Il cosmo sul comò

Il cosmo sul comò

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Per Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo una serie di film convincenti, arriva il primo vero e proprio passo falso: Il cosmo sul comò, film natalizio a episodi, poco divertente.

Tre uomini che erano in gamba

Aldo, Giovanni e Giacomo interpretano vari personaggi dalla cornice del film (ambientata in un immaginario mondo dell’Estremo Oriente) ai quattro episodi: nel primo si trovano in una Milano estiva e deserta, nel secondo in una parrocchia alle prese con del denaro rubato, nel terzo in un castello in cui dei quadri prendono vita, mentre nell’ultimo Giacomo è in cerca di paternità… [sinossi]

Dispiace doverlo ammettere, ma dopo quei primissimi film in cui avevano dimostrato di poter contrastare l’idiozia becera dei cine-panettoni più in voga, lo scanzonato trio Aldo Giovanni & Giacomo sembra aver imboccato una china pericolosa. La loro capacità di proporre anche sul grande schermo una comicità diversa, lontana ad esempio dalla scurrilità gratuita e ripetitiva propria delle scorribande invernali di Boldi e De Sica o dall’insipido qualunquismo pieraccioniano, risiedeva in una serie di fattori che stanno sbiadendo poco alla volta: la vena surreale dei protagonisti, lo sguardo affettuosamente ironico nei confronti della popolarità di calcio e televisione, il moltiplicarsi degli inserti parodici, l’abilità nel trascinare tormentoni linguistici fino ad esiti imprevedibili. Tutto ciò, sia chiaro, riguarda anche Il cosmo sul comò, ma in termini di così scarsa efficacia da incidere negativamente sia sul livello comico generale (durante il film si ride relativamente poco), sia sulle frequenti zone d’ombra di una struttura episodica fin troppo farraginosa.

Eppure, vista la squadra scesa in campo, proprio l’idea di spezzettare il film poteva produrre risultati più soddisfacenti, se giocata con maggior accortezza. Il pensiero corre ovviamente al cambio in cabina di regia, con Marcello Cesena pronto ad affiancare i tre al posto di un rodato Massimo Venier. Peccato che i folgoranti tempi comici dell’ex Broncoviz, ampiamente apprezzati nell’avventura televisiva di Sensualità a corte e nella purtroppo sottostimata commedia con Diego Abatantuono e Victoria Abril, Mari del sud, male si siano integrati con la declinante vena umoristica del terzetto. Non è forse un caso che il cameo quasi subliminale di Marcello Cesena arricchisca l’episodio più bizzarro, e fondamentalmente riuscito, dell’intera pellicola: in “Falsi prigionieri”, impostato quale stravagante parodia di Harry Potter e dei quadri animati che popolano le pareti di Hogwarts, il dialogo a distanza tra i nostri eroi incorniciati stimola ancora un po’ di curiosità; ed è buffo vedere in azione un falso Van Dyck, un Arcimboldo, un borioso ritratto di Napoleone, impegnati magari a corteggiare le dame ritratte in altre tele. Qualche parola di elogio, allora, per le signore in questione: deliziosamente impertinente Victoria Cabello nei panni della Dama con l’Ermellino, da applausi (e non solo per la scollatura) la madame interpretata da Silvana Fallisi (la cui verve, tra l’altro, è uno dei pochi pregi individuati nell’altrimenti sfilacciato episodio “Milano Beach”, dedicato alle ferie sciagurate di tre famigliole milanesi).

Si è accennato solo ad alcuni tra i comprimari inseriti nei vari segmenti del film, ma il fatto che certe apparizioni (quanto mai sacrificato Raul Cremona in “Temperatura basale”, di gran lunga più spigliata Angela Finocchiaro) non regalino nel complesso il necessario mordente, è un altro indizio della drammaturgia boccheggiante che caratterizza gli sketch. Segnali di ripresa emergono qua e là, disordinatamente. Ma l’impressione è la stessa affiorata col grazioso ma già in parte svaporato La leggenda di Al, John e Jack: dirottare sempre di più gli interventi della produzione verso scenografie, musiche, ritocchi in computer grafica, non contribuisce a rivitalizzare le risorse espressive del trio, il cui potenziale è fuori discussione, mettendo paradossalmente in ombra le loro doti più genuine di intrattenitori. Chiaro esempio della fastidiosa tendenza in atto è il modo in cui ne Il cosmo sul comò vengono utilizzate le musiche di Paolo Silvestri, così invadenti da far giungere in forma ovattata i frizzi degli interpreti. Per Aldo Giovanni e Giacomo sarebbe forse auspicabile un ritorno alla semplicità (parafrasando quasi alla lettera le tre macchiette orientali che animano – o almeno ci provano – la fiacca cornice posta tra gli episodi), così da assicurare nuovamente un respiro autonomo e personale alla loro vis comica, un tempo travolgente.

Info
Il trailer di Il cosmo sul comò.
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