Il mio amico Eric

Il mio amico Eric

di

Loach continua a schierarsi con i suoi uomini ‘comuni’, non rinuncia alla nota polemica (la violenza con cui la polizia irrompe in casa del protagonista, il disagio giovanile, la sfiducia verso le istituzioni) e non accenna a discostarsi da uno stile di regia ormai collaudato. Ma mette, per un attimo, da parte la rabbia, lo spirito caustico e ‘rivoluzionario’, si ferma a bere una birra con i suoi protagonisti. E firma una commedia riuscita.

Il dribbling di Loach

Eric sembra aver perso completamente il controllo della sua vita, la moglie lo ha lasciato e gli amici non riescono ad aiutarlo. Ma il suo mito Eric Cantona arriva magicamente a dargli tutte le soluzioni. [sinossi]
Dopo tre anni dal successo de Il vento che accarezza l’erba, Ken Loach torna all’assalto della Palma d’oro. Ma, sorprendentemente, sceglie di dare una sterzata a un cinema sempre più simile a un pamphlet politico, a un comizio ininterrotto, relegato nei limiti di una presa di posizione dichiarata e di un manicheismo piuttosto semplicistico. Il merito è, in buona parte, della sceneggiatura dell’inseparabile Paul Laverty, che lascia da parte l’abituale, austera severità, per abbracciare toni più leggeri e divertiti e sbandare addirittura verso derive fantastiche. L’ambiente è quello solito della working class britannica, ma non c’è segno di denuncia o lotta di classe. Tutte le ‘esplosive’ implicazioni sociali della vicenda scorrono sotto traccia, costituiscono il substrato presente, ma silenzioso, su cui vengono a svilupparsi dinamiche più intime e sottili. Looking for Eric è in fondo una parabola su un sogno chiamato Eric Cantona, un sogno che ridà fiato e fiducia, nonostante i disastri della quotidianità, i conti da saldare, le solitudini. È una favola che sfida l’ingenuità con una certa dose di incoscienza e follia. Un racconto morale che, da un lato, guarda al passato, con tutto il suo carico di errori e fallimenti, amori andati a male e speranze dissolte, e che, d’altro canto, prova a ricostruire il futuro, inventando la possibilità di nuove strade.

Un doppio movimento sorprendente per un regista come Loach, sempre concentrato sull’urgenza del presente (anche nelle ricostruzioni d’epoca come Il vento che accarezza l’erba e Terra e libertà), sempre inguaribilmente affetto dalla sindrome del reporter, incline all’illustrazione didattica e all’intervento critico sul problema ‘del giorno’. Qui Loach ritrova l’umore dei momenti migliori (Riff Raff, My Name Is Joe), quei toni da commedia che in fondo gli sono più congeniali. Si concede il lusso di dar libero sfogo alla propria passione per il calcio, con le immagini di repertorio dei goal e delle azioni magiche di Cantona e si riconcilia per una volta con questo sporco mondo. Certo: Loach continua a schierarsi con i suoi uomini ‘comuni’, non rinuncia alla nota polemica (la violenza con cui la polizia irrompe in casa del protagonista, il disagio giovanile, la sfiducia verso le istituzioni) e non accenna a discostarsi da uno stile di regia ormai collaudato. Ma mette, per un attimo, da parte la rabbia, lo spirito caustico e ‘rivoluzionario’, si ferma a bere una birra con i suoi protagonisti, sempre un po’ idioti e cazzeggiatori, ma naturalmente solidali, e si lascia andare con leggerezza, complice divertito e sconclusionato del gioco degli interpreti e dell’autoironia irresistibile di Cantona. Probabilmente la migliore commedia di questo Festival di Cannes.

Info
Il mio amico Eric, il trailer.

  • il-mio-amico-eric-2009-ken-loach-05.jpg
  • il-mio-amico-eric-2009-ken-loach-04.jpg
  • il-mio-amico-eric-2009-ken-loach-03.jpg
  • il-mio-amico-eric-2009-ken-loach-02.jpg
  • il-mio-amico-eric-2009-ken-loach-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • Cannes 2019

    sorry we missed you recensioneSorry We Missed You

    di Resoconto dettagliato delle condizioni di vita di un lavoratore contemporaneo, Sorry We Missed You è l’ennesimo film “necessario” di Ken Loach, forse l’unico regista per il quale l’aggettivo “didattico” ha sempre un’accezione positiva. In concorso a Cannes 2019.
  • Buone feste!

    Looks and Smiles

    di Non tutti i film di Ken Loach sono arrivati in Italia, in particolar modo quelli diretti durante l'era Thatcher. Rientra in questo novero di titoli anche Looks and Smiles, cupa riflessione sulla gioventù mandata alla macelleria sociale dal liberismo.
  • Cannes 2016

    io-daniel-blakeIo, Daniel Blake

    di Palma d'Oro al Festival di Cannes, Ken Loach ritrova quella verve politica e narrativa che sembrava smarrita. Una pellicola imperfetta, che Laverty sovraccarica con eccessi e sottolineature didascaliche, ma saldamente avvinghiata alla quotidianità, alle difficoltà della classe operaia, al perenne conflitto tra Stato e cittadino.
  • Archivio

    Jimmy’s Hall

    di Una storia sulla carta esemplare che scivola via senza lasciare traccia, raccontata con una cadenza meccanica, smaccatamente didascalica. Tra le pellicole in concorso a Cannes 2014, Jimmy's Hall è senza dubbio la più prevedibile, probabilmente la più esile.