Humandroid

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Dopo il futuro distopico di Elysium, Blomkamp torna con Humandroid a temi e luoghi più consoni alla sua science fiction futuribile, sociopolitica e intrisa di un più che apprezzabile (neo)realismo grafico e visivo. Presentato in anteprima al Bif&est 2015.

Yo Yo Landi

In un prossimo futuro, a sorvegliare sul crimine c’è una forza di polizia oppressiva meccanizzata. Quando un poliziotto droide, Chappie, viene rubato e riprogrammato, si trasforma nel primo robot con la capacità di pensare autonomamente. Quando forze potenti e distruttive cominciano a vedere Chappie come un pericolo per l’umanità e l’ordine, non si fermeranno davanti a nulla per mantenere lo status quo e garantire che Chappie sia l’ultimo della sua specie… [sinossi]

È meno dirompente del previsto la parabola registica del giovane talento sudafricano Neill Blomkamp. Assurto rapidamente al ruolo di golden boy del cinema di fantascienza con il cortometraggio Alive in Joburg (2005) e con l’ottimo esordio al lungometraggio District 9 (2009), Blomkamp s’impantana nell’ambizioso ma eccessivamente derivativo Elysium (2013), mette nel mirino i monoliti Halo e Alien, e torna con Humandroid (Chappie, 2015) a temi e luoghi più consoni alla sua science fiction futuribile, sociopolitica e intrisa di un più che apprezzabile (neo)realismo grafico e visivo.

Della già corposa filmografia di Blomkamp vale la pena ricordare anche i cortometraggi Tetra Vaal (2004), Yellow (2006) e Tempbot (2006), prove generali estetiche e narrative sia per District 9 che per Humandroid [1]. Più del futuro dispotico di Elysium, impeccabile nell’incipit e nella confezione ma via via ridimensionato da un’inevitabile sensazione di déjà vu, ci interessa la perfetta compenetrazione tra mondo reale ed effetti speciali di District 9 e soprattutto Humandroid, accompagnata da uno sguardo fertile sull’oggi e sul domani. Il mecha design di Blomkamp, che riecheggia nell’estetica e nelle speculazioni narrative i vari Patlabor di Oshii & Co., non mira allo stupore visivo, a una sterile perfezione, ma si fonde e confonde con gli scenari urbani e crea un ponte tra l’attuale robotica e una sua possibile evoluzione, tra l’umano e il post-umano, tratteggiando un futuro credibile. Blomkamp ricalibra le coordinate della fantascienza cyberpunk, ripulendola di inutili orpelli e cercando di individuare un possibile punto d’incontro e di equilibrio tra robotica, rete globale e un’umanità inconsapevolmente alla deriva. Il neoumanesimo del cineasta sudafricano, ostile a tecnocrazie e fascismi di vario tipo, si avvicina senza troppa retorica a personaggi borderline e scova tra reietti e criminali la scintilla di una nuova umanità: la punk criminale Yolandi Visser e il robot senziente Chappie, come l’insulso burocrate Wikus Van De Merwe post-metamorfosi di District 9, incarnano una possibile generazione post-umana, dotata non solo di intelligenza (artificiale o naturale) ma di uno spirito rinnovato.
Le zona industriale e abbandonata di Humandroid, non-luogo ideale per la fusione tra anima e metallo, non è distante dalle baracche di Tshiawelo di District 9 o dalla brulicante e polverosa crosta terrestre di Elysium: rifiuti, inquinamento e carcasse sono l’humus di una fantascienza che prova a rielaborare, a volte riuscendoci, temi fondamentali come l’intelligenza artificiale e la segregazione razziale, l’ibridazione e l’alienazione, l’ipertecnologia e la fantapolitica.

La stimolante natura meticcia di Humandroid disperde parte del proprio potenziale in uno script un po’ disordinato, troppo disinvolto negli snodi narrativi. La presenza di Hugh Jackman e Sigourney Weaver sembra figlia di (comprensibili) necessità di marketing e gli stessi personaggi risultano superflui. Meglio, molto meglio, la pittoresca follia sovversiva di Yolandi e dei suoi compagni, famiglia sui generis di un robot bambino dall’incontenibile vivacità e umanità.

Note
1. Completano la filmografia i cortometraggi Crossing the Line (2008), codiretto con Peter Jackson, e Halo: Landfall (2007). In fase di preproduzione e ancora senza titolo Untitled Neill Blomkamp/Alien Project (2016) con l’inarrestabile Ellen Ripley/Sigourney Weaver e (forse) il redivivo Dwayne Hicks/Michael Biehn.
Info
Humandroid sul sito del Bif&st 2015.
Il sito ufficiale di Humandroid.
Humandroid su facebook.
Il trailer italiano di Humandroid.
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