Intruders

Considerato uno dei migliori esponenti della new wave del cinema nero spagnolo, Juan Carlos Fresnadillo ha fortunatamente retto l’impatto hollywoodiano: Intruders è un fanta-thriller di buona fattura, che mescola la favola gotica con frequenti accenti orrorifici.

Mi manca il tuo volto

Juan e Mia sono due bambini che vivono in paesi diversi; entrambi però ricevono ogni notte la visita di un intruso senza volto, un essere terrificante che vuole impossessarsi di loro. La presenza dell’essere misterioso diventa sempre più inquietante, finché anche i genitori dei bambini sono testimoni di una delle apparizioni… [sinossi – TFF]

Calamitata su di sé l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori per il folgorante esordio dal titolo Intacto, messa in discussione sei anni dopo a causa dello zoppicante ritorno dietro la macchina da presa con 28 settimane dopo, Juan Carlos Fresnadillo affronta quella che si può considerare a tutti gli effetti la prova del nove, vuoi perché Intruders è il suo battesimo a stelle e strisce (pochi registi del Vecchio Continente hanno saputo sfruttare al meglio l’opportunità), vuoi perché lo scivolone con il sequel da lui diretto del più riuscito zombie-movie firmato da Danny Boyle, ha frenato bruscamente una carriera in rampa di lancio.

Considerato uno dei migliori esponenti della new wave del cinema nero iberico (a fargli compagnia  colleghi come Jaume Balaguerò e Paco Plaza), il regista di Tenerife classe 1967 fortunatamente ha retto l’impatto hollywoodiano, portando sul grande schermo un fanta-thriller di buona fattura, che mescola la favola gotica con frequenti accenti orrorifici. Il risultato è un film che fa su è giù lungo la colonna vertebrale dello spettatore, grazie ad una costruzione narrativa che vive di balzi spazio-temporali che consegnano allo schermo di turno (in attesa dell’uscita nelle sale nostrane, su quelli della ventinovesima edizione del Torino Film Festival, dove è stato presentato nella sezione Festa Mobile) un mix di tensione, suspense e mistero. Il tutto sembra custodito in una sorta di vaso di Pandora che, una volta scoperchiato, sprigiona fantasie primordiali, fantasmi della mente e paure ataviche che dall’alba dei tempi affollano il lato oscuro del nostro Io e del nostro subconscio. Intruders punta tutto sul risveglio di queste paure da parte dello spettatore, chiamato a fare i conti con qualcosa che, in forme e in modi diversi, lo ha per forza di cose riguardato in passato e che a distanza di tempo può essere riapparsa per tormentare il presente. Nell’ultima fatica firmata da Fresnadillo (che può contare nella propria filmografia anche due straordinari cortometraggi: Esposados del 1996 e Psicotaxi del 2002), questo qualcosa, prende le sembianze del più classico boogeyman, ovvero l’uomo nero che da sempre ha trovato spazio al cinema, prima ancora nella Letteratura, nel racconto orale tramandato di generazione in generazione e nell’Arte in generale. Il suo boogeyman si nasconde negli anfratti e nell’armadio, proprio come tanti prima di lui, protagonisti di favole spaventose che non hanno fatto dormire sonni tranquilli a bambini di tutte le latitudini. A non trascorrere belle nottate ci sono due giovani esistenze solo apparentemente lontane geograficamente (Spagna e Stati Uniti), ma anche i rispettivi genitori destinati a diventare ben presto testimoni volontari e involontari degli incubi dei figli, che si tramutano in realtà raccapriccianti quando emergono dal buio. Un buio fitto che nelle vicende narrate nella pellicola di Fresnadillo avvolge ogni cosa, consegnando alla cinematografia occidentale un nuovo capitolo dedicato alla nictofobia: la paura del buio appunto.

Un testo filmico che, diversamente da alcuni precedenti (vedi ad esempio i tre Boogeyman diretti rispettivamente da Lommel, Starr e Kay, o ancora dall’altalenante Candyman – Terrore dietro lo specchio di Bernard Rose), ha quantomeno saputo distillare sussulti senza perdere credibilità, conservando alta la voglia del fruitore seduto in sala di conoscere il destino dei protagonisti e la fine della storia. Merito di una scrittura che non va mai sopra le righe, attenta a dribblare gli ostacoli dal punto di vista dei dialoghi e della messa in scena che hanno decretato il fallimento dei tentativi sopraccitati, a causa di derive folli e interpretazioni recitative da dimenticare. In Intruders, il cast a disposizione viene sempre incontro allo script, restituendo allo script stesso quello che di buono ha riservato per esso la scrittura solida e pregevole della coppia formata da Nicolàs Casariego e Jaime Marques, fondata su un racconto che esplora in maniera più che sufficiente quella zona semionirica in equilibrio tra realtà oggettiva e immaginario soggettivo. Venuta meno tale preoccupazione, al regista spagnolo è bastato ritirare fuori dall’armadio gli spunti visivi e la confezione tecnico-stilistica qualitativamente alta di Intacto, per riguadagnare la fiducia che forse in molti avevano perso in lui dopo aver visto 28 settimane dopo.

Info
Intruders sul canale ufficiale di YouTube.
La scheda di Intruders sul sito del TFF.
Il trailer originale di Intruders.
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