The Pluto Moment

The Pluto Moment

di

Raccontando la storia di un regista che non riesce a finire la sua sceneggiatura, The Pluto Moment di Zhang Ming – presentato alla Quinzaine – ragiona con nettezza intorno al tema della crisi e dell’isolamento dell’intellettuale, che sente estranea sia la Cina urbanizzata sia quella rurale.

Appunti per un film sulla Cina

Il regista Zhun Wang, sposato con un’attrice di successo, parte da Shanghai verso le montagne dell’Ovest nel quadro della pre-produzione del suo prossimo film: The Pluto Moment. Accompagnato dalla sua produttrice, da un giovane attore un po’ stolto e da una attraente operatrice, Zhun cerca di avere la possibilità di filmare dei canti folcloristici a tema funerario. Ma, anche per colpa di una maldestra guida, il viaggio si rivela molto faticoso. [sinossi]

La Quinzaine di Cannes 71, che pure nel complesso ha parzialmente deluso le aspettative rispetto ai fasti degli scorsi anni, ha quantomeno permesso di riportare all’attenzione un regista cinese della Sesta Generazione che si era un po’ perso di vista. Si tratta di Zhang Ming, il cui ultimo film risaliva al 2013 (China Affair), che ha presentato alla Croisette The Pluto Moment, un’opera meta-cinematografica un po’ alla Effetto notte e un po’ alla Attenzione alla puttana santa.
Inizia sul set di un film di arti marziali The Pluto Moment, facendoci subito capire che il nostro protagonista, il regista Zhun, si sente particolarmente estraneo a quel mondo fatto di blockbuster pan-asiatici, pseudo-hongkonghesi. Eppure vi recita sua moglie, attrice di successo che non se la sente di dedicarsi anche al nuovo progetto di suo marito, ovviamente un film d’autore. E, dunque, quando lui la raggiunge su un altro set, in cui si sta mettendo goffamente in scena la Lunga Marcia dei maoisti (dove, tra l’altro, qualcuno impone che tutti i figuranti sovrappeso debbano andare a infoltire le schiere dei nazionalisti e non quelle dei comunisti, che sono i buoni), diventa chiaro che non potrà contare su di lei, la cui presenza poteva essere utile anche per racimolare qualche soldo per finanziare la lavorazione del film. Zhun si mette così in viaggio insieme alla sua produttrice, a un attore insulso e a un’attraente operatrice per andare a riscoprire i canti delle tenebre, orazioni funebri cantate tradizionalmente in una zona a Ovest del paese. Il viaggio, per lo più a piedi, vista l’incapacità della loro guida nel reperire mezzi, avrà successo anche se non risolverà i dubbi esistenziali e creativi del protagonista, che infatti non finisce mai la sua sceneggiatura.

Con un’impostazione iniziale abbastanza simile a quella di Terra gialla, folgorante esordio di Chen Kaige del 1985, The Pluto Moment però ci fa capire ben presto che i cosiddetti canti o racconti delle tenebre non sono poi così importanti e che l’importante è piuttosto l’inanità del suo protagonista, che si trova a disagio sia nel bel mondo del cinema di Shanghai, sia in quello tradizionale e rurale che appare ancora intaccato e, soprattutto, disinteressato alla civilizzazione urbana. Zhun sta nel mezzo, incapace anche di costruire una relazione con la sua operatrice, incapace di darle indicazioni, persino codardo quando la sera la guida impone a tutti di ubriacarsi e la sua mini-troupe si sacrifica per lui che non vuole toccare alcol. E, infine, Zhun ignora anche le attenzioni di una popolana, che è stranamente e irrefrenabilmente eccitata da lui e dalla sua presenza in casa di lei.

Zhang Ming guarda dunque con ironia al suo protagonista, prendendo in giro ovviamente anche se stesso e il suo mestiere di regista, soprattutto quando qualcuno si domanda se Zhun faccia film d’autore come quelli di Zhang Yimou; e questo suo sguardo riesce a ben caratterizzare il senso di doppia estraneità di Zhun, il senso di straniamento dell’intellettuale cinese contemporaneo che non riesce più a decifrare il reale, sia esso rivolto al futuro – come nelle città cosmopolite – sia esso rivolto al passato – come in campagna e in montagna.
Eppure manca lo stesso qualcosa a The Pluto Moment. Se, infatti, sono chiari sia l’inizio che la fine del percorso, così come appare subito chiaro il senso del discorso, meno curato sembra essere proprio il viaggio, che in fin dei conti si risolve in tanti piccoli episodi di poco conto, conditi tra l’altro da un umorismo un po’ elementare. Certo, si potrebbe dire che anche un film come Attenzione alla puttana santa proceda allo stesso modo, come del resto anche Lo stato delle cose, tutti tesi a mostrare l’inanità del cinema quando la sua macchina (imp)perfetta si ferma.
Anche The Pluto Moment racconta ovviamente l’impasse, il surplace artistico e di vita – Zhun lascerà sua moglie o si è già lasciato con lei? – solo che lo fa trovando raramente un supporto simbolico-discorsivo alle scenette che si susseguono lungo il film, tanto da dare l’impressione a tratti di essere, quelle scene, dei riempitivi più che le tappe di un processo. E la dimostrazione più palese in tal senso sembra arrivare nel pre-finale, con quella deviazione troppo lunga e ingiustificata intorno al personaggio della popolana infatuata di Zhun.
E questo forse è accaduto perché il gioco di specchi tra realtà e cinema ha finito per investire la stessa lavorazione di The Pluto Moment: infatti, come il film nel film fatica a trovare investitori, il film stesso è stato funestato da una serie di difficoltà finanziarie, come quella di un produttore che si è tirato indietro poco prima della fine delle riprese. E, se si aggiunge anche che Zhang Ming ha lavorato per ben dieci anni a questo progetto, non si può che essere benevoli con lui e non si può che concordare sul fatto che sia riuscito a centrare perfettamente l’argomento, quello della crisi di un certo tipo di regista, che lo riguarda nel profondo e che non vuole buttarsi via né facendo blockbuster né dedicandosi a prodotti superficialmente d’arte come quelli di Zhang Yimou. E che, per via traslata, ci racconta ancora una volta l’inesausta passione per il fare cinema, il vero tema di ciascun film meta-cinematografico che si rispetti.

Info
La scheda di The Pluto Moment sul sito della Quinzaine.
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-01.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-02.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-03.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-04.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-05.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-06.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-07.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-08.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-09.jpg
  • the-pluto-moment-2018-Ming-Zhang-10.jpg

Articoli correlati

Array
  • Cannes 2018

    Long Day's Journey Into Night RecensioneUn lungo viaggio nella notte

    di Già autore di Kaili Blues, il giovane regista cinese Bi Gan porta a Cannes il suo secondo lungometraggio, Un lungo viaggio nella notte, che ne conferma le grandi doti da metteur en scène, ma che trasmette anche un vago senso di vacuità, forse già in odore di maniera.
  • Cannes 2018

    I figli del Fiume Giallo RecensioneI figli del Fiume Giallo

    di Con I figli del Fiume Giallo, in concorso a Cannes, Jia Zhangke prosegue il discorso sulle trasformazioni violente della Cina contemporanea e arriva a descrivere un mondo in cui la realtà, mutata repentinamente, non esiste più ed è rimasta solo la sua immagine, da guardare ammutoliti.
  • Festival

    Cannes 2018 - Minuto per minuto dalla CroisetteCannes 2018 – Minuto per minuto

    Quinlan approda sulla Croisette e arriva il momento del tradizionale appuntamento del minuto per minuto. Dalla selezione ufficiale alla Quinzaine des réalisateurs e alla Semaine de la critique, ecco a voi il Festival di Cannes 2018!
  • Festival

    Cannes 2018Cannes 2018

    Si parte con Todos lo saben di Asghar Farhadi, per poi dividersi nei mille rivoli della sezioni ufficiali (Compétition, Un Certain Regard, Hors Compétition...) e delle sezioni parallele, spesso più fertili e intriganti (Quinzaine, Semaine, ACID). Senza dimenticare le certezze di Cannes Classics e Cinéma de la plage. Tanto, tutto, troppo.
  • Festival

    Festival di Cannes 2018Festival di Cannes 2018 – Presentazione

    Al via Cannes 2018, tra polemiche, strani divieti, lo spauracchio delle molestie, incontri/scontri tra la stampa e Frémaux e fluviali lettere dell'ultimo momento agli accreditati. E i film? Si parte con Todos lo saben di Asghar Farhadi, per poi dividersi nei mille rivoli della sezioni ufficiali...
  • Cannes 2017

    Walking Past the Future

    di Tra dramma sociale e melò urbano, Walking Past the Future del cinese Li Ruijun è l'ennesima imitazione malriuscita del cinema di Jia Zhangke. In Un certain regard alla 70esima edizione del Festival di Cannes.
  • Archivio

    The Great Wall RecensioneThe Great Wall

    di Dopo I fiori della guerra, Zhang Yimou propone un altro crossover sino-americano. The Great Wall è un action con protagonista Matt Damon, per una perfetta - quanto piatta - operazione commerciale.
  • Archivio

    Al di là delle montagne

    di Jia Zhangke fa esplodere il suo cinema in un ritratto della Cina recente e futura che è allo stesso tempo una riflessione abbacinante sulla storia dell'immagine digitale: Al di là delle montagne, tra i migliori film della 68esima edizione del Festival di Cannes e ora in sala.
  • Venezia 2014

    Red Amnesia

    di Fantasmi dal passato della Rivoluzione Culturale, conflitto tra città e campagna, solitudine urbana di anziane signore: Wang Xiaoshuai colleziona degli ameni cliché per il suo nuovo film, in concorso a Venezia 71.
  • In Sala

    Lettere di uno sconosciuto

    di Zhang Yimou recupera alla causa Gong Li e le affida il ruolo di una madre malata d'amnesia: Lettere di uno sconosciuto è un melodramma grossolano con sullo sfondo la Rivoluzione Culturale.