In un posto bellissimo

In un posto bellissimo

di

In un posto bellissimo è lo specchio di un fraintendimento che sopravvive da decenni, di un cinema che dalla provincia prende le solite due o tre cose, che non riesce a immaginare un minimalismo diverso, meno impostato, finalmente pulsante.

La vita triste

Lucia è una donna semplice. Sposata con Andrea, negli anni ha sempre lasciato al marito la responsabilità di decidere cosa sia giusto fare in ogni situazione, dedicandosi al figlio e al suo iali, negozio di fiori in centro. All’improvviso, la scoperta del tradimento di Andrea e l’incontro con Ahmed, un ragazzo straniero che vende oggetti per strada, stravolgono tutte le sue certezze. Lucia inizia a cambiare e a piccoli passi rientra in contatto con se stessa, trovando infine la forza di dare una svolta alla sua vita… [sinossi]

Alla seconda regia dopo Il primo incarico, e forte delle esperienze di formazione e scrittura con Gianni Amelio (Porte aperte, Il ladro di bambini) e Edoardo Winspeare (Sangue vivo, Il miracolo)[1], Giorgia Cecere alza il tiro con In un posto bellissimo, pellicola dagli intenti dichiaratamente autoriali, minimalisti, antispettacolari. Nel sondare la quotidianità silenziosa e ingrigita della bella Lucia, madre e moglie ingabbiata in una ruotine soffocante, la Cecere e il cosceneggiatore Pierpaolo Pirone lavorano di sottrazione, cercando di tratteggiare personaggi, ambienti e dinamiche interpersonali attraverso un puzzle di ricordi e sensazioni, di suggestioni e rimossi.
La scrittura e la messa in scena di riflettono coerentemente, come le trattenute scelte musicali. In un posto bellissimo vive di frammenti, di drammi che affiorano lentamente, di immagini e sequenze che cercano di caricarsi sulle spalle vari significati. In questa architettura di sguardi e parole dette e soprattutto non dette, di silenzi, paesaggi e camminate randagie, si adagiano delicatamente le performance attoriali di Isabella Ragonese e Alessio Boni. Bravi, belli, trattenuti a dovere, capaci di dosare mezzi toni e pregnanti primi piani. Insomma, la costruzione di In un posto bellissimo, compresa la scelta delle location, è a suo modo impeccabile, figlia di una idea di cinema soppesata e consapevole. Cinema (in cerca) d’autore. Fin qui, tutto bene: la metafora del posto bellissimo, lo scarto, l’incontro con l’altro, la presa di coscienza, la rottura degli schemi e via discorrendo.

È tra le pieghe di questa autorialità, di questo lavoro di sistematica e meccanica sottrazione, che si rintracciano presto le crepe di una poetica che crede di rifiutare i meccanismi preconfezionati del cinema di genere, la spettacolarità fracassona, le tanto temute scene madri, ma che si immerge involontariamente nelle sabbie mobili dei cliché narrativi ed estetici. In un posto bellissimo si nutre di schemi abusati, dalla provincia ricca, fredda e inospitale alla purezza dell’immigrato, contraltare sensibile e sincero di un marito ricco ma inaridito. Il lavoro della Cecere, consapevolmente o meno, si accoda a quella sorta di autorialismo che tarpa le ali del cinema italiano: non bastano i toni sommessi, le luci filtrate attraverso un vetro, l’ospitalità di una film commission e qualche appiglio all’attualità per disegnare traiettorie nuove, per fotografare davvero luoghi, realtà locali e personaggi credibili, vivi. E non bastano, purtroppo, le schegge impazzite Faysal Abbaoui e Paolo Sassanelli.

In un posto bellissimo è lo specchio di un fraintendimento che sopravvive da decenni, di un cinema che dalla provincia prende le solite due o tre cose, che non riesce a immaginare un minimalismo diverso, meno impostato, finalmente pulsante. Si ripete con variazioni a volte impercettibili, a volte inutili, un canovaccio già visto, un cinema che si ripiega su se stesso, che è provinciale perché non vuole o non può guardare oltre i confini nazionali. In un posto bellissimo è chiuso in un cortocircuito poetico e produttivo, in una trappola estetica.
Piccola chiosa. Singolare, per così dire, la scelta di confezionare un trailer dal ritmo e dai toni trascinanti. Quasi un action sentimentale. E le note della aliena Ma che freddo fa funzionano a dovere. Ingannevole è il trailer più di ogni cosa.

Note
1. Nel percorso professionale della Cecere anche qualche esperienza televisiva: più de I Cesaroni, segnaliamo i tre Corto Maltese (poco) animati del 2002: Sotto la bandiera dell’oro, Tropico del Capricorno e Teste e funghi.
Info
Il trailer di In un posto bellissimo.
La pagina facebook di Teodora Film.
  • In-un-posto-bellissimo-2015-Giorgia-Cecere-03.jpg
  • In-un-posto-bellissimo-2015-Giorgia-Cecere-04.jpg
  • In-un-posto-bellissimo-2015-Giorgia-Cecere-06.jpg
  • In-un-posto-bellissimo-2015-Giorgia-Cecere-07.jpg

Articoli correlati

Array