I’m Still Here

I’m Still Here

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Presentato fuori concorso a Venezia 2010, I’m Still Here è un grido di libertà, non un film sullo star-system, è un’odissea senza approdi, non un reality show: la vita a nudo di un grande attore come Joaquin Phoenix scorre sullo schermo senza filtri, catturata dall’occhio-camera del cognato Casey Aflleck, in un profluvio senza mezzi termini, senza etica né morale, un semplice scorrere di immagini, imperterrito e mellifluo come solo il vero cinema sa essere.

Musica per organi caldi

Questa è nient’altro che la rappresentazione di un anno tumultuoso nella vita del celebre attore Joaquin Phoenix. Il documentario segue il candidato all’Oscar mentre annuncia il suo ritiro dalla carriera cinematografica di successo nell’autunno del 2008 con il fine di reinventarsi come musicista hip hop. Il film è un ritratto di un artista a un bivio ed esplora le nozioni di coraggio e di reinvenzione creativa, così come le ramificazioni di una vita spesa davanti agli occhi del pubblico. [sinossi]

Piuttosto che ragionare sull’etichetta da dargli (film, documentario, mockumentary, presa in giro, rito liberatorio, joint, stronzata e chi più ne ha più ne metta) bisognerebbe semplicemente vedere questa straordinaria opera e lasciarla sedimentare un attimo, per poi intercettarne qualche grumo, se si riesce. Presentato fuori concorso a Venezia 2010, I’m Still Here è un grido di libertà, non un film sullo star-system, è un’odissea senza approdi, non un reality show: la vita a nudo di un grande attore come Joaquin Phoenix scorre sullo schermo senza filtri, catturata dall’occhio-camera del cognato Casey Aflleck, in un profluvio senza mezzi termini, senza etica né morale, un semplice scorrere di immagini, imperterrito e mellifluo come solo il vero cinema sa essere.

Non sappiamo e non ci interessa nemmeno sapere se è vero che Joaquin Phoenix abbia deciso di smettere di fare film dopo il magnifico Two Lovers (veramente, senza mezzi termini, uno dei film più belli degli ultimi, diciamo cento anni, così, solo per non dire dell’intera storia del cinema, che fa un pò passé) fatto sta che ne ha fatto un altro, chissà se per raccontarsi, per raccontare un’immane immensa balla e dare un prova di questa balla. Non ci interessa perché non è questo l’oggetto del film, quello forse è il fine ma non il mezzo: I’m Still Here è un’opera maiuscola che racconta un uomo straordinario, genio ribelle e timido uomo indifeso, attore pazzesco anche nella vita (davvero non si può capire se quello che scorre sullo schermo sia recitazione o vita vera), folle delirante e visionario, violento e drogato, sensibile e irruento, o forse più semplicemente un uomo che sta cercando di redimersi, di ritrovare la vi(t)a forse persa e smarrita, forse, chissà…

Magari è proprio questo il paradossale senso di questo film, annunciare di smettere di recitare e poi cercare di ritrovare il proprio percorso smarrito, o dal quale magari non ci si sentiva più attratti, e farlo comunque attraverso un film. E se ci si pensa bene I’m Still Here è una folgorante dichiarazione d’amore all’arte cinematografica, alla sua capacità di smuovere il reale, ma anche nella sua capacità di manipolare quella stessa realtà. È piuttosto chiaro che, soprattutto, il film racconti questo: ne è la dimostrazione lampante il fatto che – ripetiamo, indipendentemente dalla verità o meno di ciò che scorre sullo schermo – Phoenix comunque sia non voglia assolutamente nascondersi dietro la videocamera, mettendoci sempre la faccia. E questo rientra nella fiducia che il duo Phoenix-Affleck nutre verso il cinema. D’altra parte, però, è altrettanto innegabile l’esatto contrario: i limiti della recitazione e della vita quali sono, se ci sono? E questa domanda, senza risposta, offre una sintomatica visione di quello che è il nucleo della pellicola, ovvero lanciare uno sguardo sulla bipolarità dello stesso Phoenix. Attore o uomo? Tenero o Folle? Disperato o paraculo? Chissà, magari la risposta è possibile trovarla in qualche scena del film. Ci viene in mente quella in cui, Phoenix arrabbiato in maniera folle con un suo collaboratore, gli urla ripetutamente «Ti caco addosso, ti caco in faccia». Poi nel cuore della notte, una volta sopita la rabbia, il suo assistente medita la terribile vendetta, entra in camera dell’attore, sale sul letto e gli defeca in faccia. La vendetta è compiuta e Phoenix viene punito con la sua stessa moneta. Che sia quella del cinema, della finzione quindi, o quella della realtà, con la sua disgustosa verità, poco importa.

Info
Il trailer di I’m Still Here.

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