Un marito di troppo

Un marito di troppo

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Rivisitazione della screwball comedy, Un marito di troppo di Griffin Dunne, nonostante qualche cliché di troppo, è un film godibile sostenuto da una buona sceneggiatura e un ottimo cast.

Principe azzurro cercasi

Emma Lloyd conduce un talk show radiofonico ed è felicemente fidanzata con Richard. Un giorno viene a conoscenza del fatto di essere già sposata, a causa di un errore burocratico, a un uomo che non ha mai conosciuto, la ragazza fa di tutto per ottenere l’annullamento. L’incontro con l’uomo, un affascinante pompiere, mette in crisi però le sue convinzioni. [sinossi]

Nonostante in Un marito di troppo (in originale The Accidental Husband) di Griffin Dunne, i cliché siano frequenti, si accende qua e là qualche scintilla di originalità e di gusto, che va al di là di una storia abbastanza negli schemi. Il valzer dei luoghi comuni ha inizio da subito e lo si intuisce ancor prima dalla locandina del film, non ché dall’elemento di disturbo evocato – quel “di troppo” – dal titolo. Il plot basilare è presto detto: si tratta di un ménage à trois.

La dottoressa Emma Lloyd  (Uma Thurman), una guru dei consigli amorosi, è nel culmine della sua vita professionale (è in uscita il suo vademecum “R.E.A.L Love” per cuori solitari in cerca di amore) e privata (si sta per sposare con il suo editore), ma è proprio lei che si ritroverà a vivere gli scombussolamenti provocati dall’imprevisto “marito di troppo”. A contendersi il suo amore saranno dunque due uomini: da un lato «l’uomo reale», Richard (Colin Firth), ovvero il futuro sposo, dall’altro «l’uomo  accidentale», Patrick Thomas Sullivan (Jeffrey Dean Morgan), un aitante pompiere.

Ma l’idea fondante del film – una carta vincente a metà – è l’escamotage della licenza matrimoniale di Emma, la quale scopre di essere già sposata a causa di un (in)volontario errore burocratico. Il vero amore («V.E.R.O =  Volenteroso, Equivalente, Responsabile, Onesto»), si sa, bussa quando meno te lo si aspetti e, rispettando lo schema della screwball commedy, sarà incarnato qui proprio da chi a pelle risulta da subito antipatico e costituisce poi un ostacolo al corso degli eventi preordinati a tavolino (leggasi matrimonio).
Tornando alla screwball comedy, del caposaldo incarnato da Susanna (Bringing Up Baby, 1938) di Howard Hawks, Un marito di troppo ci fa assaporare i motivi, le linee guida che certo un regista-attore come Griffin Dunne (Innamorati cronici,1996 con Meg Ryan e Matthew Broderick) non può aver dimenticato, ma ciò nonostante il film non riesce a decollare, né a ricreare nel 2010 (più precisamente nel 2008 visto che il film esce nelle sale italiane con più di due anni di ritardo) gli aspetti più geniali e brillanti della commedia classica degli anni ’40.

Tra panoramiche di Manhattan e richiami bollywoodiani, le aspettative di un’ora e mezza di piacevole intrattenimento non sono certo deluse grazie anche ad uscite felici architettate dalla coppia di sceneggiatrici Hare-Naylor. Il merito principale della, seppur parziale, riuscita di Un marito di troppo è da addebitarsi però senza dubbio al cast. Uma Thurman, tolta la maschera tarantiniana, riesce a vestire con disinvoltura i panni di “commediante”, mentre impeccabile nel suo aplomb di umorismo british, Colin Firth ben si spartisce la scena con Jeffrey Dean Morgan noto al grande pubblico per il ruolo di Denny in Grey’s Anatomy. Impossibile non rilevare due partecipazioni che condiscono poi di leggerezza l’atmosfera di Un marito di troppo. Non ci piace definirli “comprimari” perché le prove di Sam Shepard (il padre di Emma) e di Isabella Rossellini (Mrs. Bollenbecker) contribuiscono a sollevare le sorti del lungometraggio nelle scene in cui la banalità sta per farsi largo. Purtroppo dobbiamo segnalare i difetti del doppiaggio italiano che, in particolare nel personaggio di Emma, fanno perdere il ritmo così tanto ricercato dalla squadra composta da sceneggiatrici, regista e attori.
Nella sua rincorsa a emulare il modello anni ’40, il film di Dunne offre dunque momenti molto godibili, e pazienza per l’happy end un po’ prevedibile, bisogna riconoscere che a volte è un piacere che possiamo anche concederci.

Info
Il trailer di Un marito di troppo.
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