Le morti di Ian Stone

Le morti di Ian Stone

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Opera seconda di Dario Piana, Le morti di Ian Stone è un prodotto di genere che non sembra mai voler nascondere la propria realtà da catena di montaggio industriale, ma che quantomeno mantiene dall’inizio alla fine una professionalità che troppo spesso viene letteralmente dimenticata nel cassetto; merito di Piana, ma anche di un parco attori che si dona completamente alla causa.

Da Capo

Ian Stone è un tipico ragazzo americano che adora l’hockey su ghiaccio e che vive per la sua fidanzata, Jenny Walzer. Una sera tardi, mentre torna a casa in auto dopo una disfatta a hockey, si trova davanti una visione terrificante: una figura immobile che giace accanto ai binari della ferrovia. Avvicinatosi per scoprire di cosa si tratti, Ian viene aggredito all’improvviso dalla “cosa” e portato a forza sui binari dove viene investito da un treno in corsa… [sinossi]

Dario Piana, questo sconosciuto. Forse qualcuno si ricorderà di lui per la regia di Sotto il vestito niente 2, seguito del tutto evitabile del già dimenticabile prototipo vanzianiano (quando i fratelli terribili si lasciavano adulare da lusinghe thriller); da allora sono passati ben venti anni, nei quali Piana si è barcamenato in televisione, scribacchiando serie e miniserie di cui nessuno ha, giustamente, più memoria.
È dunque in qualche modo una sorpresa vederlo comparire come regista di Le morti di Ian Stone, solida produzione di genere della terra d’Albione: i modi e le congiunture grazie alle quali il Nostro sia riuscito a raggiungere un ruolo così importante in una produzione estera li ignoriamo e francamente non ci interessano troppo da vicino. Ciò che ci interessa, semmai, è il progetto che ha portato a termine. Le morti di Ian Stone, precisiamolo da subito, non passerà mai alla storia del cinema, né a quella del cinema horror, e neanche a quella del cinema horror d’inizio millennio; è un film medio, sostanzialmente inutile, che non lascia troppi ricordi di sé. Ciononostante è doveroso fare i distinguo tra lui e la maggior parte degli scarti di magazzino che vengono mandati al macello, in maniera incontrollata e scriteriata, durante l’estate cinematografica italiana: laddove spesso e volentieri (vedere alla voce Che la fine abbia inizio) il minimo comun denominatore capace di legare queste opere è solo una noia incontrollata e avvilente, Le morti di Ian Stone mette quantomeno sul piatto della bilancia alcune intuizioni che sarebbe ingiusto non riconoscergli. Al di là della trama, sicuramente affascinante (una sorta di versione a fosche tinte del gioiellino Ricomincio da capo di Harold Ramis: un uomo muore in continuazione, ma risorge sempre a nuova vita. Come farà a uscire da questo circolo vizioso?) ma che rischia di esaurire con troppa facilità le proprie carte, ricorrendo a mezzucci da baraccone per cercare di tener desta l’attenzione del pubblico, a sorprendere in positivo è la capacità di Piana di controllare con una certa maestria i vari piani del racconto, architettando una messa in scena fin troppo evidente, ma quantomeno solida e priva delle crepe che altrove deturpano senza vergogna il risultato finale.

Insomma, un prodotto di genere che non sembra mai voler nascondere la propria realtà da catena di montaggio industriale (la domanda retorica da porsi è: quanti Le morti di Ian Stone si producono in giro per il mondo?), ma che quantomeno mantiene dall’inizio alla fine una professionalità che troppo spesso viene letteralmente dimenticata nel cassetto; merito di Piana, come già detto, ma anche di un parco attori – con Mike Vogel a tirare le ideali fila della truppa – che si dona completamente alla causa. Certo, la sceneggiatura è tutto tranne che ben oliata e alcune battute messe in bocca agli interpreti gridano vendetta, per non parlare del finale in cui il pacchiano deflagra fino a sfiorare da vicino il ridicolo involontario, ma nel complesso ci sentiamo di difendere Le morti di Ian Stone, a fronte del preventivabile massacro critico a cui è destinato; poi sarebbe interessante chiedersi perché un regista italiano debba attendere venti anni per portare in porto la sua opera seconda, e per poter girare un film di genere sia costretto a emigrare all’estero, ma questa è un’altra storia. E, ahinoi, sarà raccontata un’altra volta.

Info
Il trailer italiano de Le morti di Ian Stone.
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