They Have Escaped

They Have Escaped

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Due ragazzi in fuga, da tutto e da tutti, nella Finlandia contemporanea. L’opera seconda di Jukka-Pekka Valkeapää, They Have Escaped, alle Giornate degli Autori 2014.

In fuga per due

Un ragazzo e una ragazza si incontrano in un centro di custodia per giovani problematici. Il ragazzo deve prestare servizio civile obbligatorio. La ragazza è una di quelle sempre nei guai, con un fuoco dentro e una voglia di vivere che non può essere sottomessa o controllata. Il ragazzo si infatua della ragazza. È un tipo tranquillo. Ma anche lui ha un fuoco dentro di sé. Regole, leggi, punizioni, sono catene che possono essere spezzate. Un giorno rubano una macchina e scappano insieme. Inizia così un viaggio che è una fuga senza fine. [sinossi]

A trentasette anni, con due lungometraggi e due corti a corredare il proprio curriculum artistico, Jukka-Pekka Valkeapää continua a scivolare sempre sui medesimi errori: il suo cinema, con una frequenza troppo regolare per lasciare anche il minimo dubbio sulle volontà autoriali, si lascia sedurre dal fascino indiscreto dell’onirico, salvo poi ritrarsi di colpo, fuggire, voltare le spalle al visionario per muoversi su territori ben più battuti, sicuri, privi di chiaroscuri.
Non scappa a questa “regola” – il virgolettato è d’obbligo, vista la giovane età del regista finlandese – neanche He Ovat Paenneet, venduto a livello internazionale con il titolo inglese They Have Escaped, presentato all’undicesima edizione delle Giornate degli Autori durante i lavori per la settantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La storia della fuga di Joni e Raisa, lui cacciato con ignominia dal servizio militare e ora in seri problemi anche con quello civile e lei di famiglia benestante, ma disadattata e pronta a odiare chiunque, sembra in più di un’occasione volersi sganciare dalla prassi del genere per rintracciare una propria indole: in tal senso le sequenze oniriche, immerse in un rosso sangue ottundente e oscuro, rappresentano l’aspetto più interessante di un film che per il resto si articola attraverso ripicche, fughe, giochi più o meno proibiti, sensi di colpa, allontanamenti e ritorni sui propri passi.

È forse fin troppo facile lavorare una materia come They Have Escaped, lasciandosi prendere la mano dal ribellismo giovanile, scalpitando con intenzioni a metà tra la reprimenda e la complicità dietro questi due ragazzi scapestrati, che vengono inevitabilmente accompagnati nelle loro scorribande da musica al limitar del punk, movimenti di macchina sempre molto vicini ai corpi, giochi di colori e di montaggio su pillole prese, allucinazioni preordinate, vaghi sprazzi di lirismo fin troppo controllato.
Sembra sempre insincero, They Have Escaped, come se Valkeapää (come i suoi protagonisti) si sentisse intrappolato in un circolo vizioso in cui le regole sono già scritte e non si potesse fare un granché per evaderle completamente: la verve con cui si vorrebbe coinvolgere lo spettatore si dimostra così artefatta, curata nei minimi dettagli ma in fin dei conti sterile, vacua reiterazione di schemi che avrebbero bisogno di una rabbia ancestrale, crudele, autodistruttiva per deflagrare con reale potenza sullo schermo.
Si permane invece in una terra di nessuno, tra velleità autoriali strozzate in gola e pallide eco di pellicole che hanno già esplorato in lungo e in largo il tema. Quando poi Valkeapää decide di affidarsi alla scrittura, They Have Escaped crolla miseramente su se stesso, come dimostra l’insensato finale quasi degno di un torture-porn. Il talento del giovane regista finnico è difficile metterlo in discussione, ma la via per l’autorialità è lunga e irta di insidie, finora superate solo di rado, e con enorme difficoltà.

Info
They Have Escaped sul sito delle Giornate degli Autori.

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