Slocum et moi

Slocum et moi

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Programmata inizialmente nella sezione aperta al pubblico Cinéma de la Plage di Cannes 2024, la proiezione di Slocum et moi di Jean-François Laguionie era stata rinviata per il vento eccessivo e le possibili gravi conseguenze. Ironia della sorte per un film sulla vela (e non solo). Recuperato quantomeno per la stampa, il film di Laguionie è l’ennesimo, speriamo non ultimo, piccolo gioiello di un poetico animatore e cineasta che ha attraversato gran parte della storia dell’animazione francese. Un racconto autobiografico, leggiadro e commovente.

Il signore in salotto e la barca in giardino

Primi anni Cinquanta, nel giardino di famiglia sulle rive della Marna, Pierre inizia la costruzione della replica della Spray, leggendaria barca a vela sulla quale Joshua Slocum ha completato il giro del mondo in solitaria che lo rese famoso nel 1895. Vengono arruolati per l’occasione in questa avventura sua moglie Geneviève e suo figlio François. Quest’ultimo ha appena compiuto 11 anni: è appassionato di questo progetto e della figura tutelare di Slocum, simboli di libertà… [sinossi]

Era relegato sulla spiaggia l’autobiografico e poetico Slocum et moi di Jean-François Laguionie, recuperato per fortuna nella sala Bazin. Meno pubblico ma più stampa. Forse servirà a qualcosa. Oramai anziano, ottantaquattro anni portati con splendore, speriamo già proiettato verso un nuovo lungometraggio, Laguionie mescola con grazia illuminata i tratti appena accennati dell’animazione tradizionale con le ampie possibilità della computer grafica. Un film di ricordi e di immagini spesso sfumate, anche scarabocchiate, capaci di giostrare gli spazi vuoti, il bianco, quelle porzioni che non servono – e che spesso sono malamente riempite nell’animazione mainstream in cgi.
Un racconto adolescenziale, certo, ma anche uno stratificato diario di bordo, la cronaca di più di un’impresa. Quella più evidente, il giro del mondo in solitaria dello statunitense di nascita canadese Joshua Slocum, comandante di lungo corso che tra il 1895 e il 1898 ha circumnavigato il globo. Ma senza fretta. È lui Slocum, ma non solo lui: l’altro Slocum del titolo è il vero padre del protagonista, quello che lo cresce. Anche Pierre\Slocum si è lanciato in un’impresa: costruire una copia esatta dello Spray, il vecchio sloop che aveva accompagnato Joshua Slocum in giro per il mondo. Anche in questo caso, soprattutto in questo, senza alcuna fretta.

Il tempo scorre diversamente in Slocum et moi, in quei tempi oramai lontani, nei film e nella poetica di Laguionie. Non a caso, anche sul piano grafico e produttivo, il film si pone in continuità con Le stagioni di Louise (2016). Stagione dopo stagione. Qui vale la pena fare un balzo verso un altro film d’animazione, questa volta piazzato in concorso a Cannes 2024: La Plus Précieuse des marchandises di Michel Hazanavicius. Se nell’incursione nell’animazione del regista di The Artist il character design non riesce a tenere il passo dei fondali, le scelte grafiche di Laguionie, i sui tratti così delicati ed essenziali, si rivelano invece perfettamente funzionali ai paesaggi rurali, marittimi e cittadini, al ritmo del racconto e al suo senso, alla psicologia dei personaggi.
Un altro film, un legame ancor più stretto. Grand Tour di Miguel Gomes. Vivono fuori dal tempo Gomes e Laguionie, pensano a un cinema diverso, libero, pienamente autoriale ma mai elitario. Entrambi i film ci riportano a una dimensione narrativa dilatata, capaci di dipanarsi su più piani lasciati sedimentare. Viaggi anche emotivi e non solo geografici. Mariti o futuri mariti che si allontanano, scappano. Avventurieri romantici, latitudini e longitudini esotiche, sognanti. La mente corre a Sasha e il Polo Nord, anche senza dover uscire dal proprio giardino, o magari concedendosi qualche giorno furtivo nell’isola dei ratti.

L’adolescenza, la costruzione di un rapporto paterno, la passione per la vela, per il disegno, il primo amore. Slocum et moi è un racconto sussurrato e disegnato che ci restituisce la fisicità della carta, che può permettersi di abbozzare i dettagli o parte dei paesaggi, che guarda alla lezione grafica e cromatica di Twombly e Rothko. La staticità pittorica, la composizione delle inquadrature, un mare che probabilmente sarebbe piaciuto a Hokusai. «Si o ta alofa atu». Non si può che volere bene a Jean-François Laguionie, al suo cinema, alle sue piccole grandi avventure. Quelle vissute, quelle immaginate, quelle sognate.


Info

La scheda di Slocum et moi sul sito del Festival di Cannes.

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