From Caligari to Hitler

From Caligari to Hitler

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Con From Caligari to Hitler Rüdiger Suchsland prende spunto dal saggio filosofico di Siegfried Kracauer per tracciare una storia del cinema tedesco durante la Repubblica di Weimar. Alla Mostra 2014 tra i documentari di Venezia Classici.

Cronaca di una morte annunciata

Un’indagine per mettere in chiaro i rapporti tra il cinema e l’involuzione politica tedesca negli anni tra il 1928 e il 1933, quando Hitler divenne Cancelliere del Reich, per dimostrare che i film riflettono sempre, in più o meno grande misura – e belli o brutti che possano essere da un punto di vista estetico -, la situazione politica nazionale. E poiché la situazione politica di un paese è sempre il prodotto di varie situazioni complementari – economica, sociale, morale ecc. – il film vale, di volte in volta, come documento della società nei suoi molteplici aspetti. Caligari è il nome del protagonista del film manifesto dell’Espressionismo tedesco: un film sulla violenza, la manipolazione e la follia. [sinossi]

Quanta consapevolezza c’era già, nel corpo posseduto/sonnambolico/simbolico di Franz, vittima e allo stesso tempo carnefice delle congetture criminali del dottor Caligari, del destino della Germania, appena uscita da una guerra che l’aveva segnata con il marchio della sconfitta e affannosamente alla ricerca di una propria via alla democrazia? Secondo Siegfried Kracauer nel 1920 si intravvedeva già il volto segaligno e puntuto di Adolf Hitler dietro le macchinazioni perfide di Caligari, mandante occulto di una follia degenerata e collettiva, culmine orgiastico di una incontrollata sbornia di potere.
Come il titolo segnala in maniera fin troppo evidente, Von Caligari zu Hitler (From Caligari to Hitler) prende spunto dal celebre saggio redatto da Kracauer nel 1947 per tracciare le linee percorse dall’industria cinematografica tedesca a cavallo tra la fine del primo conflitto mondiale e l’avvento del nazismo: un’immersione totale in una delle epoche più esaltanti della Settima Arte, miracoloso punto di incontro tra avanguardia, cinema popolare, teoria dell’immagine, analisi sociale e politica. Una fusione di elementi eterogenei forse in parte inconsapevole, ma dalla quale presero l’abbrivio alcune delle poetiche autoriali più destabilizzanti e compiute, come dimostrano in maniera eclatante le carriere di Fritz Lang, Friedrich Wilhelm Murnau, Georg Wilhelm Pabst.

From Caligari to Hitler non si limita però alla semplice messa in immagini del percorso cognitivo tracciato da Kracauer, e non si pecca di eresia nel considerare il saggio come un puro e semplice punto di partenza. Al testo si torna di quando in quando, citato in alcuni passaggi della voce fuori campo che accompagna lo spettatore durante l’intero film. Perché il lavoro di Rüdiger Suchsland, ospitato alla Mostra tra i documentari di Venezia Classici, si propone di svolgere anche un ruolo puramente didattico: intraprendere un viaggio nella produzione cinematografica di quella che passerà alla storia come Repubblica di Weimar non è solo un modo per tracciare tematiche, distonie, cambi di prospettiva, intuizioni allegoriche dei film presi in considerazione, ma permette anche a generazioni sempre più in difficoltà nello sbrogliare la matassa storica di fare capolino su un’epoca d’oro del cinema.
Se è lecito supporre che anche il più giovane dei cinefili sappia collocare nelle giuste caselle titoli come Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, Metropolis, Die Büchse der Pandora o Der Blaue Engel, ben più improbabile è che ci si sappia smarcare tra opere come Die Verrufenen, Brüder, Asphalt, Polizeibericht Überfall, o tra registi quali Joe May, Werner Hochbaum, Ernö Metzner, Gerhard Lamprecht. Un viaggio di (ri)scoperta, dunque, che è anche l’analisi di un’utopia destinata a fallire, quella della creazione di una repubblica socialdemocratica in grado di resistere alle pressioni (non solo fiscali) d’oltreoceano e ai selvaggi venti di nazionalismo: senza lesinare critiche a un socialismo annacquato e privo di reali contenuti di giustizia ed equità sociale, Suchsland compone in From Caligari to Hitler un quadro forse troppo “normalizzato” nella forma e nella struttura ma ammaliante, in grado di scavare in profondità nei lacerti della Germania, nelle sue bramosie più oscure, nelle contraddizioni e nelle paure recondite di un popolo ipnotizzato dalle luci al neon ma incapace di accettarsi e comprendersi come massa.

In un crescendo emozionale (ben accompagnato da un montaggio che si fa sottilmente sempre più ansiogeno, brusco, quasi rabbioso), From Caligari to Hitler arriva a porsi senza reticenze le domande più attese, sul ruolo del cinema, sulle proprie responsabilità, su ciò che poteva o non poteva mutare attraverso semplici – e per questo difficilissime da decifrare – immagini su uno schermo: è il cinema dello spettacolo mai fine a se stesso, in cui l’esotismo non è mai solo evasione dalla contemporaneità ma suo crudele specchio deformato e deformante. Non è certo un caso che a guidare per immagini il film di Suchsland sia lo straordinario Menschen am Sonntag (Uomini di domenica), esperimento collettivo che nel 1929 vide lavorare l’uno a fianco all’altro i giovani e pressoché sconosciuti Edgar G. Ulmer, Billy Wilder, Robert Siodmak, Fred Zinnemann, esempio di un naturalismo di una sincerità sconcertante, opera quotidiana eppur rivoluzionaria, sguardo sull’oggi che è già ipotesi di un futuro inevitabilmente squarciato e vilipeso dall’irruzione nazista.
Nelle immagini iper-moderne di Menschen am Sonntag nasce, raggiunge la maturità e muore From Caligari to Hitler, documento che non è semplice testimonianza di ciò che fu ma anche dolorosa e folgorante ipotesi di ciò che poteva/doveva essere.

Info
Il sito ufficiale di From Caligari to Hitler.
From Caligari to Hitler sul sito della Biennale.
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