1987: When the Day Comes
di Jang Joon-Hwan
Tra i titoli di punta della ventesima edizione del Far East Film Festival di Udine, 1987: When the Day Comes è un altro tassello del cinema politico e civile della Corea del Sud, una pellicola preziosa negli intenti storici e divulgativi ma non impeccabile nella scrittura e nella messa in scena, tra eccessi didascalici e ridondanze retoriche. Cast notevole, come di consueto.
I segni dell’acqua
Gli eventi del giugno 1987, quando milioni di persone si sono riversati nelle strade contro la dittatura militare di Chun Doo-hwan, hanno un posto fondamentale nella storia della Corea del Sud. Dopo una protesta durata tre settimane, il popolo si rivelò più forte del governo e gettò le basi per una riforma democratica che è arrivata sino ai nostri giorni… [sinossi]
Lo scandaglio e la ricostruzione storica dei tragici anni della dittatura in Corea del Sud hanno imboccato l’autostrada del box office, trovando più di una risposta positiva: la partecipazione delle star, l’adesione di registi di talento, l’entusiasmo del pubblico, i premi e i festival internazionali. Non è un caso, infatti, che dopo i fasti di A Taxi Driver sia uscito nelle sale 1987: When the Day Comes, una sorta di seguito ideale, sia nella cronologia storico-politica sia nella confezione popolare. Un’operazione indubbiamente importante, un utile veicolo di conoscenza tarato sulle attese e l’arsura emotiva del grande pubblico, ma anche il segnale di uno slittamento sempre più marcato verso il mainstream e le relative zavorre narrative.
Difficile restare indifferenti di fronte ai crimini commessi dalla dittatura e dai suoi alfieri più o meno potenti e malati. Altrettanto difficile non farsi trascinare dall’eroismo quotidiano spesso silenzioso e clandestino dei tanti martiri della democrazia. Ancor più difficile non cogliere la valenza – ahinoi – universale di queste storie, a loro volta tasselli di una Storia che è collettiva, internazionale, senza confini geografici e temporali. Delle tante immagini che restano impresse, una segna indelebilmente 1987: When the Day Comes e si riallaccia al passato, al presente e probabilmente anche al nostro futuro: il waterboarding, una forma di tortura che simula l’annegamento e che è tanto brutale e disumana quanto efficace nel piegare la resistenza fisica e psicologica. Questa tecnica criminale ha attraversato decenni (anche i nostri anni di piombo) e marcato l’immaginario del cinema politico e civile, perfetta metafora di un crimine che non lascia segni apparenti. E i segni che non rimangono sono una delle vie di fuga dei regimi, anche quelli democratici (Guantanamo insegna…). Da qui parte 1987: When the Day Comes, da quattro/cinque torturatori che si sono fatti prendere la mano, dai segni dell’acqua che per una volta non sembrano voler scivolare via. I rivoli dell’acqua diventano quindi un ruscello, un fiume, un’onda anomala, riportando in superficie almeno una parte degli orrori sepolti. In questo senso, 1987: When the Day Comes si (ri)connette a National Security, A Taxi Driver, Peppermint Candy, The Attorney. Si lega al prima e dopo 1987, al colpo di stato di Chun Doo-hwan (1979), al massacro di Gwangju (1980), alle aperture pre/post Olimpiadi di Seoul (1988), alla fine della dittatura e delle sue propaggini (1993). Ma anche ad altre Storie, scavando nel passato come dall’altra parte del globo, con altro budget e tecnica, hanno fatto Cristóbal León e Joaquín Cociña con La casa lobo.
Lo slittamento mainstream e i limiti di 1987: When the Day Comes vanno a braccetto con le buone intenzioni. Con la necessità di veicolare il messaggio. Con la necessità di strappare lacrime e biglietti. È nella ridondanza, nella sovrastruttura melodrammatica (la parabola della studentessa Yeon-hee, la ricostruzione narrativa della fotografia, l’alternanza solo a tratti convincente tra dramma e toni leggeri) e nelle continue strizzatine d’occhio agli spettatori che Jang Jun-hwan disperde la schematica compattezza di A Taxi Driver. Compattezza ed efficacia che non ritroviamo nei passaggi chiave, nel momento in cui lo tsunami del popolo avanza e lo Stato risponde: anche in questo caso, lasciano più di un dubbio alcune scelte stilistiche di Jang (il ralenti e l’insistenza sul racconto della fotografia). E se non si poteva pretendere il rigore di Lee Chang-dong (Peppermint Candy), restano lontane la travolgente incisività delle scene di massa di A Taxi Driver e alcuni funzionali preziosismi narrativi ed estetici di Yang Woo-suk in The Attorney (si veda la sequenza che introduce la presa di coscienza del protagonista). Anche il cast di talentuose stelle alla lunga è una coperta un po’ corta.
Al di là dei dubbi e delle lecite posizioni sulla singola pellicola, 1987: When the Day Comes segna l’ennesimo punto a favore di una cinematografia (che è prima di tutto industria) capace di inabissarsi tra le zone oscure di un periodo storico così prossimo e ancora doloroso. Ancora vivo, con tutti i suoi segni. Anche quelli dell’acqua.
Info
Il trailer originale di 1987: When the Day Comes.
La scheda di 1987: When the Day Comes sul sito del Far East 2018.
La scheda di 1987: When the Day Comes sul sito del Kofic.
- Genere: drammatico, storico
- Titolo originale: 1987
- Paese/Anno: Corea del Sud | 2017
- Regia: Jang Joon-Hwan
- Sceneggiatura: Kim Kyung-chan
- Fotografia: Kim Woo-hyung
- Montaggio: Yang Jin-mo
- Interpreti: Gang Dong-won, Ha Jung-woo , Hyeon Woo, Jeong In-gi , Jo Woo-jin, Kim Eui-sung, Kim Jong-soo, Kim Tae Ri, Kim Yoon-seok, Ko Chang-seok , Lee Hee-jun, Moon Sung-keun, Oh Dal-su, Park Ji-hwan Park, Park Kyung-hye, Park Hee-soon , Sol Kyung-gu, Yeo Jin-gu, Yoo Hae-jin, Yoo Seung-Mok
- Colonna sonora: Kim Tae-seong
- Produzione: Woojeung Film
- Durata: 129'