Arctic Tale

Un’opera come Arctic Tale, diretta da Adam Ravetch e Sarah Robertson e arrivata in Italia in DVD grazie alla 01 Distribution, merita una lettura stratificata, unico viatico possibile per comprenderne il senso.

Partiamo dal principio. Nel 2005 La marcia dei pinguini, documentario diretto da Luc Jacquet e prodotto dal National Geographic, spopolò nelle sale cinematografiche di mezzo mondo, arrivando addirittura a portarsi a casa l’Oscar di categoria e facendo innamorare un’intera generazione di bambini dei pinguini – e non è da escludere che il successo dell’infimo Happy Feet derivi anche da questo. Non ha raggiunto risultati così esaltanti la nuova avventura partorita dal canale della principale rivista naturalistica mondiale, ma la struttura narrativa non sembra aver subito scossoni di alcun tipo: come già accadeva nel film di Jacquet, anche Arctic Tale si muove in direzione di una drammatizzazione della realtà documentata.
Se nel 2005 ci trovavamo in Antartide soffrendo insieme ai piccoli e graziosi rappresentanti della famiglia degli sfeniscidi, oggi ci spostiamo all’altro polo per vivere in compagnia degli orsi bianchi, dei trichechi, delle foche e dell’intera fauna del Polo Nord: impareremo a conoscere le loro cure parentali, i rapporti con il branco, le abitudini di caccia e via discorrendo.

È giusto precisare fin da subito come l’intento alla base dell’intero progetto sia a dir poco lodevole: in un mondo che continua a puntare l’acceleratore verso il surriscaldamento del globo, incentrare i propri sforzi su quella zona della terra che più risulterebbe danneggiata da un’eventualità simile non è una senza dubbio una scelta di comodo. Tanto più che i beneficiari di Arctic Tale saranno soprattutto le giovani generazioni. Ciononostante è altrettanto notare come non poche perplessità ci abbiano attraversato la mente durante la visione del DVD: la maggiore di queste riguarda senz’ombra di dubbio lo stile con cui è messo in scena il documentario. Spinti dalla volontà di avvicinare all’opera anche chi solitamente non ha molta dimestichezza con la messa in mostra della realtà, gli autori hanno finito per umanizzare i protagonisti della vicenda: i trichechi e gli orsi polari sembrano comportarsi come fossero membri di una società in tutto e per tutto simile a quella umana. Se questo permette senza dubbio a un pubblico disabituato di seguire con maggior partecipazione il film (ed è proprio la narratrice della versione originale, Queen Latifah, ad ammettere in un’intervista che fa parte dei contenuti extra di aver amato l’umanizzazione degli animali), non rende certo un gran contributo alla storia della zoologia e dell’etologia. Lo stesso ci sentiamo di dirlo per le simulazioni di lotta tra orsi e trichechi in mare, francamente fastidiose nella loro artificiosità.

Dopotutto la nostra generazione è cresciuta a pane e Quark, e conosce bene la differenza tra spettacolarizzazione e realtà: lo stesso probabilmente non si può dire dei coetanei d’oltreoceano, se è vero che Arctic Tale in più occasioni ci è sembrata una versione aggiornata e leggermente meno enfatica delle True Life Adventures, serie di film documentari (ma con molte, molte, molte libertà) che Walt Disney produsse tra il 1948 e il 1960, quasi sempre per la regia di James Algar, con titoli come Il deserto che vive, La grande prateria, Artico selvaggio. Anche a loro, come ad Arctic Tale, va riconosciuto il merito di aver cercato di portare nelle case della popolazione media, il mondo della natura; ma per arrivare a questo scopo si è battuta, a nostro modo di vedere, la strada sbagliata.
Detto ciò, la resa del DVD è eccellente, facendo risaltare ulteriormente l’ottima resa fotografica del prodotto; le inquadrature subacquee lasciano effettivamente a bocca aperta, anche sul piccolo schermo.

Info
Una clip tratta da Arctic Tale.
La scheda di Arctic Tale sul sito della 01.

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