Pour le réconfort
di Vincent Macaigne
Volutamente sciatto e maldestro, Pour le réconfort si salva grazie a una cupa disperazione e a un vitale senso di anarchia. Esordio alla regia per l’attore Vincent Macaigne, presentato come proiezione speciale in ACID.
Odiare è vivere, e morire
Dopo anni di viaggi, Pascal e Pauline tornano a Orléans, nella terra dei loro genitori. Ritrovano gli amici d’infanzia che invece, di origini modeste, non si sono mai allontanati dalla campagna. [sinossi]
Nuovo eccentrico volto del cinema francese, sorta di reincarnazione un po’ più sfatta di Mathieu Amalric, con cui ha duettato in La loi de la jungle, Vincent Macaigne è un interprete tipicamente transalpino: sopra le righe, nervoso e scattante, “jean-pierre-léaudiano”, intellettuale e insieme fisico nella recitazione, dai modi surreali e aggressivi. Oltre al più recente La loi de la jungle, Macaigne è apparso con la sua personalità disturbante e incontrollata anche in La bataille de Solférino e 2 automnes 3 hivers, tra gli altri.
Ora esordisce alla regia con Pour le réconfort, presentato come proiezione speciale nella sezione extra e assolutamente indipendente del Festival di Cannes che si presenta con l’acronimo di ACID (Association du Cinéma Independant pour sa Diffusion), realizzando un film decisamente spiazzante.
Era facile – e quasi naturale – aspettarsi da Macaigne un lavoro che seguisse l’onda dei film che lo hanno reso noto, e dunque toni da commedia survoltata isterica e piacevolmente ‘piaciona’. E invece, a dimostrazione di come questo personaggio rifiuti la facile classificazione, Pour le réconfort è tutt’altro: sotto una superficie leggera si svela ben presto un nucleo drammatico e addirittura disperato, profondamente nichilista nella sua abissale auto-referenzialità.
Intanto l’attore-regista non cede alla tentazione di auto-dirigersi e lascia campo libero a un piccolo gruppo di attori (i cui interpreti maschili gli assomigliano tutti, ma come in una versione più depressa, cattiva e meschina); e questi incarnano dei personaggi ribollenti di violente frustrazioni.
Poi gira il suo film a bassissimo budget senza curarsi della messa in scena – o facendo finta di non farlo – e ‘buttando via’ le scene con riprese fisse in campo medio, campi/controcampi in cui manca sempre il totale, scavalcamenti di campo continui, fotografia sciatta, e così via.
Infine costruisce una narrazione dilatata in cui sostanzialmente vi sono solo due eventi, uno ad aprire e uno a chiudere il racconto, tutto giocato intorno al ritorno a Orléans di due fratelli nella terra avita, un enorme possedimento ormai lasciato al suo destino. E il vero nucleo del film finisce dunque per essere il confronto estenuante e molesto tra questi due fratelli e i loro amici d’infanzia che, sempre rimasti a vivere in campagna e di estrazione popolare, hanno sviluppato un radicato odio sociale.
Macaigne non ne ha per nessuno: i suoi protagonisti sono tutti sgradevoli, il suo film è respingente, le sequenze di litigio si accumulano spaventosamente. Eppure in questo diabolico rovello in cui veniamo sprofondati si legge la sincerità di una disposizione d’animo tremendamente disperata e la vitale anarchia di chi se ne frega delle esigenze spettatoriali e pensa che sia più importante fare il film che si vuole fare.
Certo, la conseguenza più naturale è che Pour le réconfort appaia un gesto auto-referenziale. E così è, inutile negarlo. Però Macaigne, al contrario, non è mai auto-compiaciuto, e in fin dei conti parla di tutti noi. Nel confronto infatti tra un doppio fallimento, quello della Francia (e dunque dell’Europa) dell’aristocrazia (e di chi ha sempre detenuto il potere) e quello della Francia più popolare e più sfruttata (che ha costruito i castelli in cui dormivano e dormono i signori), emerge la fine di una intera civiltà, la civiltà occidentale che pare ormai incapace di proporsi in modo attivo nella contemporaneità, preferendo piuttosto riversarsi addosso ettolitri di bile. Una bile che in fin dei conti può valere da piccolo ‘réconfort’, in attesa della fine.
Info
La scheda di Pour le réconfort sul sito di ACID.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Pour le réconfort
- Paese/Anno: Francia | 2017
- Regia: Vincent Macaigne
- Sceneggiatura: Vincent Macaigne
- Fotografia: Mauro Herce
- Montaggio: Nicolas Desmaison
- Interpreti: Emmanuel Matte, Joséphine de Meaux, Laure Calamy, Laurent Papot, Pascal Rénéric, Pauline Lorillard
- Produzione: CG Cinéma
- Durata: 90'