Liberation Day

Liberation Day

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I Laibach, celebre band della ex-Jugoslavia, sono stati i primi stranieri a suonare in Corea del Nord. Uģis Olte e Morten Traavik hanno documentato il bizzarro evento, avvenuto nell’agosto del 2015, in Liberation Day, presentato al Trieste Film Festival.

Laibach is Laibach

I Laibach, la band di culto della ex Jugoslavia, sono il primo gruppo rock a esibirsi nello stato-fortezza della Corea del Nord. Il film segue il loro arrivo nel paese fino al momento del concerto. [sinossi]

Gli sloveni Laibach hanno fatto la storia della musica degli anni Ottanta, ma più direttamente hanno fatto anche la storia del costume e, persino, se vogliamo, la storia con la S maiuscola. Il loro sound industrial e il loro esibito iperrealismo iper-totalitario sconvolsero i canoni e l’immaginario della morente Repubblica Socialista Jugoslava, mostrando il guscio vuoto dei rituali del potere e del deforme sogno totalitario che ha contraddistinto ogni regime novecentesco della vecchia Europa. Formatisi dal punto di vista teorico e concettuale con Slavoj Žižek, il loro modus operandi – soprattutto nel concetto della cover, come ad esempio Life is Life degli Opus o The Sound of Music da Tutti insieme appassionatamente, che diventa reinterpretazione e ‘raschiamento’ parodico – è comunque in qualche modo figlio dello straniamento brechtiano e dunque consustanzialmente ambiguo, doppio, aperto ad una lettura come al suo contrario.
Non poteva mancare allora, nell’ambito del loro percorso di aderenza satirica alla folle ideologia del comando, un invito a suonare in Corea del Nord, il paese per antonomasia più incartato in una cieca propaganda e in vessilli allo stesso tempo pop-kitsch e inquietanti. Questo invito è arrivato nell’agosto del 2015, quando in Corea si festeggiavano i settant’anni del regime fondato da Kim Il-sung.

Liberation Day, presentato alla 28esima edizione del Trieste Film Festival nella sezione art&sound, si perita di documentare questo bizzarro evento, con tutte le difficoltà che ne sono conseguite, tra incomprensioni linguistiche, sensazione da parte dei nord-coreani di essere presi per i fondelli, pressioni della censura per limitare lo spirito caustico dei Laibach, ecc.
Capita però a volte che quando il tema di un film è troppo forte, troppo potente e troppo bizzarro, se ne finisca per restare delusi – in quanto spettatori – e/o sovrastati – in quanto autori. Ed è proprio il caso di Liberation Day: certo, è sempre un piacere vedere i vecchi video dei Laibach, è piacevole assistere a loro vecchie performance destabilizzanti (in una c’è anche un giovane Žižek) ed è indubbia la loro influenza nella storia. Ma vederli in Nord Corea due anni fa – quando ormai la loro verve sembra scemata e con solo due elementi storici del gruppo a partecipare – non è poi troppo spiazzante, soprattutto nel momento in cui finiscono per accettare di ammorbidire alcune esibizioni per venire incontro alle esigenze censorie del regime nord-coreano.

Quel che però è poi il vero limite di Liberation Day è che, non solo i nord-coreani sono stati usati (o, per meglio dire, si sono lasciati usare) rendendosi ridicoli per via della loro dabbenaggine, ma gli stessi Laibach sembrano essere finiti in una trappola. Quella architettata da uno dei due registi – il norvegese Morten Traavek – a uso e consumo del suo ego smisurato.
Liberation Day, infatti, più che un film sui Laibach che suonano in Nord Corea, è un film su Morten Traavik che ha organizzato un concerto per i Laibach in Nord Corea. È lui che media con i nord-coreani ed è lui che prende decisioni al posto degli stessi Laibach, i quali di conseguenza decidono di adeguarsi. È lui che conduce i giochi anche per quel che concerne i toni del film, che invece di essere trasgressivi e iconoclasti, così come sono i Laibach, si fanno semplicemente ironici e divertiti, ma mai veramente sarcastici.

Un vero peccato, perché Liberation Day poteva davvero diventare un cult, visto il nucleo esplosivo che si cela in esso e nella vicenda che avrebbe voluto – e dovuto – raccontare. E invece ci porta solamente a rimpiangere gli anni Ottanta quando nella ex-Jugoslavia i Laibach sconvolsero davvero i canoni etici ed estetici di quel paese.

Info
La scheda di Liberation Day sul sito del Trieste Film Festival.
Il sito ufficiale di Liberation Day.
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