Il faraone, il selvaggio e la principessa

Il faraone, il selvaggio e la principessa

di

Rivediamo finalmente sul grande schermo l’arte delicata, caleidoscopica e immediatamente riconoscibile di Michel Ocelot, autore fondamentale per l’animazione francese ed europea. Il faraone, il selvaggio e la principessa ci riporta allo stupore fanciullesco, alle suggestioni narrative ed esotiche dei racconti à la Le mille e una notte, alle sperimentazioni imperfette ma fertili di Azur e Asmar, alle silhouette di Lotte Reiniger.

La promenade est délicieuse

Un’epopea ambientata nell’antico Egitto, una leggenda medievale dell’Alvernia, una fantasia orientale del VXIII Secolo, con costumi ottomani e palazzi turchi, per lasciarsi trasportare da sogni contrastanti, popolati da splendide divinità, orribili tiranni, allegri giustizieri, principi e principesse che fanno ciò che passa loro per la testa… [sinossi]

Un’esile cornice contiene i tre racconti de Il faraone, il selvaggio e la principessa, espediente caro a Michel Ocelot, utile per mettere insieme corti o mediometraggi che altrimenti si sarebbero smarriti lungo percorsi diversi, magari televisivi. Era stato così per il seminale Principi e principesse, che racchiudeva sei delle otto operette brevi realizzate con la tecnica del papier découpé per la serie Ciné Si, ovvero le silhouette tanto semplici quanto suggestive rese immortali da Lotte Reiniger col prodigioso Le avventure del principe Achmed e i suoi numerosi cortometraggi. Insomma, un filo rosso che parte da Lotte\Achmed e per fortuna non sembra volersi spezzare, nonostante la voracità dell’animazione mainstream. Come la Reiniger, Ocelot pesca le sue storie andando oltre i propri confini geografici e culturali, una sorta di manifesto artistico e politico che ha continuato ad alimentare, sospinto dal trionfante successo di Kirikù e la strega Karabà. Da Azur e Asmar a Dilili a Parigi, da Les contes de la nuit alle nuove avventure di Kirikù, Ocelot ha continuato a riproporre queste storie universali, intrise di umana compassione, giustizia, rispetto per il prossimo e tutto quel che segue, cercando via via di sperimentare nuove tecniche, di intrecciare le animazioni più tradizionali e manuali con le infinite potenzialità del digitale.

Il faraone, Il bel selvaggio e La principessa delle rose e il principe delle ciambelle sono le tre storie che ci fanno attraversare epoche, luoghi e tecniche diverse, in un crescendo di mirabilie visive. Certo, non tutto funziona a dovere, come i fondali monocromatici del primo racconto. Ocelot brilla nella messa in scena, nella composizione cromatica, nei dettagli minuziosi che vanno ad arricchire le immagini, ma la scelta stilistica de Il faraone zoppica un po’ e non sempre gli ornamenti o le piante si rivelano una coperta abbastanza lunga – suggestive, ad esempio, le sequenze notturne nel bosco con Nasalsa e Tanwekamani. Ovviamente funziona ed è intrigante la filologica adesione alla linearità della pittura egizia.
Più convincenti sul piano tecnico e artistico gli altri due racconti, Il bel selvaggio e La principessa delle rose e il principe delle ciambelle. Le potenzialità dell’arte di Ocelot (ri)appaiono più chiaramente all’interno del castello medievale della seconda storia. Si torna alle silhouette di discendenza reinigeriana, al quelle figure nere che con la loro semplice presenza impreziosiscono gli altri colori, le vetrate, i decori. Al di là degli intenti narrativi, sul fronte squisitamente visivo le silhouette elevano Il bel selvaggio, donando alle immagini una più godibile bidimensionalità. Basterebbe il breve totale del castello immerso nella notte, con le montagne e i boschi illuminati dalla luna, con un effetto di illusoria ma seducente profondità di campo, a far scorgere la netta differenza stilistica tra il primo e il secondo racconto. Nelle linee semplici, nel contrasto netto tra la luce splendente e il cupo castello, nelle sfumature cromatiche delle montagne e nei profili degli alberi e del villaggio ritroviamo la magia ocelotiana, lo stupore della composizione delle immagini. La prima scena nel bosco, col protagonista ancora bambino, è splendida e ci mostra ancora una volta i mille rivoli creativi dell’animazione.

La radice narrativa del terzo racconto è marocchina e l’ambientazione è turca, ma la fantasmagorica deflagrazione di colori e forme geometriche all’interno del palazzo della bellissima principessa, le movenze dei personaggi, le loro linee allungate e sinuose, ci riportano all’animazione d’antan dell’Europa dell’Est, dalle sfarzose favole russe a quelle ungheresi e rumene. E questo è uno dei punti di forza della poetica di Ocelot, la sua capacità di mescolare idee, stili, fonti, suggestioni, colori, tradizioni. Inoltre, come spesso gli accade, Ocelot riesce a rovesciare i limiti, trasformandoli in punti di forza, in pregi: ad esempio, nella composizione caleidoscopica e abbacinante della terza storia le movenze innaturali dei personaggi diventano una sorta di balletto, un musical cromatico. E così, finalmente all’interno degli appartamenti della principessa, quello che luccica ai nostri occhi è davvero oro, preziosissimo, come bellissimi sono i due giovani innamorati. Mescolando gli stessi ingredienti, tornano su sentieri già ampiamente battuti, col suo stile fuori tempo, Ocelot riesce ancora a stupirci e a ipnotizzare il nostro sguardo.

Info
Il trailer italiano de Il faraone, il selvaggio e la principessa.

  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-01.jpg
  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-02.jpg
  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-03.jpg
  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-04.jpg
  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-05.jpg
  • Il-faraone-il-selvaggio-e-la-principessa-2022-Ocelot-06.jpg

Articoli correlati

Array
  • Ca' Foscari 2020

    Intervista a Lorenzo MattottiIntervista a Lorenzo Mattotti

    Abbiamo incontrato Lorenzo Mattotti a Venezia durante il Ca' Foscari Short Film Festival 2020 che gli ha dedicato un omaggio. Mattotti è anche autore del manifesto della manifestazione universitaria veneziana.
  • Animazione

    Dilili a Parigi RecensioneDilili a Parigi

    di Ultimo tassello di un percorso luminoso, Dilili a Parigi aggiunge dettagli significativi al cinema di Michel Ocelot, così splendidamente minuzioso eppure semplice, immediato eppure stratificato.
  • Animazione

    Sasha e il Polo Nord

    di Sasha e il Polo Nord di Rémi Chayé è l'ennesima dimostrazione della qualità ed estrema vivacità del cinema d’animazione transalpino. L’animazione tradizionale è vivissima. A Roma 2015 e al Future 2016.
  • Animazione

    Le avventure di Zarafa RecensioneLe avventure di Zarafa – Giraffa giramondo

    di , All'ombra di un baobab, un anziano racconta ai bambini la storia dell'amicizia tra il piccolo Maki, dieci anni, e Zarafa, una giraffa orfana che venne data in dono dall'Egitto alla Francia: un lungo e avventuroso viaggio, attraverso Alessandria, Marsiglia, le Alpi..
  • Animazione

    Un gatto a Parigi

    di , Il gatto Dino ha una doppia vita. Di giorno vive con la piccola Zoé, l'unica figlia di Jeanne, un commissario di polizia. La notte scala i tetti di Parigi in compagnia di Nico, un ladro di grande talento. Tutto si complica quando il nemico pubblico numero uno...
  • Animazione

    Les contes de la nuit RecensioneLes contes de la nuit

    di Ogni notte, una ragazza, un ragazzo e un vecchio tecnico di laboratorio si trovano in un piccolo cinema che sembra abbandonato, ma in realtà è ricco di meraviglie...