L’amore bugiardo – Gone Girl

L’amore bugiardo – Gone Girl

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Teso come una corda di violino, sorretto da una tensione latente destinata a implodere sullo schermo, Gone Girl è un thriller psicologico a incastro hitchcockiano con continui capovolgimenti di fronte. Al Festival di Roma 2014 nella sezione Gala.

Il beneficio del dubbio

Nick Dunne decide di tornare nella sua città natale per aprire un bar. Poco dopo sua moglie scompare misteriosamente, nel giorno del quinto anniversario del loro matrimonio, e Nick diventa il sospettato principale della sua sparizione… [sinossi]
La parola amore è così piena di sospetto.
Alfred Hitchcock in Il cinema secondo Hitchcock

Da sempre nel modo di fare e concepire la Settima Arte di David Fincher scorrono esigenze commerciali e altre di natura autoriale che coesistono senza che queste entrino per forza di cose in conflitto, generando un cortocircuito drammaturgico o estetico. Il segreto sta nell’equilibrio tra gli opposti che il regista di Denver ha cercato, a nostro avviso riuscendoci, di costruire lungo il suo percorso professionale. In pochi negli ultimi decenni ci sono riusciti e lui, come Michael Mann ad esempio, ha dimostrato che si può fare intrattenimento di altissimo livello senza dovere mettere giocoforza nel cassetto aspirazioni, visioni personali e cifre stilistiche. Nella sua filmografia, oltre a influenze e riferimenti contemporanei, è possibile infatti scovare tracce più che evidenti del cinema dei grandi (Martin Scorsese, George Roy Hill, Stanley Kubrick, Alan J. Pakula, Bob Fosse, Roman Polanski e William Friedkin), in particolare di quello hitchcockiano al quale rivolge puntualmente lo sguardo ogniqualvolta si trova a fare i conti con una venatura mistery o thrilling. In tal senso L’amore bugiardo – Gone Girl, adattamento cinematografico dell’omonimo best seller del 2012 di Gillian Flynn, è la sintesi perfetta della suddetta idea, ossia il punto di intersezione dove vanno a confluire le due componenti che sono alla base della produzione fincheriana sin dai tempi della sofferta lavorazione di Alien 3.

La decima fatica dietro la macchina da presa del cineasta statunitense, nelle sale nostrane a partire dal 18 dicembre, non prima di aver aperto la 52esima edizione del New York Film Festival e aver scosso la nona del Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Gala, non fa eccezione strizzando l’occhio al maestro inglese. E la mente non può non tornare a capolavori come Marnie, Rebecca, la prima moglie, Il delitto perfetto o a Il sospetto. In effetti, ripensando alla trama di Gone Girl, le affinità elettive con alcune opere di Sir. Alfred sono più che evidenti, così come accaduto anni or sono con pellicole come The Game, Millennium – Uomini che odiano le donne o Zodiac. Forse proprio queste affinità devono avere convinto Fincher a portare sullo schermo il romanzo di Flynn, che con il cinema del regista americano aveva già sulla carta ingredienti in comune.

Teso come una corda di violino, sorretto da una tensione latente destinata a implodere sullo schermo, L’amore bugiardo – Gone Girl si rivela agli occhi dello spettatore come un thriller psicologico a incastro costruito attraverso continui capovolgimenti di fronte che puntano a spiazzare lo spettatore, a confondergli le idee. La trama scatologica stravolge le prospettive e le posizioni dei personaggi principali, in un botta e risposta a distanza senza esclusione di colpi. Trattasi appunto di un thriller e dunque il pericolo di uno spoiler è sempre dietro l’angolo, per cui ci limiteremo a dire che il conflitto che anima il plot si consuma sul filo dei nervi, dei colpi di scena e delle sottili strategie, ma anche su una critica feroce ai mass media che con ossessione morbosa speculano sulle tragedie, sul dolore altrui e non esitano a sbattere il mostro in prima pagina in nome di una giustizia sommaria che non contempla il beneficio del dubbio.

Il tema dell’uxoricidio è materia che scotta (torna alla mente Strade perdute di Lynch), specialmente in un periodo come questo dove i casi si sono quadruplicati e le statistiche sono cresciute in maniera incontrollata, ma Fincher non ha paura di affrontarlo di petto plasmando a sua immagine e somiglianza le pagine del romanzo di Flynn (che ha firmato anche la sceneggiatura). Nelle sue mani diventa materia incandescente, così come accaduto in passato con Seven o Fight Club e più di recente con le puntate di House of Cards. Ne scaturisce un magma audiovisivo coinvolgente che calamita l’attenzione della platea dal primo all’ultimo fotogramma utile, spinto dal ritmo serrato dei dialoghi e del racconto, dalla regia solida, dalla confezione estetico-formale di ottima fattura, dalle magnetiche e psichedeliche sonorità di Trent Reznor e dalla perfetta performance del cast.

Info
Il trailer di L’amore bugiardo – Gone Girl.
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