Nowhere Girl

Nowhere Girl

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Presentata al Future Film Festival la nuova opera del visionario Mamoru Oshii, che sembra spiazzare tutti quelli che si aspettavano nuove mirabolanti commistioni tra live action e animazione, nel solco della ricerca che il regista porta avanti da anni. Ma pur nella sua sobrietà estetica, Nowhere Girl si rivela coerente con il potere immaginifico del cineasta giapponese.

Fantasmi nel bianco

Ai è una studentessa di una scuola d’arte femminile. Estremamente portata per l’arte, è messa sotto pressione dagli adulti, che sembrano fin troppo interessati a lei, e dalle sue compagne, gelose di queste attenzioni. Pur soffrendo questa situazione, Ai non sa dove fuggire: la sua vita quotidiana diventa una guerra e il suo mondo inizia ad andare in frantumi. [sinossi]

Avevamo lasciato Mamoru Oshii con Garm Wars – L’ultimo druido, ennesima variazione dell’universo fantasy di Mamoru Oshii e del suo immaginario visivo costruito con un confine sempre mobile e variabile tra live action e animazione. Con questa nuova opera, Nowhere Girl, presentata al Future Film Festival 2016, si risulta spiazzati, al contrario, da una, almeno apparente, sobrietà estetica. Sobrietà fin troppo esibita e calcolata, quasi un manifesto di una negazione del proprio sé stilistico, anche per l’assenza del sodale compositore Kenji Kawai, sostituito da Shuhei Kamimura e in realtà dall’utilizzo massiccio di brani di musica classica. E manca perfino il solito bassotto che rappresenta la firma del regista.
Con Nowhere Girl Oshii azzera la sua tavolozza cromatica per un film che si fonda su un’estetica algida, su un trionfo del bianco e dell’effetto flou, delle sovrapposizioni, e dell’immobilismo delle scene al ralenti. È un vuoto, una tavola da riempire, uno spazio per la creazione d’arte, la scuola di scultura con le file di busti, bianchi, che ricoprono le pareti. Le lenzuola, i fiorellini bianchi. Un candore irreale, artificioso, costruito coerente con la costruzione dell’immagine, sempre perfettamente e rigorosamente controllata e definita del regista. È un bianco che va riempito, con i disegni a carboncino, colorato come nella tintura delle unghie, contaminato dal ragnetto che scivola sulla gamba e che si manifesta in forma di tatuaggio.

Oshii in Nowhere Girl conduce progressivamente il gioco del film che si basa sull’ambiguità, sull’emergere del subconscio anche nella creazione artistica, sull’inquietudine diffusa, sulla deflagrazione tellurica della follia. Si vede a un certo punto una scena da dietro un vetro che appare come una colluttazione con la psicologa, ma quando il punto di vista cambia, e si passa dall’altra parte del vetro, si rivela in realtà come un momento di insegnamento del metodo di respirazione controllata dei soldati in guerra: è l’angoscia che serpeggia sottilmente, che si manifesta con segnali quali i due fori sulla schiena che vengono mostrati nella scena della piscina.
Ai sembra una versione esangue della Carrie di Brian De Palma: un’analoga ragazza disturbata che trascina il mondo nel suo abisso di follia, ma in un’estetica che azzera il grand guignol, il rosso sangue del film americano. Se Carrie cominciava la sua discesa agli inferi con le mestruazioni, Ai al contrario non ha più il ciclo mestruale. E come Carrie, Ai reagisce ed esplode a un clima di violenza e soprusi che in realtà è quello dell’umanità stessa, a partire dal momento dello stupro, dove una compagna viene violentata improvvisamente da due militari che parlano russo, inizio dello sfaldamento della verosimiglianza del film e momento in cui torna peraltro l’eclettismo linguistico dell’immaginario di Oshii. Ancora il tema della guerra, già in Avalon e The Sky Crawlers – I cavalieri del cielo, che irrompe nella realtà.

Stavolta però Oshii non ha bisogno di teorizzare una dimensione reale e una virtuale per poi rimescolarle a piacimento. Come nell’opera Blasted della drammaturga inglese Sarah Kane, che trasportava magicamente la situazione della guerra in Bosnia in una tranquilla cittadina britannica, così in Nowhere Girl, la guerra, la violenza del mondo sono connaturate all’umanità ed esplodono senza più la minima e flebile verosimiglianza e coerenza ancorché nel campo del fantastico.

Info
La scheda di Nowhere Girl sul sito del Future Film Festival.
Il trailer di Nowhere Girl su Youtube.
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