Il Sud è niente

Il Sud è niente

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Un coming-of-age movie ambientato nel profondo sud italiano: Il Sud è niente di Fabio Mollo è un racconto di denuncia e speranza che si è aggiudicato il Premio Camera d’oro Taodue per il Miglior produttore emergente di opera prima/seconda dell’ottava edizione del Festival del Film di Roma.

Costantemente oggetto di angherie da parte dei compagni di classe per via del suo aspetto androgino, Grazia vorrebbe semplicemente isolarsi e tentare di colmare in solitudine il vuoto dell’assenza del fratello, scomparso in circostanze misteriose: a pochi giorni dalla maturità la ragazza si divide fra solitarie corse in motorino e il negozio di pesce di famiglia dove aiuta il padre, Cristiano, un uomo taciturno e sempre più inquieto. [sinossi]

È in una Reggio Calabria bruciata dal sole di inizio estate che Fabio Mollo sceglie di ambientare il suo lungometraggio d’esordio, un racconto di formazione che prende le mosse dal disagio dell’adolescenza per poi puntare i riflettori sulle difficoltà del sud, schiacciato dalla criminalità organizzata e dalle sue logiche, dall’omertà e dal silenzio: Il Sud è niente nasce come ampliamento, evoluzione e sviluppo del progetto Giganti – vincitore del premio per il miglior cortometraggio alla venticinquesima edizione del Torino Film Festival – con l’obiettivo di restituire maggiore spazio e compiutezza alla denuncia del fenomeno omertoso, letto attraverso lo sguardo di una giovane che si batte contro il muro di silenzio che sembra avvolgere la sua famiglia, la sua comunità.

Fabio Mollo, regista reggino, assorbe energie e contraddizioni della sua città e le trasporta su pellicola, dove prende forma una storia fatta di parole borbottate o taciute, di sguardi bassi e inquietudini: Il Sud è niente – premiato al Festival di Roma con Camera d’oro Taodue per il Miglior produttore emergente di opera prima/seconda – accompagna la protagonista in quella fase di transizione fra l’innocenza e l’ingenuità dell’infanzia e dell’adolescenza e la consapevolezza dell’età adulta, seguendo passo dopo passo il processo di crescita di Grazia, che nasconde la sua femminilità dietro a un aspetto e atteggiamenti mascolini, forse per rievocare nei suoi gesti la presenza/assenza di quel fratello tanto amato che l’ha abbandonata senza concederle un addio.

Mollo sceglie di costruire il suo film su una struttura essenziale, sorretta prevalentemente dalle interpretazioni degli attori: Vinicio Marchioni regala fragilità e inquietudine al suo Cristiano ma è l’esordiente Miriam Karlkvist a tenere le redini del racconto, brava nel calibrare le diverse sfumature della sua Grazia, ruvida e scontrosa solo per autodifesa. Eppure malgrado l’impegno nel tentare di restituire tridimensionalità ai personaggi, le lacune di scrittura rendono sempre meno fluido il dipanarsi della storia, che fatica a dissipare la nebulosità del racconto principale e allo stesso tempo preferisce concentrarsi su segmenti narrativi secondari, per la verità poco funzionali se non superflui: l’incedere del film non è così incalzante e anzi Mollo sembra voler sottolineare i momenti di stallo e immobilismo nello sviluppo della storia, quasi a voler amplificare il senso di statica attesa e sospensione che sta alla base dell’atmosfera del progetto. Pur prendendo le mosse da un mistero come quello della scomparsa del fratello di Grazia (morto? Emigrato in Germania?), le dinamiche de Il Sud è niente non si addentrano nel territorio del thriller, seguendo soprattutto il flusso emotivo che anima i personaggi, puntando i riflettori sulle direttrici – solo apparentemente divergenti – lungo le quali si muovono la protagonista e suo padre, entrambi in lotta contro se stessi e contro l’ambiente a loro circostante.

Rabbioso e allo stesso tempo carico di speranza, il film trova la propria cifra distintiva nella compenetrazione fra un approccio generale realistico e improvvise suggestioni magiche e oniriche, in un viaggio taciturno in una Reggio Calabria dalle mille anime, con le strade assolate e poco frequentate, le sagre estive con le luci al neon e gli autoscontro, i cantieri abbandonati: qualche eccesso di didascalismo appesantisce il racconto, senza comprometterne tuttavia la compattezza, offrendo allo schermo una piccola storia di dolore, intimo e privato, nella quale ribolle l’insofferenza verso quel regime di sottomissione che fa leva sulla capacità intimidatoria della criminalità organizzata. Il silenzio e la paura divorano il futuro e la possibilità di riscatto, ma nel liquido amniotico di un mare che è fonte di vita e di morte, c’è forse lo spazio per una rinascita.

INFO
Il Sud è niente sul sito della Berlinale.
La pagina de Il Sud è niente sul sito di Alice nella città.
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