The Visitor

Il giovane regista finlandese Jukka-Pekka Valkeapää esordisce al lungometraggio con The Visitor, misterica incursione nella foresta, tra il fiabesco e il drammatico.

Nel cuore della foresta

Un ragazzo vive con sua madre in una fattoria circondata dalla foresta nella parte più remota e selvaggia della Finlandia. In mezzo a tanta natura e solitudine, l’unica altra compagnia è rappresentata da un cavallo indomabile chiuso in una stalla. Di tanto in tanto, il giovane fa visita in prigione a suo padre, un uomo molto violento. La loro vita semplice viene scombussolata un giorno all’apparire di un ospite che ha con sé un messaggio del padre e un proiettile nel fianco. Pur riluttanti, madre e figlio gli offrono aiuto… [sinossi]

Esistono film che riescono nell’arduo compito di trasportare i propri spettatori in un’atmosfera magica, rarefatta e sospesa, al di là del tempo e dello spazio. È un pregio raro questo, solitamente appannaggio dei grandi maestri: anche per questo ci è apparsa da subito sorprendente la visione di un film come Muukalainen/The Visitor, senza dubbio una delle opere più altre rispetto alla prassi e alla norma incontrate al Lido. Sorpresa dettata dal fatto di trovarsi di fronte a un’opera prima, portata a termine da un regista poco più che trentenne: il curriculum vitae di Jukka-Pekka Valkeapää finora conteneva infatti solo due cortometraggi, premiati un po’ ovunque ma che ovviamente potevano solo rappresentare una speranza e niente di più.

Intendiamoci, The Visitor non è un film perfetto: gli manca qualcosa nella costruzione narrativa, che procede veramente a fatica e che appare furbescamente sospesa in un non detto mai realmente giustificato. L’impressione forte è che il giovane cineasta abbia da subito abbandonato qualsiasi pretesa narratologica, riducendo la sinossi a una serie di componenti basici (tanto da non dare neanche un nome ai suoi protagonisti), per gettarsi a corpo morto in una architettura visiva che riuscisse a rendere in maniera corposa il senso e il ritmo della fabula. Sotto questo punto di vista The Visitor è realmente un prodotto inattaccabile: le immagini partorite da Valkeapää e dal suo direttore della fotografia Tuomo Hutri hanno in loro qualcosa di miracoloso. La ricerca formale è stupefacente, e colpisce al volto lo spettatore senza alcuna pietà: l’uso del sonoro, a tratti perfino doloroso (si prenda la splendida sequenza della morte del cavallo nella cascata, dove i rumori si fondono a un montaggio angoscioso e perturbante) conduce il pubblico in un vero e proprio gorgo infernale, dove le visionarie inquadrature scelte per la bisogna completano definitivamente l’opera. Una visione pura come poche  di questi tempi, di una potenza apparentemente inarrestabile, per un film ostico (e questo aspetto è stato possibile riscontrarlo in sala: poco dopo l’inizio abbiamo assistito a una vera e propria transumanza, con cui gli accreditati raggiungevano mestamente l’uscita, sconfitti dal potere a suo modo esoterico di una pellicola imbastardita e apolide) che non può non lasciare segni indelebili in chi ha la forza di voler partecipare all’esperienza.

Jukka-Pekka Valkeapää ha avuto il coraggio di rischiare, e questo è un punto su cui molti esordienti visti qui al Lido dovrebbero ragionare: a fronte di un cinema impersonale e anodino, magari ben fatto, raffinato compitino ben svolto, ci sembra giusto rimarcare l’importanza di una scelta autoriale magari altezzosa ma originale. Perché mancherà anche da un punto di vista narrativo, The Visitor – e in futuro speriamo che Valkeapää capisca di dover approfondire anche questo aspetto della messa in scena, altrimenti il suo cinema rischierà di rimanere di uno splendore zoppicante – ma sicuramente non assomiglia a nulla di ciò che potrete incontrare sulla vostra strada. E questa non è decisamente cosa da tutti.

Info
La scheda di The Visitor sul sito della Giornate degli Autori.
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