Shadows of Paradise

Shadows of Paradise

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Presentato nella sezione documentari Visti da vicino del Bergamo Film Meeting, Shadows of Paradise del canadese Sebastian Lange è dedicato alla Meditazione Trascendentale, pratica ascetica diffusa in tutto il mondo anche grazie a testimonial cari ai cinefili quali David Lynch. Una visione acritica ma sincera di questo movimento spirituale.

Meditate gente, meditate

Quando un leader spirituale muore, come prosegue la vita di un movimento? Uno sguardo introspettivo su come la Meditazione Trascendentale si è trasformata radicalmente rispetto alla visione del suo fondatore, Maharishi Mahesh Yogi. Dai grattacieli di cemento di Manhattan ai campi di mais dell’Iowa, dalle rive del Gange fino a una grotta isolata nella foresta di Amarkantak, guidati da due carismatici nuovi leader del movimento (David Lynch e il fedele discepolo Bobby Roth). [sinossi]

Il 5 febbraio 2008 muore Maharishi Mahesh Yogi, guru indiano dall’immancabile lunga barba bianca. Nell’immaginario popolare rimane sempre legato allo storico viaggio dei Beatles in India nel 1968, che andarono appunto a frequentare il suo corso di Meditazione Trascendentale. Era un’epoca di forte tensione, la guerra in Vietnam, gli assassini appena avvenuti di Marthin Luther King e Robert Kennedy. Ma non si poteva non cercare di dare alla pace una speranza. Tanti da allora sono stati gli adepti celebri del maestro spirituale, da Mia Farrow a Cameron Diaz, inevitabilmente usati come testimonial. E ancora a quell’incontro con il quartetto di Liverpool si può far risalire tutta l’iconografia di colori psichedelici, ghirlande di fiori, barbe e capelli lunghi all’insegna di “peace & love”. Iconografia che si è riproposta, con lanci interminabili di petali, al funerale del guru, conclusosi con le sue ceneri sparse nel Gange. E tra le migliaia di partecipanti alla cerimonia appare David Lynch che alla diffusione della Meditazione Trascendentale si è dedicato anima e corpo, attraverso un’apposita fondazione da lui istituita. Fa uno strano effetto vedere uno dei cineasti dall’immaginario più disturbante e malato, predicare l’armonia universale e la pace cosmica.
Lynch aveva iniziato la pratica della Meditazione Trascendentale poco prima di realizzare Eraserhead – La mente che cancella, peraltro. Si tratta ovviamente di una contraddizione solo apparente. E ora il regista, che vediamo alle sue mostre o mentre è al trucco, sta meditando proprio un film su Maharishi Mahesh Yogi.

Shadows of Paradise, presentato al Bergamo Film Meeting e diretto dal canadese Sebastian Lange, ci fa compiere viaggi in varie parti del mondo. A Mosca, dove bambini russi salutano Lynch con un “welcome”; al tempio della musica di New York, l’elegante e retrò Radio City Music Hall, dove il regista promuove una raccolta fondi insieme a Paul McCartney e Ringo Starr; e poi nell’America più profonda, tra campi di grano, in un mondo come quello di Una storia vera. Siamo esattamente nella località di Fairfield, nell’Iowa, dove è stato fondata la Maharishi University of Management, con i suoi grandi cupoloni sormontati dalla “Kalasha”, un ricettacolo sacro in ottone dorato tipico delle architetture indù, con un campus dalla toponomastica fatta di “Taste of Utopia Street”, “Utopia Park”, e giardini pieni di fiori di tutti i colori.
Sebastian Lange realizza un’opera acritica, non tenendo conto delle controversie o dei detrattori, che pure ci sono stati attorno a questa disciplina. E pure non mette in dubbio il discutibile uso dei, pur grandissimi, testimonial cui questa deve il suo successo e la sua diffusione. In fondo anche musicisti enormi come i Beatles e altrettanti registi possono prendere cantonate. Si deve però dare atto a Lange di aver svolto comunque un’operazione in totale onestà e sincerità, realizzando un film strada facendo, senza ricorrere a nessuno script, come specificato nei titoli di coda.

Alla base di un’operazione come questa si deve risolvere un nodo fondamentale. Come si può rendere nell’oggettivazione fotografica un qualcosa di immateriale come una concezione filosofica? E in effetti Shadows of Paradise ci gira attorno. In primo luogo con spiegazioni didattiche, sull’obiettivo del raggiungimento dell’illuminazione, e contestualmente della pace, sul fatto che non si tratti di una religione, né di un culto, ma di una pratica interiore. E poi con una serie di immagini e suoni fortemente evocativi e suggestivi, capaci di rilassare come la meditazione stessa. Immagini naturali come le onde simbolo della superficie della vita, sotto la quale c’è una profondità, ma onde che si vedono anche attraverso delle sbarre, quelle di un corrimano. O la nebbia sui grattacieli di New York, evocativa di un paradiso. E ancora la pioggia incessante. Ma su tutte prevale la visione potentissima di David Lynch seduto a gambe incrociate in meditazione, serafico, ascetico. Give peace a chance!

Info
La scheda di Shadows of Paradise sul sito del Bergamo Film Meeting.
Il trailer di Shadows of Paradise su Youtube.
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