CJ7 – Creatura extraterrestre

CJ7 – Creatura extraterrestre

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CJ7 – Creatura extraterrestre segna, a suo modo, un’importante rivoluzione: per la prima volta il doppiaggio italiano non infierisce in maniera sadica nei confronti di un film di Stephen Chow. Chiunque abbia ancora nella mente i dialetti strampalati di Kung Fusion e, vieppiù, il decerebrato ciarlare del fior fiore dei calciatori della capitale (Sinisa Mihajlovic, Damiano Tommasi, Marco Delvecchio, Angelo Peruzzi ecc) in Shaolin Soccer non potrà che tirare un sospiro di sollievo durante la visione di quest’ultimo parto, l’ottavo finora, del cineasta hongkonghese.

Stephen Chow, per questa storia di amore filiale e di amicizia aliena, che sembra a tratti una versione postmoderna dell’E.T. spielberghiano, mette da parte alcune delle trovate più anarcoidi che avevano attraversato finora la spina dorsale del suo cinema: per il resto, CJ7 – Creatura extraterrestre viaggia seguendo le coordinate di una solida commedia agrodolce, non priva di ovvietà e di qualche momento di stanca. Non è certo un caso che le situazioni destinate, a conti fatti, a risultare più convincenti, siano quelle che da un punto di vista etico ed estetico si avvicinano con maggior baldanza ai paradossi, alle esagerazioni e agli estremismi delle pellicole precedenti: il bulletto mastodontico che fa vorticare furiosamente nell’aria il povero, mingherlino protagonista, per poi lanciarlo a chilometri di distanza, la geniale sfida a chi schiaccia più scarafaggi, le imprese scolastiche agevolate dal piccolo alieno (interessante il character design dell’animaletto, ma non sempre convincente l’uso della computer graphic) rientrano in una poetica ben precisa, in cui il cinema sfonda ripetutamente le porte della prassi e del consueto per affidarsi, tramite sposalizi più o meno clandestini con i cartoon, a una pratica dell’impossibile che travalica ogni regola umana, logica e scientifica. Se Stephen Chow avesse dimostrato una mano così ispirata e aliena (ci auguriamo che possa esserci perdonato l’abuso di questo termine in sede di recensione) anche nel tratteggiare gli aspetti più “normali” della trama, probabilmente ci saremmo trovati di fronte un piccolo capolavoro.

Invece non tutto sembra girare a dovere: pur apprezzando le derive sociali che il film sembra voler mettere in risalto (per quanto la figura del padre è scritta con ben più di uno scadimento nella retorica populista), con la gogna destinata a neocapitalisti, cinici, sfruttatori e mafiosi e l’innalzamento al ruolo di eroi contemporanei del proletariato onesto e incorruttibile – fattore questo che fa apparire CJ7 più adatto alla Cina maoista del tempo che fu piuttosto che a quel guazzabuglio monocentrico/liberista che è oggi -, è impossibile non denotare qualche falla strutturale, che fa perdere inevitabilmente ritmo e dinamismo all’insieme dell’opera.

Non che questo infici quanto di buono abbiamo già avuto modo di rimarcare, ma è indubbio che rispetto a gioielli quali God of Cookery, The King of Comedy e i già citati Shaolin Soccer e Kung Fusion, CJ7 finisca per apparire un’opera minore, in qualche modo ingabbiata in un processo, quello della commedia pensata per l’infanzia, che forse non si addice perfettamente al suo autore. Il botteghino comunque non ha avuto tutti i dubbi e gli indugi che stiamo mettendo sul piatto, e ha premiato con fanfare e tappetini rossi il buon Chow, talmente ringalluzzito da promettere, da qui a due anni, non solo il già preannunciato seguito di Kung Fusion, ma anche l’action di produzione statunitense The Green Hornet. Staremo a vedere…

Info
Il trailer di CJ7 – Creatura extraterrestre.

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