The Circle

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Designato a rappresentare la Svizzera agli Oscar, arriva in sala The Circle, docu-drama di Stefan Haupt sulla storia vera di Robi Rapp e Ernst Ostertag, prima coppia gay ufficializzata in terra elvetica dopo cinquant’anni di convivenza. Opera volenterosa di grande franchezza, che sconta però eccessivi schematismi.

Rupert Everett non esiste

Röbi Rapp e Ernst Ostertag si incontrano tramite la rivista omosessuale The Circle e il suo club gay che ha sede a Zurigo dagli anni ’40. Sebbene all’epoca l’omosessualità sia legale in Svizzera (contrariamente alla Germania), non è ancora del tutto tollerata, e nel diventare il primo luogo di ritrovo omosessuale, The Circle diventa anche il baluardo della difesa dei diritti e della cultura gay. [sinossi]

Dopo anni in cui il cinema per lo più occidentale si è prodigato per riformattare la questione omosessuale secondo una generale superficializzazione, condita anche da un più recente rigurgito di moralismo di ritorno mascherato da spregiudicatezza “oltre” (leggi certe furbissime tendenze della neo-commedia italiana: Diverso da chi?, Tutta colpa di Freud…), è innanzitutto da accogliere con favore chi ha il coraggio di ribadire una banale verità che nessuno sembra voler più affermare senza sfumature: la condizione omosessuale ha un passato di sofferenze storiche, e checché ne vogliano raccontare certo cinema e molti mass-media, un presente sicuramente migliore ma non idilliaco, quantomeno non uniforme nella distribuzione geografica. Spesso il travaglio è prima personale, poi sociale, secondo una delle dinamiche più assurde che il genere umano abbia mai concepito nella sua storia: invadere il privato e dettarvi legge, imporre modelli di comportamento laddove men che mai si può scegliere e decidere, violare la dimensione dei sentimenti e del piacere.
In questo, The Circle (Der Kreis) di Stefan Haupt ha meriti prettamente contenutistici, che conservano però una loro indiscutibile funzionalità. Racconta di dolore e paura, di amore e vergogna sociale, di vite nascoste e lotte sotterranee. Rievocando le vicende della rivista “Der Kreis” e il relativo club nella città di Zurigo, l’unica realtà vagamente associativa di cultura omosessuale che dagli anni Trenta sopravvisse al nazifascismo fino alle soglie dei Settanta, Haupt si concentra infatti sulla storia privata della prima coppia gay, Robi Rapp ed Ernst Ostertag, riconosciuti legalmente in Svizzera come tali negli anni Novanta tramite unione civile, circa cinquant’anni dopo la nascita della loro relazione.

Pur non riuscendo ad accedere alla cinquina finalista, la Svizzera ha designato il film a rappresentare il paese per la corsa all’Oscar del miglior film straniero, scelta coraggiosa non tanto per la vicenda narrata quanto per la natura cinematografica dell’operazione: un docu-drama che mischia interviste ai veri protagonisti, ormai ottantenni, e ad altre figure di spicco dell’ambiente omosessuale elvetico, con amplissime pagine di ricostruzione-fiction riservate al racconto del passato. Il docu-drama così concepito è genere decisamente scivoloso, spesso vittima di enormi dislivelli qualitativi tra i due approcci estetici.
Anche The Circle non evita le trappole di tale operazione, affidandosi a pagine di fiction dignitose, ben supportate da un buon cast d’attori (in ruoli secondari troviamo l’emergente Anatole Taubman e la gloriosa Marianne Sagebrecht, che ricordiamo protagonista dei film anni Ottanta di Percy Adlon e gustosa caratterista in La guerra dei Roses, 1989), che però oscillano costantemente tra la maniera e la povertà di scrittura e ideazione.
La storia di Robi ed Ernst è infatti rimessa in scena secondo una struttura scopertamente edificante, sostenuta da uno spirito di “novella esemplare” che per paradosso sconta il nobile intento da cui il film prende le mosse.
Per narrare il clima di sospetto, persecuzione e violenza che a poco a poco si crea intorno al club di Zurigo, Haupt ricorre infatti nelle parti di fiction a tutte le tappe più prevedibili: gli escamotage per aggirare le verifiche censorie sulla rivista, la repressione e la finzione sociale, le frequentazioni nascoste, il nascere dei sentimenti, le difficoltà in famiglia, le coperture incrociate (Ernst è un insegnante che rischia di perdere il posto in un istituto scolastico diretto da un altro gay, sposato con prole), gli spettacoli “en travesti”, il progressivo infittirsi dei controlli da parte della polizia, le retate, l’istigazione alla delazione, e chi più ne ha più ne metta.

In una Svizzera sommamente ipocrita, in cui a differenza della coeva Germania l’omosessualità non era reato ma subiva comunque persecuzioni poliziesche e umiliazioni pubbliche, Robi, Ernst e i loro amici sono ri-agiti da attori in un percorso narrativo rigidamente schematico, che mostra evidenti limiti in elementi filmici e profilmici. Personaggi bidimensionali, per l’appunto ridotti a didascalici “exempla” di un melodramma convenzionale, e scarsissima varietà d’ambienti, praticamente tutti in interni. Certo, siamo nel docu-drama, e forse non si può pretendere la stessa cura di messinscena di un film interamente finzionale. Così come negli intenti di Haupt la vicenda di Robi ed Ernst è tanto significativa proprio per la sua estrema tipicità, per tornare a raccontare di gay “veri”, dimenticandosi il sublimato Rupert Everett de Il matrimonio del mio migliore amico (1997).
Tuttavia, una storia vera conserva potenzialmente infinite possibilità di racconto e di scelte estetiche, e d’altra parte nessuna storia vera, quando rimessa in scena, resta vera. Per cui a The Circle, segnatamente nella sua parte di fiction, avrebbe sicuramente giovato una minor rigidità, che rischia di ottenere l’esatto effetto opposto alle intenzioni dell’autore: la sensazione, cioè, di assistere alla solita, frustissima storia di sofferenze omosessuali, lasciando in chi vede la pericolosa impressione di “storia passata”, roba d’altri tempi, adesso è diverso.

Così, la vera scelta coraggiosa è quella che Haupt non compie, ovvero optare per un puro documentario, anche convenzionale e dominato da interviste, ma che potesse ampliare lo spettro del racconto a tutto un contesto storico-culturale. È un fatto che tutte le pagine più interessanti risultano quelle dedicate alle interviste frontali, alle testimonianze dei veri e ormai anziani Robi ed Ernst, a parenti e vecchi amici, fonti d’interessanti contributi sulla situazione omosessuale di Zurigo, prima città libera anche per turisti tedeschi di un week-end (molti erano i gay che, ancora afflitti in patria dal famigerato paragrafo 175, fuggivano dalla Germania a Zurigo per brevi fine-settimana di libertà), poi sempre più soffocata da una cappa di persecuzione sociale.
Di tutto quel contesto raccogliamo impressioni assai più pregnanti dalle parole dei resoconti diretti, dal loro vibrare in suoni che testimoniano la paura, l’incertezza, la gioia e la tenerezza di ricordare e condividere. Dai volti, dai sorrisi, dalle reazioni immediate a confronto con la memoria, e anche da un buon supporto, fotografico e non, di materiali di prima mano. Si resta insomma con la voglia di saperne di più, visto che i pochi affondi realmente significativi sul panorama culturale del tempo sono tutti da rintracciare nel coté documentario del film in tracce sparse e non valorizzate. Come viene raccontata nelle ricostruzioni-fiction, la vicenda di Robi ed Ernst potrebbe essere accaduta ovunque e in qualsiasi epoca. Probabilmente Stefan Haupt mirava proprio al racconto universale, ma in un’epoca ormai dominata da vulgati luoghi comuni, è forse più urgente raccontare singole storie nel loro contesto, non la “storia delle storie”.
Resta comunque a grande merito del film un’estrema franchezza d’accenti, del tutto lontana da timorose autocensure. Evitando di zigzagare sui risvolti più scomodi, The Circle chiama le cose con il loro nome e tenta di dare conto di una tragedia antropologica. A ben vedere, in pochi oggigiorno hanno il coraggio di farlo, forse per paura di essere accusati di pessimismo o di narrazioni fuori tempo massimo. Ormai è di moda il futuro, siamo già dentro al futuro. Ma non è mica vero.

Info:
Il trailer di The Circle su Youtube
La scheda di The Circle sul sito della distribuzione TheOpenReel
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