K-20: Legend of the Mask

K-20: Legend of the Mask

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Senza eccedere in inutili movimenti di macchina, ma capace di dosare l’utilizzo di dolly e carrelli, e di confezionare con cura anche le sequenze non action, Shimako Satō riempie i vuoti spettacolari con alcune divertenti gag, rimarcando lo status di film per tutti del simpatico blockbuster giapponese K-20: Legend of the Mask. Presentato al Far East Film Festival 2009.

Le strabilianti imprese di un eroe steampunk

Il “Demone dalle venti facce” è un ladro mascherato che ruba i tesori dei ricchi con grande abilità e, coperto da un mantello nero, si muove come un gatto tra i canyon urbani. L’inseguitore più determinato è l’affabile e brillante detective Kogoro Akechi, fidanzato con Yoko Hashiba, impeccabile esponente dell’aristocrazia e incantevolmente ingenua. Heikichi Endo, un artista circense di talento, viene ingaggiato da un misterioso straniero per scattare foto di Akechi e Yoko di nascosto. Questo incarico, tuttavia, lo porta a essere scambiato per il Demone… [sinossi – catalogo Far East]

Il sense of wonder un po’ ingenuo e adolescenziale, ma efficace e scacciapensieri, è alla base di K-20: Legend of the Mask, apprezzabile blockbuster – terreno spesso sdrucciolevole per la cinematografia nipponica: ci limitiamo a citare i recenti disastri Lorelei: The Witch of the Pacific Ocean di Shinji Higuchi, Shinobi di Ten Shimoyama, Arch Angels di Issei Oda, l’intera trilogia di Death Note (in un calando imbarazzante), i due Umizaru di Eiichiro Hasumi e il dittico (trittico nel 2011) Bayside Shakedown di Katsuyuki Motohiro.
Viste le non felici premesse, K-20: Legend of the Mask rappresenta una gradevole sorpresa. Merito principalmente di una regia capace di enfatizzare le scene d’azione e di muoversi con efficace spettacolarità nell’ambientazione cittadina. Si veda ad esempio la folle corsa del protagonista che taglia la città di Teito in linea retta incurante degli ostacoli per allenarsi a diventare un provetto ladro. Senza dubbio la migliore prova di Shimako Satō, regista-sceneggiatrice con più che decennale esperienza, soprattutto televisiva, ma senza particolari acuti. Commercialmente parlando, K-20 rappresenta il suo salto di qualità.

Convince anche il lavoro sulla sceneggiatura, calibrata a dovere per un pubblico piuttosto giovane. Il ritmo elevato, i toni leggeri e una serie di gag riuscite – spassosa quella del nudo della ingenua Yoko, nobildonna dalle vedute progressiste – mascherano la perdonabile prevedibilità della trama. Evitendo di scivolare nella trappola del kitsch, rischio comune a molte avventure cinematografiche di eroe mascherati, K-20 appare riuscito soprattutto nella costruzione di una dimensione parallela, distopica: come regola vuole, l’universo narrativo di Legend of the Mask presenta alcune differenze storiche rispetto alla realtà (non si è combattuta la Seconda Guerra Mondiale, particolare non da poco) e le tecnologie sviluppate, pur con un affascinante gusto retrò, sono spesso più avanzate. La vicenda ruota attorno al lavoro sull’elettromagnetismo di Nikola Tesla, che molti ricorderanno per The Prestige (2006) di Christopher Nolan: scienziato davvero geniale, ma alquanto bizzarro e misterioso, Tesla rappresenta per la narrativa steampunk una vera e propria miniera d’oro.
Buona la performance attoriale, certamente dispendiosa dal punto di vista fisico, del belloccio Takeshi Kaneshiro (La foresta dei pugnali volanti, Hong Kong Express) nel ruolo dell’artista circense Heikichi Endo. Tutto il cast, in ogni caso, ben si adatta allo spirito scanzonato della pellicola, giocattolone da consumare tutto d’un fiato e senza eccessive pretese.

Senza eccedere in inutili movimenti di macchina, ma capace di dosare l’utilizzo di dolly e carrelli, e di confezionare con cura anche le sequenze non action, Shimako Satō riempie i vuoti spettacolari con alcune divertenti gag (allenamento per apprendere l’arte del travestimento, i tentativi di Yoko di distrarre il fidanzato e detective Kogoro Akechi), rimarcando lo status di film per tutti del simpatico blockbuster giapponese. In attesa di un sequel, già idealmente lanciato alla fine della pellicola, possiamo catalogare K-20: Legend of the Mask nella speciale categoria scampato pericolo. La maledizione di Lorelei, almeno per questa volta, non ha colpito.

Info
Il trailer di K-20: Legend of the Mask.
La scheda di K-20: Legend of the Mask sul sito del Far East.
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