Missing

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Presentato al Far East Film Festival 2024, Missing è un film di Keisuke Yoshida incentrato sulla scomparsa misteriosa di una bambina e sugli sforzi di genitori e di una tv locale, di ritrovarla. La ragazzina assume così il ruolo dell’immagine mancante attorno alla quale tutto gravita, e il caso permette al regista di scoperchiare una gretta società di provincia che trova espressione nella morbosità del quotidiano locale.

Chi l’ha vista?

Sono passati tre mesi dal rapimento di una bimba e della piccola non v’è traccia. La madre è sotto l’attacco degli hater perché al momento della scomparsa era a un concerto. La rete si scaglia anche contro lo zio, l’ultimo ad aver visto la nipote. Intanto un giornalista cerca la verità ma la sua redazione preferisce il sensazionalismo. [sinossi]

Bob Woodward e Carl Bernstein, interpretati da Robert Redford e Dustin Hoffman, di Tutti gli uomini del presidente, Corso Salani nei panni di Andrea Purgatori in Il muro di gomma: sono tra le vette più alte di giornalisti raccontati al cinema. Potremmo annoverare in una lista ideale di questi tipo anche l’oscuro giornalista televisivo di provincia giapponese, Sunada, al centro di Missing, il nuovo film di Keisuke Yoshida proposto al Far East Film Festival 2024. Sunada non è un eroe come i precedenti esempi citati, ma semplicemente un giornalista che conserva l’umanità, che si sforza di dissociarsi da morbosità e sensazionalismo che da sempre i media profondono nei casi di cronaca e a maggior ragione nei casi di persone scomparse. Sunada è una persona pacata ma è rivoluzionario quello che sembrerebbe un suo piccolo gesto, ovvero abbassare il cellulare mentre stava riprendendo la protagonista nel momento in cui aveva ricevuto la segnalazione, poi rivelatasi fasulla, del ritrovamento della figlia scomparsa. Il reporter rifugge al voyeurismo, agli occhi aperti per forza sul mondo, delle riprese, della fotografia e del cinema. Mentre il cinema, il film vero di Keisuke Yoshida, va oltre ed esibisce ciò che gli sguardi interni bypassano, così come mostra i volti che le immagini televisive occultano. Sunada vuole usare l’arma del giornalismo per aiutare la donna che sta cercando disperatamente la figlioletta, ma è criticato proprio dai suoi colleghi e superiori per i quali il compito del giornalista è solo raccontare dei fatti.

Missing è la storia di ciò che potremmo definire l’evaporazione di una bambina. Al regista non importa di risolvere il whodunit, anche se il finale rimane ambiguo, e tantomeno costruire un trattato teorico sul mistero come Picnic ad Hanging Rock. Quello che gli interessa è da un lato mettere a nudo tante storture e ipocrisie della società nipponica, attraverso questa sparizione, e dall’altro affrontare un quadro psicologico straziante come quello di Saori, la madre della piccola. Il ruolo del giornalismo è ovviamente messo in discussione. Ma Yoshida non vuole fare un pamphlet a tesi. La redazione della tv locale è il centro nevralgico del film, e appare più importante come motore per le indagini della centrale di polizia stessa, rappresentata dal grigio funzionario che dà l’impressione di inefficienza e immobilismo. Per quanto riguarda il secondo caso di sparizione di un minore narrato nel film, sono i giornalisti a individuare i sospettati principali, cosa che dovrebbe essere appannaggio degli investigatori. E comunque anche il genuino impegno di Sunada a stimolare la risoluzione del caso si scontra con un’appetibilità mediatica che va per forza di cose scemando. Gli spettatori sono ormai annoiati da questa storia, bisogna vendergliene altre. A ciò si aggiunge la funzione di Keigo come attrattore di sospetti, sia da parte dei media che da parte del film per lo spettatore, anche per il suo aspetto lombrosiano, anche per essere un disadattato. Nel finale dirà qualcosa ma non si possono avere certezze su un tale personaggio così labile psicologicamente. E Yoshida riesce mirabilmente a sfumare il tutto. La società giapponese con i suoi formalismi e ritualità è poi presa di mira nel festeggiamento del compleanno ‘in contumacia’ della bambina. Equivale al matrimonio senza sposa di La cerimonia di Nagisa Ōshima. E la freddezza e il cinismo di una società si misura anche per quella bambina, compagna di giochi di Miou, che dopo due anni ha rimosso la sua amichetta dai suoi ricordi.

Missing è anche un grande e delicato ritratto di una donna e madre, Saori, in una memorabile interpretazione di Satomi Ishihara. Una donna ossessionata, nevrotica, che si porta l’incredibile rimpianto di essere andata al concerto e aver lasciato la bimba da sola la sera della sua sparizione. Il film è la storia della sua energia, mentre persevera con il volantinaggio, e della sua nevrosi che spesso esplode alle stelle, mentre per esempio, vede la figlia dappertutto. Yoshida la segue, con la sua t-shirt con la scritta “Andrà tutto bene”, nel suo percorso di illusione che giungerà a una forma di pacificazione: cambierà la scritta sulla maglietta e farà la volontaria per aiutare i bambini ad attraversare la strada. A lei la sceneggiatura affianca una situazione parallela di sparizione, ma che si risolve in un attimo. Per i protagonisti del film invece sembra non arrivare mai una soluzione, il destino sembra aver affidato loro una situazione senza sbocco. E il parallelismo accresce la frustrazione. Keisuke Yoshida si affida a immagini poetiche, come per esempio l’oceano come valvola di fuga di quella angoscia infinita, l’arcobaleno finale e le ombre cinesi. Usa raffinate soluzioni di regia come quella mdp finale che indietreggia dalla cittadina, mentre parallelamente anche l’operatore di Sunada compie lo stesso gesto con la sua telecamera. È tempo di lasciare questi personaggi, per tutti. Il pregio principale di Missing è la sua misura, il suo giocarsi in un tono soffuso. I personaggi sono sfaccettati, non c’è manicheismo. Yoshida preferisce impostare delle problematiche piuttosto che risolverle. In ognuno di loro alberga tanto il bene quanto il male. E questione di misura e moderazione è anche il fatto di non prende una strada netta, di non fare una satira feroce ma moderata e appropriata, nella sensibilità del regista.

Info
Missing sul sito del Far East.

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