Alan Parker. Un prodotto per famiglie non irrinunciabile, ma che potrebbe avviare qualche piccolo spettatore al culto del Far West.

Info
Il sito ufficiale di Big City.
Il trailer italiano di Big City.
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