Assassin’s Creed

Assassin’s Creed

di

Lanciato come un blockbuster pensante, Assassin’s Creed sottovaluta trama, logica, avventura e cliché riuscendo comunque a prendersi troppo sul serio. Michael Fassbender è il protagonista di questo adattamento per il cinema di un celebre videogioco della Ubisoft.

Giochi senza frontiere

Callum Lynch è l’ultimo discendente di un antico appartenente alla stirpe degli Assassini, che nel XV secolo difendevano il Principe di Granada dai Cavalieri Templari. Durante l’esecuzione di una condanna a morte per omicidio, Callum viene salvato e ingaggiato da una misteriosa organizzazione scientifica per un esperimento che gli consente di viaggiare all’interno del proprio codice genetico e di tentare di ritrovare la Mela dell’Eden custodita dall’antenato: chiave per dominare il libero arbitrio dell’uomo… [sinossi]

Hanno ormai almeno vent’anni i primi contributi e le riflessioni sugli incroci fra cinema e videogiochi. Messi da parte tecnofobie e facili entusiasmi futuribili, possiamo essere soddisfatti senza paura o esaltazione di quanto entrambi abbiano beneficiato di una reciproca influenza. Quel che il cinema ha preso dai giochi in termini di ipercinetica, fantasie virtuali e soggettive prolungate, lo ha restituito ai videogame grazie a un afflato epico e una sfida continua al realismo percettivo. Grande assente in questo scambio vivace e ambizioso è però da sempre la trama. A parte qualche raro tentativo di trasformare l’esperienza di gioco in un percorso narrativo ai limiti della sperimentazione (da Lola corre a Scott Pilgrim vs. the World, fino alla più recente serie Westworld), il grande cinema ha puntato tutto il suo repertorio di sfruttamento su sequenze d’azione sempre più veloci e acrobatiche e (in controtendenza con gli stessi videogiochi) meno su storie capaci di creare universi e personaggi credibili e sfaccettati. Un’obliterazione che non sarebbe in sé un problema, se non fosse l’unico appiglio ogni volta che lo scambio fra cinema e videogioco si realizza in un titolo noto o, per meglio dire, sotto l’egida di un unico brand. Quando un videogioco diventa film è come se la storia divenisse il bug che ogni volta inceppa questa transcodifica, perché troppo debole per sostenere il sistema più organico di sequenze e personaggi richiesto da un film o perché, viceversa, troppo complesso per ricreare il coinvolgimento ludico e fascinoso dell’interattività dei videogiochi.

Nel caso di Assassin’s Creed è come se, con un’acrobazia di parkour degna del suo protagonista, fossero riusciti a saltare da un estremo all’altro di questo spettro di problemi. La storia è la vera mela dell’Eden del primo film tratto dalla saga Ubisoft: un peccato originale che fa del libero arbitrio la scusa per accumulare paradossi storici, temporali, logici e filosofici senza nulla davvero concedere al piacere ludico che ne è alla base. Fin dall’inizio, tutto è enfatizzato per predisporre e acuire l’effetto di continuo stupore che immagini, dialoghi e sequenze d’azione devono suscitare. Questo modo di operare serve sicuramente ad allargare la brandizzazione del concept Assassin’s Creed (nel bene e nel male, alcune sequenze ricalcano moltissimo l’esotismo storico da spot pubblicitario). Ma, d’altra parte, il cliché elimina ogni possibile effetto sorpresa anche nelle sequenze d’azione più efficaci e crea una distanza tra immagini e spettatore laddove le origini videoludiche chiederebbero un’interazione maggiore con esso.
Ma a tutti i possibili paradossi spazio-temporali, bisognerebbe aggiungere anche un paradosso autoriale e un paradosso attoriale. La nuova collaborazione Kurzel-Fassbender dopo il Macbeth passato in concorso a Cannes aveva suscitato curiosità e interesse verso un tipo di produzione di solito poco attenta ai vezzi d’autore. Se l’hype da kolossal pensante è quanto di più distante dal risultato finale, anche l’aspetto e il respiro del kolossal in sé non ne escono benissimo.

Tra i salti (letterali e figurati) nella Spagna dell’Inquisizione e la cornice attuale della prigione della Abstergo e degli esperimenti con l’Animus vi è una tale disomogeneità da farli sembrare due film differenti che procedono a corrente alternata. In più, i toni plumbei e rarefatti che distinguevano la trasposizione della tragedia shakespeariana in Assassin’s Creed contribuiscono a dare un tono cupo al senso di avventura che caratterizza il videogioco e un’ulteriore cappa di pesantezza ai rispettivi “credo” sul libero arbitrio di Templari e Assassini. Ad eccezione di Fassbender, che si agita, salta, combatte, grida e canta senza remore (oltre a produrre il film), tutti gli altri grandi nomi dello star system coinvolti stanno a guardare.
L’enorme spreco di risorse, energie e potenziale dell’operazione diventano così l’esatto rovesciamento del Credo dell’Assassino decantato (“quando niente è reale, tutto è possibile”): quando tutto è possibile, in realtà è niente.

Info
Il trailer italiano di Assassin’s Creed.
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-001.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-002.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-003.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-004.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-005.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-006.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-007.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-008.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-009.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-010.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-011.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-012.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-013.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-014.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-015.jpg
  • assassin-s-creed-2016-Justin-Kurzel-016.jpg

Articoli correlati

Array
  • Archivio

    Warcraft recensioneWarcraft – L’inizio

    di Esce nelle sale Warcraft - L'inizio di Duncan Jones, primo capitolo di una saga fantasy dalle elevate ambizioni commerciali. C'è praticamente tutto, dagli orchi ai nani, dagli elfi ai maghi, ma manca il respiro epico, l'humus mitologico...
  • Roma 2015

    Game Therapy

    di Il film di Ryan Travis tenta la carta della realtà virtuale, ma dimostra una totale povertà di idee e di stile. Un'occasione sprecata.
  • Archivio

    Pixels

    di Cosa fareste se Pac-Man e Donkey Kong attaccassero la Terra? È quello che si chiede Chris Columbus nel suo nuovo film, elogio del nerd che lavora di pancia dimenticando per strada la struttura narrativa.
  • Archivio

    Macbeth RecensioneMacbeth

    di Ultimo film presentato in concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes, Macbeth di Justin Kurzel è una pallida trasposizione del testo shakespeariano, più interessata alla bellezza dei paesaggi che alla recitazione dei suoi interpreti.
  • Archivio

    Scott Pilgrim vs. the World

    di Scott Pilgrim è un film di scontri corpo a corpo più di quanto non si possa credere, un autentico beat’em up filmico che pesca a piene mani nelle coreografie dei kung fu movie, nell'arsenale degli special FX e ovviamente nell'estetica videoludica retrò e contemporanea...
  • Archivio

    Prince-of-PersiaPrince of Persia: Le sabbie del tempo

    di Un principe furfante si unisce con una certa riluttanza a una misteriosa principessa; insieme a lei si lancia in una lotta contro le forze oscure per riuscire a custodire un antico pugnale in grado di scatenare le Sabbie del Tempo...
  • Archivio

    Max Payne RecensioneMax Payne

    di Max Payne è un poliziotto ribelle determinato a trovare le persone responsabili dei brutali omicidi della sua famiglia e del suo collega. In cerca di vendetta, la sua indagine lo porta in un viaggio da incubo nei bassifondi più oscuri...