Pierce

Pierce

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Esordio al lungometraggio per la regista di Singapore Nelicia Low, Pierce è una dramma psicologico ambientato nel mondo della scherma, giocato sul concetto di doppio, sul rapporto fraterno e sull’ambiguità tra bene e male. Presentato nella Proxima Competition del 58° Karlovy Vary International Film Festival.

Chi di spada ferisce

Quando il suo fratello maggiore viene rilasciato dal carcere, scontata una pena di sette anni, il liceale schermidore Zijie crede nella sua innocenza, cercando di convincere anche la madre in tal senso, solo per rendersi conto che l’idealizzazione del fratello potrebbe essere solo una fantasia. [sinossi]

Con un’immagine d’acqua, la schiuma di un ruscello e poi di un’immersione e un salvataggio, comincia Pierce (il titolo originale in cinese è 刺心切骨, traslitterabile in Cì xīn qiè gŭ), primo lungometraggio per la filmmaker di Singapore Nelicia Low, presentato alla Proxima Competition del 58° Karlovy Vary International Film Festival. La scena iniziale richiama a un’immersione amniotica in un film carico di psicanalisi, anche spicciola, mente l’acqua tornerà in tutto il film, vuoi come pioggia, nella scena in cui i due fratelli hanno dei momenti felici sotto l’ombrello, o come getti lanciati da irrigatori in un campo, sfondo del momento in cui i fratelli si trovano nella scuola. La scena iniziale è la scena di un trauma, che i personaggi si porteranno dentro per tutta la vita, quella del salvataggio di un bambino caduto in un ruscello da parte del fratello maggiore. Si tratta però di una scena ambigua, che si completerà e chiarirà solo nel finale, come i flashback dei traumi nel cinema di Dario Argento. Dopo la prima scena si delineano i personaggi: Zijie è un liceale di Taipei dedito allo sport della scherma, sua madre è una cantante retrò, specializzata nella musica americana anni Cinquanta/Sessanta. Il ragazzo viene a sapere della scarcerazione del fratello maggiore Zihan, che ha scontato una pena di sette anni per aver ucciso qualcuno con la sua spada da scherma, essendo anche lui un praticante di quello sport. Zijie prova grande ammirazione per il fratello maggiore, della cui innocenza è certo, e cerca di convincere di ciò anche la madre. Zihan si lega molto al fratello minore cui trasmette i principi della sua esperienza nella scherma, anche principi di vita.

Con Pierce Nelicia Low realizza un film psicanalitico che è un’analisi per lei stessa, che a sua volta ha praticato la scherma, prima di entrare nel mondo del cinema, facendo parte anche della squadra nazionale di Singapore. Ha avuto una vita non facile a causa del fratello maggiore, autistico, che comunque ha istintivamente cercato di idealizzare e mitizzare, oscurandone le problematiche. Infine il film si basa su un episodio di cronaca avvenuto a Taiwan nel 2014, mentre lei stava girando un cortometraggio. Una strage per follia: un ragazzo accoltellò a morte quattro persone nella metropolitana. Nell’immediato fu difeso dal fratello, con non concepiva potesse aver compito un tale gesto, mentre i genitori non ebbero nessun dubbio e chiesero pubblicamente scusa ai parenti delle vittime. Proprio per aderire a quella vicenda, Pierce è ambientato a Taiwan. La parte più riuscita del film riguarda proprio il contesto della scuola di scherma che diventa metafora della vicenda. Nella cultura orientale si rifà alle arti marziali e ne contempla i principi filosofici, un po’ come vorrebbe Zihan. Ma lui è stato proprio quello che li ha traditi usando la spada per uccidere, come offesa. Si tratta invece di uno sport incentrato sulla difesa proprio come evidente dalla sua derivazione etimologica, tanto in italiano, da “schermarsi”, quanto in inglese, “fencing” da “defencing”. Tra i personaggi, i fratelli tra di loro, i fratelli e la madre, si instaurano come dei duelli. Ma soprattutto nella scherma si indossa una maschera, si ha il volto nascosto, si è come omologati. Si è tutti uguali come fratelli che si somigliano. Il rapporto tra Zijie e Zihan, non a caso due nomi simili, si gioca molto su questa aspirazione all’omologazione fraterna. Non a caso Zijie si scopre omosessuale proseguendo nella ricerca del sé, o del fratello, anche nel partner. Lo scivolamento tra affetto fraterno e amore omosessuale passa attraverso quel momento in cui il ragazzo invita il fratello per parlare in un gay bar, e questi si stupisce della scelta del luogo. E pure il film si gioca sulla bipolarità secca tra bene e male, buono e cattivo, sulla possibilità, del tutto psicologica, dello shift da uno stato all’altro.

Nelicia Low confeziona una, tutto sommato, buona opera prima ma, proprio nell’impostazione psicologica del film, cade spesso nel ridondante. Giocando tutto sul suggerito, diventa inutile la scena della strage, anche se era proprio la scena primaria dell’episodio di cronaca cui si era ispirata. Tutto il sottotesto della musica anni Cinquanta, delle canzoni della madre che piacciono a Zijie e al suo fidanzato, si rivela poi sterile, un puro elemento decorativo. Sono del resto gli stessi ragazzi a dire che si trattava solo di un pretesto, e che in realtà non avevano alcuna passione per quel genere musicale. Del resto Nelicia Low dichiara avere come massimo modello di cinema Ang Lee, un gran maestro della bella confezione, a suo agio nell’Inghilterra ottocentesca come negli anni Settanta americani, nella Shangai occupata dai giapponesi come nel selvaggio West, o nella Cina mitologica da wuxia.

Info
Pierce sul sito di Karlovy Vary.

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