Operazione Corea

Operazione Corea

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Presentato a I mille occhi 2018, nell’ambito della sezione Fiori nel fango – Gemme Universal e Republic, Operazione Corea (Flight Nurse) è un film del 1953 di Allan Dwan, un lavoro su commissione, un film di propaganda sulla guerra di Corea e sulla minaccia dei Rossi. La riscoperta di un’opera considerata minore del regista.

L’infermiera sull’aereo militare

Polly Davis è un’infermiera di guerra coraggiosa e dal forte spirito d’abnegazione, impegnata nel recupero e nelle prime cure, anche morali e psicologiche, dei soldati feriti durante la guerra di Corea. Di lei si innamora uno dei due piloti addetti al trasporto dei feriti, ma lei è fidanzata con un pilota d’elicottero che però viene dato per disperso. [sinossi]

Operazione Corea (Flight Nurse), visto a I mille occhi 2018, è l’ultimo film di Allan Dwan per la Republic Pictures, un lavoro che sembra proprio fatto su commissione, di propaganda patriottica, realizzato durante l’ultimo anno della guerra di Corea, includendo spezzoni reali del conflitto ripresi da cinegiornali. Il film è un omaggio all’infermiera dell’Air Force Lillian Kinkela, pluridecorata nella guerra di Corea come nel secondo conflitto mondiale, che ha collaborato alla realizzazione del film come consulente.

Realizzato solo un anno prima del capolavoro del regista, La campana ha suonato (Silver Load), ci si dovrebbe chiedere come si possa conciliare un film, come Operazione Corea, incentrato sulla minaccia e sul pericolo dei Rossi, con un’opera espressamente antimaccartista, che parla proprio delle psicosi collettive americane, del clima di caccia alle streghe, come il suo successivo western. Parliamo di un regista che ha da sempre mostrato una grande sensibilità progressista, fin dall’epoca del muto, nei western dove gli indiani sono sempre buoni, ma che pure non si è sottratto a una buona dose di patriottismo, come in Iwo Jima, deserto di fuoco sempre fatto nel periodo Republic, o come quando è tornato alla guerra di Corea proprio dove l’aveva lasciata in questo film, vale a dire nella battaglia del bacino di Chosinin che si vede nell’ultimo dei frammenti di repertorio, nel successivo L’ultimo bazooka tuona (Hold Back the Night).

In realtà l’operazione di Operazione Corea è molto chiara da subito come una dissacrazione. Da quando vira al ‘nursexploitation’, nel momento in cui Polly si cambia sull’aereo, esibendo forme procaci e il tipico reggiseno di pizzo bianco, a sospensione da pin up, facendo contemporaneamente il saluto militare davanti al ritratto del suo fidanzato. E in quello successivo, da commedia sexy all’italiana, in cui entra nello spogliatoio femminile esibendo le colleghe seminude. E pur conferendo al personaggio quella retorica patriottica che probabilmente gli veniva richiesta, anche con l’uso di sue pompose frasi in voice over, Dwan è capace di creare un momento trash nella sovrimpressione della protagonista con la faccia di una tipica donna anziana americana dal severo aspetto, la madre del soldato in fin di vita che sta consolando. La mamma, la fidanzata, l’America si incarnano in una figura femminile forte, “Polly la donna guerriero”, che ha più energia dei maschi militari, cui comunque è dedita e devota. Le sue cure consistono più nell’elargire erotismo e sex appeal piuttosto che bende e cerotti. Dwan crea poi il plot da soap opera del fidanzato pilota d’elicottero missing in action, e del rivale d’amore, il pilota del suo aereo, che la vuole conquistare, secondo uno schema tipicamente militaresco, a suon di omaggi floreali, ben sapendo che lei è sentimentalmente impegnata. In fondo Operazione Corea è un film di guerra semplicistico, come quelli dell’epoca, dove il conflitto è visto da un punto di vista femminile, la donna è colei che può alleviare le sofferenze, porre dei correttivi a un mondo in rovina per colpa degli uomini.

Info
Il sito de I Mille occhi 2018.
La scheda dedicata a Operazione Corea su IMDB.
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