The Yellow Sea
di Na Hong-jin
The Yellow Sea assume ben presto le fattezze di un classico action hitchcockiano, con il protagonista costretto a confrontarsi con un piano criminoso più grande di lui, uomo solo contro il destino avverso.
The Murderer
Frontiera tra la Russia, la Cina e la Corea del Nord. Pieno di debiti, vicino alla miseria più totale, un uomo accetta l’offerta di assassinare uno sconosciuto. È la sua ultima possibilità di sostenere i bisogni della propria famiglia. Sa pochissime cose sul suo obbiettivo, ma non ha alcuna idea dell’ingranaggio nel quale è stato intrappolato… [sinossi]
Non è usuale aprire una recensione trovandosi costretti a spiegare il motivo del titolo della stessa: The Murderer, al di là del ruolo attribuito al protagonista della cupa vicenda di violenza e rivalsa narrata nel corso del film, è anche il titolo con cui l’opera seconda di Na Hong-jin approderà in sala in Francia, evitando l’altrettanto efficace titolo internazionale (in coreano è conosciuto come Hwanghae). Una scelta che identifica con una certa ironia il succo del discorso affrontato da Na in questa seconda sortita dietro la macchina da presa dopo il sorprendente esordio The Chaser, applaudito nel 2008 sulla Croisette nel corso della sessantunesima edizione del Festival di Cannes, dove era stato presentato Fuori Concorso: The Yellow Sea parla in effetti di un assassino, costretto suo malgrado ad agire come tale in un mondo che sembra dominato solo ed esclusivamente da irrazionali esplosioni di violenza.
Gu-nam, miserabile sottoproletario che sogna di riuscire a ricongiungersi all’amata moglie fuggita a Seul alla disperata ricerca di un lavoro che le permettesse di sopravvivere, è uno degli ottocentomila sino-coreani conosciuti con l’appellativo di Joseonjok (Chaoxianzu in cinese) che abita a Yanji, capoluogo della prefettura autonoma coreana di Yanbian, a ridosso del confine con la Corea del Nord: quando gli viene prospettata la possibilità di ritrovare la consorte qualora si assumesse la responsabilità di uccidere un uomo di cui sa poco o nulla, non ci pensa su due volte, nonostante non abbia alcuna dimestichezza con azioni di questo tipo. Meticoloso, studia dettaglio per dettaglio l’intero piano omicida, animato dalla speranza di riuscire finalmente a coronare il proprio sogno. Ovviamente, come in ogni thriller che si rispetti, le cose non andranno come previsto, e Gu-nam si troverà a dover schivare i colpi di chi lo vuole morto e della polizia che lo considera responsabile unico dell’assassinio. The Yellow Sea assume dunque ben presto le fattezze di un classico action hitchcockiano, con il protagonista costretto a confrontarsi con un piano criminoso più grande di lui, uomo solo contro il destino avverso. Tra l’altro la scelta di Na di andare a posare l’obbiettivo della macchina da presa su una realtà sconosciuta ai più come quella dei Joseonjok, minoranza etnica che subisce tanto la discriminazione del governo cinese quanto la diffidenza della popolazione coreana, incapace di comprenderne anche il dialetto, sembrava aprire squarci inaspettati a una struttura narrativa per il resto piuttosto prevedibile. In questo senso si sarebbe confermata la statura autoriale del giovane cineasta sudcoreano, dopo lo stratificato e intenso The Chaser, a sua volta thriller carico di una vena satirica crudele e dissacrante nei confronti del governo di Seul. Non c’è dubbio che sotto molti punti di vista The Yellow Sea riesca a rivaleggiare con il precedente lavoro di Na: la descrizione dell’ambiente sudcoreano è ancora una volta illuminante, in grado di elevarsi al di sopra della prammatica di genere dell’industria locale. Se ambienti sordidi, personalità violente e situazioni che travalicano ampiamente il confine della legalità sono rintracciabile nella stragrande maggioranza dei thriller girati in Corea del Sud – dove il genere sforna un numero elevatissimo di titoli interessanti all’anno – Na Hong-jin riesce a spingersi sempre un passo oltre, descrivendo una natura umana irredenta, destinata alla più completa e irreversibile (auto)distruzione, pronta anche a indicibili aberrazioni pur di raggiungere lo scopo prefissato.
Uno scopo che in The Yellow Sea però inizia ad apparire sfocato da metà film in poi: c’è un punto di non ritorno, identificabile nella rocambolesca fuga di Gu-nam dal porto, inseguito da un centinaio di scagnozzi del cattivo di turno, da cui prende il via un deragliamento che procede a ritmo incessante fino ai titoli di coda. Laddove The Chaser era apparso illuminato anche per la capacità di non aggiungere nulla di non indispensabile alla narrazione, The Yellow Sea è afflitto dalla malattia più frequente nelle produzioni mainstream sudcoreane: la logorrea.
Come molti altri titoli a lui affini venuti alla luce nell’ultimo anno (I Saw the Devil di Kim Jee-won, The Unjust di Ryoo Seung-wan, The Man from Nowhere di Lee Jeong-beom), anche The Yellow Sea non riesce a resistere alla tentazione di aprire il proprio film a un numero imprecisato di sotto-trame, spesso del tutto superflue al nucleo fondante del film stesso. Anche l’accumulazione di sequenze spettacolari – inseguimenti, stragi, combattimenti corpo a corpo, fughe e via discorrendo – non giova all’insieme dell’opera, cui manca l’asciuttezza necessaria, dote in cui spiccava invece proprio The Chaser. Encomiabile il coraggio nella messa in scena della violenza, che nonostante l’abuso di sangue e massacri – alcuni perpetrati a colpi di osso di manzo, oltre ai sempre presenti coltelli e martelli – riesce a evitare con cura di cadere nel ridicolo involontario. Per quanto The Yellow Sea sia un godibile esempio di mainstream – girato in digitale per risparmiare sui costi di produzione –, da Na Hong-jin era legittimo aspettarsi di più: grida vendetta, in effetti, la mancanza di un approfondimento politico sulla questione dei Joseonjok, scelta narrativa che appare poco più di un pretesto, e che invece rappresenta l’intuizione più affascinante dell’intero film. Si sa, comunque, che spesso l’opera seconda nasconde pericolose insidie: vedremo dunque dove approderà l’immensa classe registica di questo cineasta trentasettenne.
Info
Il sito ufficiale di The Yellow Sea: theyellowsea.co.uk
La scheda di The Yellow Sea sul sito della CGHV.
- Genere: drammatico, gangster movie, thriller
- Titolo originale: Hwanghae
- Paese/Anno: Corea del Sud | 2010
- Regia: Na Hong-jin
- Sceneggiatura: Na Hong-jin
- Fotografia: Lee Sung-je
- Montaggio: Kim Sun-min
- Interpreti: Cho Seong-ha, Ha Jung-woo , Kim Jae-hwa, Kim Yoon-seok, Lee Chul-mi
- Colonna sonora: Jang Yong-kyu, Lee Byung-hoon
- Produzione: Fox International Productions, Hong Kong Asia Film Financing Forum, Korea Trade Insurance Corporation, Location Incentive Program of Pusan Film Commission, Popcorn Films, Showbox/Mediaplex, Wellmade Starm
- Durata: 157'