La Plus Précieuse des marchandises

La Plus Précieuse des marchandises

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Ultimo titolo presentato in concorso al Festival di Cannes 2024, La Plus Précieuse des marchandises è la singolare incursione del polivalente Michel Hazanavicius nel cinema d’animazione. Una fiaba nera che si immerge nella Seconda guerra mondiale, tra i boschi della Polonia, lungo il tragitto dei treni della morte. Una fiaba sull’Olocausto o, come direbbe Hazanavicius, durante l’Olocausto.

The Search

C’era una volta un povero taglialegna e sua moglie. Vivevano in una grande foresta: il freddo, la fame, la povertà e la guerra che infuriava rendevano la loro vita molto dura. Un giorno, la moglie del taglialegna salva una bambina, lanciata da uno dei tanti treni che transitano costantemente nella foresta. Questa bambina, questo “più prezioso dei carichi”, trasformerà la vita della moglie del povero taglialegna e di suo marito, ma anche le vite di coloro che la incroceranno, compreso l’uomo che l’ha gettata dal treno. Alcuni cercheranno di proteggerla, qualunque sia il costo. La loro storia rivelerà il peggio e il meglio nei cuori degli uomini… [sinossi – festival-cannes.com]

In una delle sequenze più interessanti de La Plus Précieuse des marchandises il povero taglialegna sta camminando lungo i binari e dietro di lui spunta un treno. Uno dei tanti che passano ogni giorno, a ogni ora, su binari che attraversano il bosco. È ovviamente uno dei treni della morte, ovvero i convogli gestiti dalla Deutsche Reichsbahn e controllati dai nazisti che caricavano i prigionieri diretti verso i campi di concentramento, di lavoro o di sterminio. È notte, domina il buio, ed è la luce del treno a illuminare in parte l’inquadratura, con gli alberi e il taglialegna che sembrano solo nere silhouette. In questa sequenza, anche dal punto di vista grafico, Hazanavicius lavora di sottrazione, non accumula. Forse uno dei punti più alti della pellicola, con la neve che cade, e il senso narrativo di quella illuminazione. L’effetto silhouette, tra l’altro, nasconde le scelte di character design di Hazanavicius, non felicissime.

Al di là dello sviluppo narrativo, del cosa e soprattutto del come, vale la pena soffermarsi sugli aspetti legati all’animazione. La rinuncia al cinema dal vero e il passaggio all’animazione è una scelta più che legittima, resa ancor più suggestiva dal peso di un cineasta come Hazanavicius, tornato un po’ a sorpresa a una sua passione giovanile – una possibilità facilitata dallo straordinario stato di salute dell’animazione transalpina. Il risultato, sul piano tecnico-artistico, è però altalenante. I fondali ispirati, dall’afflato decisamente pittorico (si veda, in questo senso, l’ultimo lavoro di Jean-François Laguionie, Slocum et moi, relegato nelle proiezioni sulla spiaggia), non trovano nei pochi character design una controparte grafica all’altezza. I personaggi funzionano in campo lungo, o quando coperti dall’effetto silhouette, ma la loro resa cala in maniera evidente nei piani ravvicinati. Allo stesso modo, la fluidità delle animazioni è zoppicante, nonostante un budget non così risicato. La stessa scelta delle linee così marcate appare poco funzionale – un taglio realistico che non giova e che non è troppo distante, sul piano estetico, da certe animazione simil-rotoscopio degli ultimi anni. L’impressione è che il film avrebbe avuto bisogno di un diverso punto di partenza e poi sviluppo dei personaggi, una delle chiavi dell’animazione – la mente corre alle rigide selezioni della Tōei Dōga, allo sviluppo decennale dei chara design di Yasuo Ōtsuka, ma anche agli insuccessi tramutati in successi della Filmation. Tra disegno e animazione ci passano universi interi.

La fiaba nera La Plus Précieuse des marchandises, un po’ frettolosa in alcuni snodi narrativi, non si inabissa per fortuna nell’insostenibile retorica di The Search, ma la mano di Hazanavicius si dimostra ancora una volta pesante, incapace di fermarsi e di rinunciare, sottrarre, esfoliare. Non c’è quel silenzio evocato nel finale dalla voce narrante di Jean-Louis Trintignant. La ridondanza retorica del volo dell’uccellino, l’insistenza gratuita sulle immagini munchiane, la necessità di illustrare ogni fase dell’abbandono nel flashback, fino al finale che sembra soprattutto voler accumulare i minuti necessari: Hazanavicius affronta la Shoah come se fosse The Artist o Cut – Zombi contro zombi, come se gioia e dolore avessero lo stesso peso, come se questo contesto non fosse diverso da quello di una fiaba dei fratelli Grimm. Dei numerosi film d’animazione presenti miracolosamente al Festival di Cannes 2024, La Plus Précieuse des marchandises è uno dei più esili, sia nella scrittura sia dal punto di vista tecnico-artistico. Non che la cosa ci stupisca.

Info
La scheda di La Plus Précieuse des marchandises sul sito del Festival di Cannes.

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