Intervista a Gian Luca Farinelli

Intervista a Gian Luca Farinelli

Tornano al cinema alcuni classici restaurati, a partire dal 23 settembre con Dial M for Murder di Hitchcock che sarà proiettato in 3D. Ne abbiamo parlato con il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, che promuove l’iniziativa.

Da tempo in altri paesi, in particolare in Francia, è possibile vedere classici del passato restaurati e distribuiti nel normale circuito delle sale. Dopo il successo di To Be or Not to Be (Vogliamo vivere, 1942) di Ernst Lubitsch che, uscito per Teodora a fine maggio, ha incassato quasi 400mila euro, ora ci prova, in maniera più strutturata, anche la Cineteca di Bologna – da anni impegnata nel restauro – che si lancia nel mercato della distribuzione con l’iniziativa Il cinema ritrovato. Al cinema. Classici restaurati in prima visione. Tutti i lunedì e i martedì di ogni mese verranno portati su grande schermo, in collaborazione con Circuito Cinema, film come Il gattopardo (1963) di Luchino Visconti, Risate di gioia (1960) di Mario Monicelli, Les enfants du Paradis (Amanti perduti, 1945) di Marcel Carné, The Gold Rush (La febbre dell’oro, 1925) di Charlie Chaplin e La grand illusion (1937) di Jean Renoir (sul sito della Cineteca è possibile consultare il programma completo: http://www.ilcinemaritrovato.it/).
Si comincerà il prossimo 23 settembre con Dial M for Murder (Il delitto perfetto) di Alfred Hitchcock, film del 1953 che Hitch girò in 3D. La stereoscopia infatti all’inizio degli anni ’50 era all’apice, ma il suo successo durò pochissimo, soppiantata dal Cinemascope. L’uscita del film poi fu rimandata all’anno successivo dal momento che il testo teatrale da cui è tratto, in quel lasso di tempo era di scena a Broadway e si voleva evitare una “concorrenza” tra le due versioni. Quando quindi Dial M for Murder arrivò nelle sale, nel 1954, il 3D era già passato di moda e dunque fu distribuito in 2D. Ora invece, proprio grazie all’iniziativa della Cineteca di Bologna, sarà possibile vedere il film in 3D, restaurato e digitalizzato, in un ampio spettro di sale italiane. A margine della presentazione alla stampa di Dial M for Murder, abbiamo parlato di questo restauro e, più ampiamente, dell’iniziativa di Il cinema ritrovato con Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna.

Dial M for Murder era già stato restaurato negli anni ’80 dalla Warner Bros. È stato restaurato di nuovo per l’occasione?

Sì, la versione che abbiamo visto e che verrà distribuita in sala, sempre restaurata dalla Warner, è stata già presentata all’ultima edizione della Berlinale. Ovviamente il restauro è un qualcosa che va continuamente aggiornato e quindi è normale che a distanza di qualche anno si proceda di nuovo. Abbiamo scelto di cominciare questa selezione di classici del passato con Dial M for Murder perché, pur non essendo stato restaurato dalla Cineceteca di Bologna – al contrario di altri titoli in cartellone – ci sembrava che esemplificasse al meglio l’idea di “cinema ritrovato”. Infatti, al di là delle poche proiezioni che vennero fatte negli anni ’80 per il restauro dell’epoca, questo film non è mai stato presentato in 3D, pur essendo stato pensato per quello scopo. Infatti, come dice Martin Scorsese nella clip che abbiamo visto prima della proiezione, nemmeno nel ’54 quando il film uscì nelle sale americane lo si vide in stereoscopia. Quindi si tratta proprio di una scoperta eccezionale perché, vedendolo, si capisce quanto Hitchcock abbia pensato il film in quel formato.

Dial M for Murder sarà proiettato sia in 3D che in 2D? Quante sale hanno aderito all’iniziativa e quale sarà il costo del biglietto?

Il film sarà proiettato solo in 3D e il prezzo verrà stabilito dai singoli esercenti. Noi abbiamo comunque chiesto che vengano fatti dei prezzi più bassi rispetto a quelli consueti. Per ora, hanno aderito 36 sale in tutta Italia e il numero è aumentato negli ultimi giorni. Si tratta di schermi situati nei centri storici e quindi ci sembra importante anche a livello simbolico il fatto di proiettare questi film in sale che normalmente sono in difficoltà rispetto ai multiplex e che così proporranno un’idea di cinema diversa.

Il 3D degli anni ’50 era più improntato al “rilievo”, ovvero le immagini venivano verso lo spettatore molto più di quanto accada oggi, dove ad essere accentuata è più la profondità di campo. Crede che la Warner abbia fatto un buon lavoro?

So che il lavoro è stato scrupolosissimo e si è cercato il più possibile di rispettare l’essenza del film. Certo, delle differenze rispetto all’originale del ’53 ci saranno e lo dice semplicemente anche il fatto che in quel caso il film era in pellicola, si indossavano gli occhialini di cartone con una lente rossa e una verde, la proiezione avveniva con due proiettori collegati e ad una determinata distanza e anche lo schermo era particolare, diverso da quello odierno.

Gli aloni blu che si vedono più volte intorno ai personaggi si sono presentati con il restauro o c’erano già?

Gli aloni blu c’erano già nella versione originale in 35mm e non è stato possibile toglierli. Così come in alcuni punti si vede la grana, che è proprio la grana della pellicola. Secondo me, comunque il lavoro fatto dalla Warner Bros. è stato eccellente, perché restituisce perfettamente il tipo di immagine che Hitchcock aveva pensato per il film, dove ciò che contava di più era la profondità interna al quadro e non lo “sfondamento” dell’immagine, se non in un paio di scene, quella delle forbici e quella della chiave. E poi hanno anche deciso giustamente di tenere degli elementi, diciamo così, filologici, come ad esempio la scritta Intermission tra la prima e la seconda parte del film, una interruzione all’epoca necessaria per cambiare la pellicola.

Per tornare a Scorsese, è interessante quello che dice nella breve clip che abbiamo visto oggi, ovvero che il 3D degli anni ’50 è stato presto rimpiazzato dal Cinemascope. Secondo lei è possibile che il 3D odierno venga accantonato per qualche altro formato, e che magari l’evento di presentazione di Dial M for Murder la prossima volta sarà una proiezione in pellicola anziché in digitale?

Sì, senz’altro. Le tecnologie evolvono continuamente e in base ad esse ci sono periodicamente dei cambiamenti nel formato, oggi lo proiettiamo così, ma tra dieci o venti anni ci sarà un nuovo sistema. Naturalmente è possibile che l’evento in un futuro non troppo lontano possa essere la proiezione in pellicola di un classico del passato. A quel punto però gran parte degli esercenti non avranno più a disposizione i proiettori a 35mm, perché come sappiamo stanno tutti effettuando ora il passaggio al digitale. Ma ci saranno sempre le cineteche, che non solo sono deputate alla conservazione delle pellicole, ma possono anche mostrarle al pubblico in eventi o rassegne, come ad esempio noi alla Cineteca di Bologna facciamo da tanti anni. E comunque credo che, in generale, la pellicola non sparirà. Basta vedere cosa è successo nel campo della musica, dove si diceva che il cd avrebbe soppiantato il vinile e adesso sta succedendo il contrario. In ogni caso, per noi non sarebbe stato possibile organizzare queste uscite in 35mm, sarebbe venuto a costare troppo. In un periodo in cui quasi tutti stanno passando al digitale, l’unico modo attualmente è mostrare questi film così. Anche perché avrebbe avuto poco senso mostrare questi film in pellicola in trenta o più sale, facendoli girare e sottoponendoli magari a ulteriore usura, richiedendo così poi subito dopo un nuovo restauro. In particolare, poi, non sarebbe stato possibile mostrare Dial M for Murder. Infatti, già all’epoca, negli anni ’80, quando anche alla Cineteca di Bologna mostrammo il restauro in 3D di allora, dovemmo chiamare un tecnico dalla Francia, perché era l’unico che sapeva come proiettare con il doppio proiettore. Era un tecnico che lavorava per il festival di Locarno.

Qual è la tendenza attuale del restauro? Si restaura solamente in digitale o si continua a restaurare anche in pellicola?

No, assolutamente si continua a restaurare in tutti e due i modi. Ad esempio, il restauro de Il gattopardo che abbiamo fatto noi della Cineteca di Bologna, l’abbiamo fatto sia in digitale che in pellicola. Tutti e due i modi continuano a procedere parallelamente. Infatti è oramai cosa appurata che il modo migliore per conservare un film è in pellicola e le istituzioni preposte a farlo sono le cineteche. Ancora più importante è conservare il negativo originale. Purtroppo però, nel corso dei decenni, si sono susseguite varie tecniche di restauro e varie convinzioni. Ad esempio, in passato, fino a prima degli anni ’80, si era convinti che si dovessero passare tutte le copie dal nitrato al safety, ovvero la nuova pellicola ignifuga. Questo, in particolare nei paesi dell’Est Europa, che hanno seguito questa regola in modo più rigido, ha portato a perdere i negativi originali. Ad esempio, con buona pace di Paolo Villaggio, noi purtroppo non abbiamo più una copia originale in nitrato di La corazzata Potëmkin di Ėjzenštejn – e così di tutti i suoi film – perché tra gli anni ’60 e ’70 l’originale in nitrato è stato passato in safety e poi è stato bruciato. Se noi oggi avessimo il nitrato originale del film potremmo restaurare delle magnifiche versioni, sia in pellicola che in ditigale. Ma non è possibile, purtroppo. Abbiamo invece solo la possibilità di recuperare quella pellicola che però, essendo degli anni ’60, restituisce quel tipo di immagine.

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