Tijuana Tales
di Jean Charles Hue
Film di viaggio sull’oscurità e la luce, Tijuana Tales è il corto ambientato in Messico che Jean-Charles Hue ha presentato alla scorsa edizione della Quinzaine. Disponibile online su Festival Scope fino al 7 luglio.
E uscimmo a riveder la luce
Un uomo torna a Tijuana nella speranza di ritrovare una donna che si è persa tra droghe e oscurità. In questo suo viaggio conosce anche un abitante locale che gli mostra come cattura i serpenti per venderne la pelle… [sinossi]
Fino a venerdì 7 luglio si può vedere Tijuana Tales gratuitamente sul sito di Festival Scope a questo link.
Fino a venerdì 7 luglio si può vedere Tijuana Tales gratuitamente sul sito di Festival Scope a questo link.
Nasce da una costola di Carne viva (2009), primo lungometraggio di Jean-Charles Hue, il nuovo corto del regista francese Tijuana Tales, presentato alla scorsa edizione della Quinzaine e visionabile su Festival Scope fino al 7 luglio, insieme a una selezione di altri sei cortometraggi.
Vive però di vita autonoma Tijuana Tales, centrato com’è sulla personalità autoriale di Hue e sul suo confronto, allo stesso tempo antropologico e poetico, con gli abitanti della città messicana, tristemente malfamata per il muro che la separa da San Diego e dagli Stati Uniti e per la condizione tragicamente sottoproletaria di chi vi si trova in buona sostanza prigioniero.
Jean-Charles Hue – la cui filmografia è soprattutto centrata sul popolo gitano e sulle sue condizioni, come ad esempio dimostra Mange tes morts che vinse l’edizione del 2014 del Torino Film Festival – fa iniziare Tijuana Tales nel silenzio assoluto del deserto, lontano dal paesaggio urbano. Silenzio che viene poi rotto da un assordante sibilo, quello di un serpente catturato da un uomo. Questo, mentre in voice over, Hue ci spiega come le vipere cambino pelle una o due volte all’anno e come, in quella fase delicata della loro esistenza, diventino cieche prima di riacquistare la vista per tornare a vedere come se fosse la prima volta.
Questa premessa diventa la fondamentale chiave di lettura per leggere Tijuana Tales, a partire dal momento in cui si incontra la sua protagonista, una donna perduta tra alcol e droghe, resa cieca dall’esistenza e da una notte apparentemente senza fine su cui però improvvisamente torna la luce; e sulle pareti della sua stanza, come in una cabina di proiezione, si riflettono le figure di passanti impegnati nella loro vita quotidiana.
Diventa chiaro allora che il discorso di Tijuana Tales ha a che fare con l’abbracciare l’oscurità nella speranza di poter tornare sempre alla luce e poter di nuovo vedere – proprio grazie al luciferino passaggio tra le ombre – con occhi nuovi.
Il corto di Jean-Charles Hue si configura perciò senz’altro come un film sulla vita emarginata e dissociata degli abitanti di Tijuana e si richiama in tal senso alla restante filmografia del regista, quella dedicata a Rom, Sinti e Jenisch. Loro, come gli abitanti di Tijuana, sopravvivono infatti in un mondo cosiddetto globalizzato, che li ha ri-condannati a una condizione sottoproletaria, facendogli però perdere quella dignità della povertà a-storica di pasoliniana memoria.
Ma Tijuana Tales è anche altro, è anche un film sul cinema, sul passaggio dall’oscurità alla luce e viceversa. Non a caso, Hue ha deciso di girare in Super 8, realizzando sì un film di viaggio con un poetico sapore da filmato di famiglia, ma ri-mettendo in pratica anche la meraviglia della pellicola, il suo passaggio dalla camera oscura al fascio di luce, al gioco delle ombre e dei riflessi, delle ‘bruciature’ improvvise e inaspettate di bianco.
In più, nel suo giocare tra l’assenza prolungata di suoni d’ambiente e l’onnipresenza della voice over, Jean-Charles Hue recupera anche la lezione godardiana della dimensione dialettica di immagine e suono, dove l’uno commenta l’altra. Più ancora che in Mange tes morts, allora Hue si dimostra come un prezioso erede, appartato e singolare, dell’esempio delle nouvelle vague mondiali – in particolare francese, ovviamente -, al pari forse di un autore come Vincent Dieutre, il cui Rome désolée del 1995 ha più di un punto di contatto proprio con Tijuana Tales.
Info
Il link per vedere Tijuana Tales su Festival Scope.
La scheda di Tijuana Tales sul sito della Quinzaine.
- Genere: documentario, drammatico
- Titolo originale: Tijuana Tales
- Paese/Anno: Francia | 2017
- Regia: Jean Charles Hue
- Sceneggiatura: Jean Charles Hue
- Fotografia: Jean-Charles Hue
- Montaggio: Isabelle Proust
- Produzione: Les Films d’Avalon
- Durata: 12'
