earthearthearth

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Presentato in concorso alla 57a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, earthearthearth è un trip visivo su pellicola 35mm che conferma il genio del suo autore, il giapponese, di base in Canada, Daïchi Saïto, e la sua importanza nel cinema sperimentale contemporaneo.

Atacama e oltre l’infinito

Il girato raccolto in due settimane di riprese nel deserto di Atacama, sulle Ande, è trattato dal regista con agenti fotochimici, sovrimpressioni e inversioni cromatiche. Saïto ha utilizzato una Bolex 16mm con carica a molla, la cinepresa prediletta dai cineasti sperimentali. Altrettanto sperimentale è l’improvvisazione sonora che sostiene le immagini realizzata dal sassofonista Jason Sharp, registrata tramite una dozzina di microfoni. [sinossi]

Durante la 57a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro è stato possibile apprezzare earthearthearth, presentato in concorso, già in anteprima a Rotterdam. Opera che conferma l’importanza che riveste nel panorama del cinema sperimentale mondiale, il filmmaker Daïchi Saïto, giapponese che risiede da molto tempo a Montreal. Nei suoi lavori possiamo trovare eco delle sperimentazioni di tanto cinema underground del passato, a partire dalla concezione della pellicola come tela cromatica ideale, anche per la possibilità di usare la fase di emulsione e sviluppo, intervenendo con reagenti, sovrapponendo, invertendo, moltiplicando così le possibilità espressive di questo mezzo da molti ritenuto obsoleto. L’immagine ripresa dalla Bolex 16mm con carica a molla, l’occhio del regista, poi espanso in 35mm da proiettare, può andare ben oltre la sua raffigurazione naturalistica oggettiva, ma dare luogo a un’infinita potenzialità di immagini nascoste o latenti che Daïchi Saïto cerca di cogliere ed esprimere.

Dopo aver lavorato con geometrie verticali, generate dai tronchi degli alberi, in Trees of Syntax, Leaves of Axis, con earthearthearth Daïchi Saïto passa a una sintassi di immagini orizzontale. Nella prima parte del film predominano le vedute di rilievi, sempre tendenzialmente piatti, non acuti di paesaggi montuosi, ripresi nel deserto cileno di Atacama. Linee che attraversano lo schermo, contornate da bordi luminosi di paesaggi all’alba o al tramonto, inizio o fine. Come suggerisce il titolo stesso del film, queste fenditure aumentano, si moltiplicano, sia con sovrapposizioni quasi coincidenti, che triplicandosi sullo schermo. Come degli squarci rovesciati sulle tele di fontana, come dei sipari, sempre rovesciati, o battiti di occhi, che si aprono e chiudono, e si moltiplicano con progressioni ritmiche, come una danza.

Il film procede con immagini del cerchio solare che sembrano l’iride di un occhio, ora aperto, oppure il fungo sprigionato da una bomba atomica, che si espande rapidamente. I territori del deserto, già di per sé estremi, si colorano come ammantati in un’aurora boreale, come paesaggi di Giove, Marte o Saturno. La “earth” ripetuta del titolo è sempre in minuscolo, riferita alla sua concezione di elemento cosmico, non necessariamente appartenente al pianeta “Terra”. Gli orizzonti sono ora più corrugati, con i profili montuosi della cordigliera, i colori si fanno sempre più accesi, come anche in Trees of Syntax, Leaves of Axis seguendo la stessa progressione. La terra sembra ardere e compaiono anche turbolenti superfici d’acqua e il film si conclude come con una nebbia che ribolle. Oltre a tanto storico cinema underground, non possiamo non trovare un equivalente con il famoso viaggio “Giove e oltre l’infinito” compiuto dall’astronauta David Bowman di 2001: Odissea nello spazio, con il paesaggio sonoro delle improvvisazioni del sassofonista Jason Sharp, sodale collaboratore di Daïchi Saïto, al posto della partitura sonora di Ligeti. Un trip mesmerico dell’occhio che appare, in earthearthearth, nell’immagine del cerchio solare di cui sopra, corrispettiva delle pupille virate in modo variopinto dell’astronauta. Un occhio che però non rientra in un campo controcampo, rimanendo entro un campo in cui l’ideale controcampo è rappresentato dalla pellicola stessa, risposta materica alla terra, agli elementi, alla materia stessa.

Info
earthearthearth sul sito del Pesaro Film Festival.

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