Faranno a meno di me?

Faranno a meno di me?

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Spassosa e rivoluzionaria, Faranno a meno di me? è una commedia socialista che centra l’obiettivo propagandistico senza rinunciare al grottesco. Per la seconda edizione della rassegna Risate Russe, alle Giornate del Cinema Muto.

Pranzo sociale

Pigro padre di famiglia nullafacente, Lastochkin viene invitato dall’operosa consorte a recarsi a mangiare alla mensa pubblica. Qui trova una situazione di degrado e sporcizia. Che cambierà radicalmente quando i frequentatori del luogo si uniranno in una cooperativa, scacciando il pessimo e corrotto direttore, per dare il via ad una amministrazione più giusta e al servizio del popolo.[sinossi]

Quella del cinema di propaganda è un’arte sottile e affascinante, specie quando riesce a travalicare decenni e ideologie mantenendo intatta una sua forza cinematografica. Con Faranno a meno di me? (Nelzia Li Bez Menia?) terzo e ultimo film di Vikton Shestakov, questa missione può ben dirsi compiuta, sotto vari aspetti. Non solo, infatti, la pellicola riesce a costruire la sua tesi socialista con montante efficacia, ma indubbiamente diverte quanto una comica slapstick statunitense, e supera la “prova risata” anche quando somministrata ad uno spettatore odierno.

Presentato alla 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto, all’interno della seconda annualità della rassegna Risate Russe, Faranno a meno di me? è la storia di Lastochkin (Sergei Poliakov), un accidioso padre di famiglia che, mentre l’aitante e volenterosa moglie è fuori a procacciare del cibo, combina una serie di disastri, non riuscendo a governare né i due figli, di cui uno neonato, né il vivace e scaltro gatto di casa. La sua signora, trovando la casa devastata dall’incuria del marito, il cui unico obiettivo pare essere la lettura del giornale, lo invita dunque a recarsi a mangiare alla mensa pubblica. Qui il nostro antieroe troverà una situazione di estremo degrado e sporcizia (praticamente la stessa che caratterizza il focolare domestico quando affidato alle sue cure), con avventori disperati e governati da una filosofia di vita alla “homo homini lupus”, mentre il personale piuttosto che servire il popolo preferisce sorseggiare del té, intessere giochi di seduzione in cucina, consegnare piatti di minestra dritti sugli abiti dei convenuti, un po’ per incuria, un po’ per mancanza di spirito comunitario. Le proteste fioccano, ma cadono anche in un complessivo fatalismo, almeno finché la misura non è colma e alcuni avventori non decidono di prendere in mano la situazione deponendo il nullafacente direttore della mensa. In fondo basta unirsi e autogestirsi, spingendo poi magari anche gli altri verso una maggiore responsabilità, sociale e civile. Per raggiungere questo obiettivo basta scrivere sulla lavagna della mensa nomi e cognomi di cuochi e personale, cosa che li spinge inevitabilmente a un po’ retto comportamento.

Niente di più condivisibile, dunque. Faranno a meno di me? travalica infatti le questioni ideologiche proponendo una tesi universalmente valida, oltre che di grande attualità un po’ a tutte le latitudini: un servizio pubblico assegnato al malgoverno di funzionari corrotti e nullafacenti va rivoluzionato e autogestito dagli stessi utenti, nel nome del bene comune. Assai interessante e da analizzare è poi il modo in cui Shestakov conduce il suo inno alla ribellione sociale, ovvero presentandoci un personaggio perfettamente integrato in un sistema egoistico e decadente, che fino all’ultimo non riesce a credere nella possibilità di un cambiamento. Nello spettatore, invece, questa presa di coscienza avviene assai prima, e ci si ritrova dunque sobillati alla rivolta e pronti, virtualmente, a scuotere il protagonista affinché si unisca alla lotta.

Se la presa di coscienza è un fine, perfettamente intessuto nella narrazione, la comicità in Faranno a meno di me? è uno strumento asservito tanto all’intrattenimento, quanto alla propaganda e si basa su tecniche ben oliate e infallibili.
Si parte dalla costruzione di una sorta di “coppia comica”, ovvero quella dei due coniugi: lei mastodontica, aitante, forzuta, lui mingherlino, con la giacca due taglie più grande, i baffoni folti e penduli. Bravissimo tra l’altro l’attore Sergei Poliakov, uomo qualunque dallo sguardo spesso sgranato e vacuo, agile nelle movenze, ingegnoso nel suo egoismo piccolo borghese, in grado di destare una certa indignazione nello spettatore, ma senza farsi mai del tutto detestare. Da notare poi è la presenza nel cast dell’attore Aleksandr Antonov, celebre per aver incarnato Vakulinchuk in La corazzata Potemkin, lì faceva partire la rivolta per protestare contro la carne piena di vermi scodellata ai marinai, mentre qui – e di certo non è un caso – Shestakov gli assegna il ruolo del vanesio cuoco della mensa, poi convertito a maggiore responsabilità civile.
L’iter produttivo di Faranno a meno di me? non fu in realtà semplicissimo, pare infatti che le sequenze girate da Shestakov nella mensa prima della “rivoluzione proletaria” fossero state criticate dal regime sovietico che impose dei tagli, complessivamente però l’incisività e quel tocco di grottesco che il regista utilizza per restituirci lo spreco di cibo e la male gestione del servizio pubblico, non sono state affatto intaccate da questi tagli. L’anti igienico lassismo pre-rivoluzionario desta ancora una schietta indignazione.

Info
La scheda di Faranno a meno di me? sul sito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

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