Dirty Difficult Dangerous

Dirty Difficult Dangerous

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Con Dirty Difficult Dangerous il regista franco-libanese Wissam Charaf narra la storia d’amore tra due emarginati nella Beirut contemporanea, mescolando dramma sull’immigrazione, commedia indie, fiaba nera e fantascienza superomistica, ma lascia la realtà un po’ troppo sullo sfondo. Film d’apertura delle GdA 2022.

Vampiri metropolitani

Beirut. Libano. Oggi. Ahmed, un rifugiato siriano, e Mehdia, un’immigrata etiope che lavora come domestica, vivono un amore clandestino fatto di baci furtivi nelle strade di Beirut. Mentre Mehdia cerca di svincolarsi dai suoi datori di lavoro, Ahmed, affetto da una misteriosa malattia, si guadagna da vivere vendendo metalli di riciclo. La loro storia non ha futuro, ma non hanno nulla da perdere. Decidono così di fuggire alla disperata ricerca di una vita migliore. Nel frattempo, le condizioni di Ahmed cominciano a peggiorare. [sinossi]

É uno sguardo piuttosto severo, quello che il regista franco-libanese Wissam Charaf dedica al suo paese d’origine, il Libano, e in particolare alla Beirut contemporanea, con Dirty Difficult Dangerous, film d’apertura delle Giornate degli Autori 2022. La borghesia della capitale libanese non pare infatti serbare molta memoria del proprio passato, è pronta a sfruttare gli immigrati o a invitarli a tornarsene a casa propria, soltanto un anziano affetto da demenza senile rievoca quella guerra civile che ha lungamente afflitto il paese (dal 1975 al 1990). Una donna poi si aggira tra i condomìni dei quartieri bene, proponendo un quiz a premi dalle domande alquanto basilari: qual è la capitale del paese, quale la moneta corrente. A quanto pare non tutti sono in grado di rispondere correttamente a tali quesiti.

Ma questo è solo lo sfondo, seppur denso di amare riflessioni, su cui Charaf ambienta, tra toni fiabeschi e incursioni nel grottesco, la storia d’amore tra due giovani emarginati: Mehdia (Clara Couturet) e Ahmed (Ziad Jallad). Lei è etiope e lavora come domestica e badante dell’anziano di cui sopra, Ahmed, invece, è un rifugiato siriano che si guadagna da vivere raccogliendo e poi rivendendo metallo. Metallo che oltretutto lo pervade fisicamente, da quando, in Siria, è stato colpito da una bomba che gli ha lasciato cicatrici, ferite ancora aperte e un’alta dose di scorie metallurgiche che il suo corpo sta gradualmente assorbendo, anziché espellere.

Al suo secondo lungometraggio dopo Tombé du ciel (presentato all’ACID al festival di Cannes nel 2016), Wissam Charaf con Dirty Difficult Dangerous si distanzia da tendenze neorealistiche per cercare un suo sguardo autoriale su una realtà complessa, quale è quella del Libano odierno, occhieggiando ai meccanismi e alle scelte estetiche di un certo cinema indipendente che va da Kaurismaki a Jarmusch. Da questi autori, Charaf mutua la struttura episodica del racconto, composta di bozzetti quotidiani – quelli domestici di Mehdia, le soste nell’accampamento che condivide con alcuni conterranei per Ahmed – e poi ci sono gli innesti di humour nero, i tempi dilatati, l’utilizzo della musica che declina sonorità mediorientali su una base simil-blues. Non manca infine un pizzico di cinefilia più esplicita, con l’utilizzo del Nosferatu di Murnau a far da metafora dello sfruttamento vampiresco che caratterizza la relazione, non solo lavorativa, ma anche umana, tra la famiglia borghese e la giovane Mehdia.

Il risultato convince in maniera intermittente: non è ben chiaro se e quanto a lungo il film voglia scuotere le coscienze, oppure far sorridere, di certo la storia d’amore non è poi così coinvolgente e non sempre i colpi di scena funzionano, soprattutto se si pensa all’assai straniante finale. Di fatto è come se Dirty Difficult Dangerous cercasse continuamente di stemperare i toni drammatici con qualcosa di allogeno – la fiaba, la commedia, il bozzetto popolare, la fantascienza superomistica – che non sempre risulta azzeccato. Anche la scelta del formato in 4:3 e la bella fotografia firmata da Martin Rit concorrono in fin dei conti a corroborare l’impressione che Dirty Difficult Dangerous, frutto di una co-produzione tra Francia, Italia e Libano, sia un mosaico di idee e di intuizioni che trova come unico centro d’interesse quello sfondo urbano, quella Beirut contemporanea, da tempo (da quella esplosione nel porto del 2020) assente dai media e di cui si vorrebbe conoscere qualcosa di più.

Info:
La scheda di Dirty Difficult Dangerous sul sito delle Giornate degli Autori.

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