Libere

In occasione del 25 aprile arriva in sala per la Lab80 Libere di Rossella Schillaci, documentario di montaggio sul ruolo della donna nella guerra di Liberazione. Un meritorio lavoro di recupero d’archivio, diligente e meritevole di rispetto.

Pane e pace

Montando materiale visivo d’archivio (foto, cinegiornali e riprese amatoriali) con le voci di donne partigiane, la rievocazione del ruolo della donna nella guerra partigiana fino agli anni dell’immediato dopoguerra, fatto di delusione e di ostracismo. [sinossi]

Il 25 aprile è l’unica festa comandata della quale al sottoscritto interessa davvero qualcosa. Celebrarla è un atto dovuto all’idea di libertà, ai fondamenti sul quale si fonda (dovrebbe fondarsi) il nostro attuale paese, ed è soprattutto un atto di riconoscimento alla memoria di tanti che dedicarono o immolarono la loro vita per un futuro bene comune. Le puntuali polemiche annuali ogni volta che ci avviciniamo alla data delle celebrazioni sono aria fritta dalla quale scostarsi con ribrezzo, specie quando l’odoraccio di fritto si fa invadente per il reiterato uso. Francamente sta diventando un insopportabile appuntamento annuale quello delle prese di distanza, le puntualizzazioni, il non-riconoscimento di una festa che riguarda tutti. Ché d’altra parte, se oggi in Italia vige la libertà di prendere le distanze facendosi forti di una marea di fandonie, è a sua volta merito della nuova Italia liberata. Sotto il fascismo tale libertà di esternazione in molti se la sarebbero sognata. Per cui anche chi si prodiga a ribadire che questa festa non gli appartiene, dovrebbe comunque celebrarla per aver ottenuto, grazie alla Liberazione, la possibilità di dire una stronzata del genere.

Altrettanto puntuale è la proliferazione di “materiali di supporto” alla memoria. Specie in campo audiovisivo intorno al 25 aprile appaiono film-testimonianza, sovente in ambito strettamente documentario, che giungono a corroborare le celebrazioni nazionali, magari con l’intento di schiarire gli occhi e le idee anche ai disconoscitori di cui sopra. La memoria va coltivata, a rischio com’è di facile rimozione. E benché il 25 aprile resti un appuntamento fondamentale per il nostro paese, intorno alla Resistenza le nubi del dimenticatoio si addensano ormai da anni, seguendo a suo modo un processo di rimozione chirurgica che, come racconta in parte lo stesso Libere di Rossella Schillaci, ha preso le mosse dall’immediato dopoguerra. È uno dei nuclei narrativi più interessanti intorno al quale si muove questo nuovo documentario, nato con l’intento di rileggere gli anni della guerra partigiana e della ricostruzione sotto la lente del ruolo della donna in quei giorni cruciali. In qualche modo Libere tenta di rintracciare l’origine del movimento femminile risalendo proprio ai giorni della Resistenza, in cui per la prima volta si assistette al tentativo della donna di cambiare la propria fisionomia nel tessuto sociale del paese, uscendo di casa e dalle cucine per aderire a un progetto ideale secondo nuovi comportamenti. Ed esattamente intorno al tema della rimozione postbellica operata nei confronti della guerra partigiana il film contiene le sue pagine più interessanti, andando a rievocare le difficoltà lavorative e di vita dei partigiani una volta reinseriti nell’Italia liberata. Una sorta di epurazione che nella fattispecie delle donne significò un rientro nei ranghi, dal momento che sul lavoro furono sostituite dagli uomini di ritorno dalla guerra.

Rossella Schillaci opera un meritorio lavoro di recupero di materali; Libere è infatti un documentario esclusivamente di montaggio che assembla il supporto visivo (fotografie, cinegiornali, brani di filmati amatoriali) a quello audio di registrazioni originali di interviste a donne partigiane effettuate dalla fine degli anni Ottanta in poi, commentate dalle musiche a cura di Giorgio Canali, ex CCCP – Fedeli alla linea. L’assetto espressivo del film s’innerva su un diligente racconto di storia mirato alla rievocazione degli entusiasmi femminili nella lotta partigiana, fieramente intenzionate a lasciare una traccia nei mutamenti culturali italiani a fianco degli uomini. Non subalterne, ma coprotagoniste. Se alcune notazioni storiche assumono i tratti dell’inedito, dall’altro Libere non propone moltissimo di innovativo nell’ambito di operazioni di questo genere. È un atto dovuto e meritevole di rispetto, un tributo alla memoria e un materiale di lettura parallelo alle imminenti celebrazioni. Insomma, il tipico film documentario che ti aspetti in occasione di un importante evento nazionale. Ma sono almeno due gli elementi davvero interessanti nel film; in primo luogo, il concentrarsi dell’ultima parte sugli immediati anni del dopoguerra, narrati nell’acquisizione del voto alle donne, nell’assurdo ostracismo sociale che si scagliò nei confronti degli ex-partigiani (importante la rievocazione dell’infame legge Scelba che vietava ai partigiani di entrare nelle forze dell’ordine, e anche della più generale diffidenza sui posti di lavoro verso gli ex-combattenti) e nella rapida delusione degli ideali partigiani negati da una repubblica italiana che nasceva con notevole continuità rispetto agli anni del fascismo. In secondo luogo, il grande enigma di una parte dei materiali visivi originali ripescati dagli archivi; se infatti per buona parte si tratta di materiali dell’Istituto Luce o di cinegiornali, risulta assai più importante il “convoy” di cinema privato che sembra frutto di riprese avvenute tra i partigiani. In questo senso si apre tutto un sentiero inesplorato di studio nei confronti di tale autotestimonianza dispersa che pone questioni di vario genere, metodologiche, psicologiche e di esecuzione.

C’era un’amatorialità partigiana? C’era una vera volontà di autonarrarsi? A chi erano dirette in prima istanza tali riprese? Con quali finalità nascevano? Chi s’incaricava di testimoniare quei momenti di vita? In quei brani Libere apre squarci interpretativi di intrigante lettura e stimola alla ricerca negli archivi per scoprire un mondo sommerso di footage resistenziale. Per il resto Rossella Schillaci sembra ben consapevole di dedicarsi a un cinema didattico e istituzionale, dai chiari e onesti intenti divulgativi e sensibilizzanti, lontani da chiavi stilistiche troppo spericolate. D’altra parte la Resistenza è un tema che incute giusto e ossequioso rispetto. Non c’è molto da svolazzare, ma “solo” raccontare.

Info
La scheda di Libere sul sito di Lab 80 Film.
Il trailer di Libere su Youtube.
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