Assault Girls

Assault Girls

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Dopo The Sky Crawlers, Oshii torna alla dimensione live action: Assault Girls non riflette solamente sul gioco come realtà e sulla realtà come gioco, ma è capace di fare propri alcuni stilemi del mondo videoludico.

La chiocciola e le balene della sabbia

Avalon-F è un mondo/gioco ancora sperimentale riservato per ora a pochi giocatori incaricati di sondarne le possibilità future ed è stato creato da coloro che hanno costruito lo stesso Avalon. Quest’avanguardia di giocatori deve cercare di cacciare e sconfiggere i suna kujira (le Balene della sabbia) orribili mostri che percorrono ininterrottamente le desolate pianure che compongono il paesaggio del luogo. Uccidendo questi mostri è possibile guadagnare dei punti e ottenere così delle armi migliori e più potenti per  sconfiggere il mostro dei mostri, l’uccisione del quale porterebbe a un salto di Livello/Mondo. Le tre  solitarie giocatrici impegnate in questa caccia, Gray (Meisa Kuroki), il Collonnello (Hinako Saeki) e Lucifero (Rinko Kikuchi) dovranno però in questa decisiva caccia unire le loro forze assieme a quelle di Jäger (Yoshikatsu Fujiki) se vorranno conquistare l’ambita preda. [sinossi]

A una distanza relativamente breve da The Sky Crawlers, Mamoru Oshii ritorna con Assault Girls a dirigere un nuovo lungometraggio, non un’animazione questa volta ma un live-action che fa però un ampio uso della Computer Graphic. Assault Girls non è solo un come back a quell’universo di gioco/realtà che Oshii aveva magnificamente creato con Avalon, ma è anche un’opera in cui confluiscono quel mondo e quell’estetica intravisti in due degli episodi, tanto geniali quanto sottovalutati, contenuti negli omnibus Shin onna tachiguishi retsuden (2007) e Kiru-Kill (2008) [1]. Hinako Saeki, Rinko Kikuchi (ricordiamo almeno la sua presenza in Babel) e Meisa Kuroki sono il trittico femminile che assieme alla presenza maschile di Jäger animano il film. Se Yoshikatsu Fujiki con la sua non convincente interpretazione risulta il personaggio meno riuscito, quello che forse più affascina è senz’altro Lucifero, il taglio corto e l’aria sbarazzina della Kikuchi riescono a creare un accenno di personaggio (solo così  si possono definire in questo film) che con il suo bighellonare e il suo atteggiamernto giocherellone impreziosisce di  scenette quasi surreali la pellicola [2].

Chi abbia incrociato nel web il trailer non si lasci ingannare, mai due cose sono state tanto diverse, il film infatti non è, come invece potrebbe apparire a prima vista, un divertissement o una parodia dell’action movie, o almeno lo è solo in parte. La caratteristica principale di questo Assault Girls, il suo pregio e allo stesso tempo il suo difetto, è infatti il suo essere ibrido: oltre a percorrere il limite fra media differenti il film tenta anche di diventare esso stesso qualcosa di diverso. Non è né un lungometraggio né un corto, ma con la sua durata di poco più di un’ora si colloca in una zona intermedia, tanto più che il titolo arriva dopo una lunga introduzione di una quindicina di minuti molto filosofica e parlata, con una voce narrante che ci spiega qual è il mondo in cui si svolgono le vicende, cioè uno attiguo a quello di Avalon.

Assault Girls non è solamente un’opera che riflette sul gioco come realtà e sulla realtà come gioco, ma è capace anche di fare propri alcuni degli stilemi del mondo dei videogame [3]. Così succede con la caccia-tiro al bersaglio agli emormi suna kujira che percorrono le immense pianure, o ancor di più con il combattimento fra  Jäger e Gray che è in tutto e per tutto la trasposizione su grande schermo di una partita al videogame. Queste poche scene sono collegate fra loro dalla monotonia dell’attesa che riempie con il suo vuoto quasi tutta la durata del film, non certo una novità per Oshii. In Avalon vi erano le lunghe scene in metropolitana, in Patlabor le panoramiiche sulla città, per non parlare di tutto il sostrato ideologico di The Sky Crawlers, dove la monotonia  nel suo movimento a spirale sfociava in una ripetizione quasi religiosa. Si potrebbe brutalmente sintetizzare che in Assault Girls non succede quasi niente e che il plot è quasi assente e anche volendo ammetterlo, la storia non subisce comunque nessuno sviluppo di sorta e questo è forse dovuto anche al modo in cui il film è nato, non seguendo cioè un’idea ben precisa ma piuttosto formandosi per accumulazione, come dichiarato dallo stesso regista. Ma è qui che sta la genialità (o la follia) di Oshii: certo, se visto dal punto di vista della progressione narrativa, dello sviluppo dei personaggi, il film è un fallimento, ma sembra che il regista giapponese avesse ben altro in testa. La scelta dei cieli grigi attraversati da sporadiche nuvole, i colori, così come in Avalon, molto tenui e quasi sciapi, e i paesaggi mongolici, creano una monotonia magnificata dalle lunghe attese che si sublima grazie alla musica del sempre sorprendente Kenji Kawai e all’ottimo lavoro svolto da Hiroaki Yuasa alla fotografia.

Fenomenali in questo senso le riprese della chiocciola [4], fragile simbolo che con le sue caratteristiche riassume splendidamente il film, la lentezza e la geometria spiraliforme della conchiglia si riverberano con forza nell’andamento e nello stile della pellicola. Questo animale  ritorna ossessivo così in molte inquadrature, con dei  primissimi piani quasi di taglio documentaristico ma con un sentire per il piccolo così allucinato che  diventa quasi stupefazione [5]. Il senso di vividezza che il bravo Yuasa riesce a ottenere anche con un sapiente uso dei colori, in queste scene più vividi, perfora l’apparente virtualità dell’ambiente (ricordiamoci che siamo all’interno di una realtà di gioco a sua volta dentro un film a sua volta dentro l’allucinazione che chiamiamo reale a sua volta) e cortocircuita  il tessuto cinematico stesso rammentandoci come il Reale si nasconda e sia talvolta prodotto anche nelle pieghe del simulacro. Ed è per questo motivo che Assault Girls rimane nonostante tutto un’opera da vedere.

Note
1. I due episodi sono rispettivamente Assault girl: kentucky no Hinako e soprattutto il bellissimo Assault Girl 2.
2. Nel film questi protagonisti comunicano prevalentemente in inglese, la lingua del gioco di cui fanno parte, ma purtroppo tutti gli attori mantenendo una forte pronuncia giapponese finiscono per creare una sorta di Babele per cui è davvero difficile capire ciò che viene detto.
3. In questo senso non sarà inutile notare come Assault Girls sia uscito in Giappone poco prima di Avatar e come i due lavori, anche se diversissimi per concezione, portata, budget e soprattutto per riuscita, vadano a toccare dei punti nodali della nostra contemporanetà. Si aggiunga poi il fatto che un’interessante discussione sulle eventuali influenze del cinema d’animazione giapponese (Miyazaki e Oshii ma non solo) nel film di Cameron, ha animato la comunità degli studiosi e degli amanti del cinema nipponico.
4. Interessante  e curioso notare come nei titoli di coda le tre chiocciole che hanno interpretato quella del film, siano citate tutte per nome.
5. Piccoli animali inquadrati in lisergici primissimi piani (memorabile un piccolo ranocchio) si trovano anche  nel già citato episodio di Kill/Kiru diretto da Oshii e fotografato dallo stesso Yuasa.
Info
Il trailer di Assault Girls.

  • Assault-Girls-2009-Mamoru-Oshii-01.jpg
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  • Assault-Girls-2009-Mamoru-Oshii-03.jpg

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