Inland
di Tariq Teguia
I ricorrenti campi lunghi di Inland tracciano una mappa dell’Algeria post-bellica: la vastità dei paesaggi, siano rigogliosi o desertici, non cancella le ferite del conflitto, mantenendo i personaggi immersi in un’atmosfera spesso indefinita, come nell’attesa di un cambiamento, di uno scarto, di una nuova possibilità.
Vecchi paesaggi e nuovi percorsi
Malek, un topografo che conduce una vita quasi da recluso, cede alle pressioni dell’amico Lakhdar e accetta un lavoro in una regione dell’Algeria occidentale. Quando arriva al campo base trova la squadra decimata dai fondamentalisti. Un giovane pastore lo osserva da lontano; diversi uomini, alcuni dei quali armati, si avvicinano e iniziano a interrogarlo sulla sua presenza in quel luogo. Questi contadini, un tempo fuggiti dal territorio islamico, hanno deciso di far ritorno al proprio villaggio. Al crepuscolo giunge una pattuglia della polizia locale per un controllo di routine e una volta che questa se n’è andata, gli abitanti del villaggio invitano Malek a una festa improvvisata… [sinossi – laBiennale.org]
Il film nasce da un unico desiderio:
tracciare delle linee sul paesaggio
postbellico in Algeria.
Tariq Teguia
Inland è un lungometraggio costruito sul paesaggio, sul paesaggio culturale, creato-modellato-sconvolto dalla mano dell’uomo. Paesaggio culturale nella sua accezione negativa, espressione della civiltà della guerra, della logica della distruzione. Tariq Teguia, già a Venezia 63 con la pellicola d’esordio Roma wa la n’touma, è stato fotografo freelance per il quotidiano algerino Alger-Républicain e insegna dal 2003 storia dell’arte contemporanea all’Ecole Supérieure des Beaux-Arts di Algeri: nel suo secondo film si rintracciano facilmente le influenze di queste due esperienze lavorative, tanto è evidente l’attenzione nella composizione dell’inquadratura, tra suggestioni sperimentali e quadri fissi che imprimono con forza negli occhi degli spettatori dei paesaggi dal complesso sottotesto. I ricorrenti campi lunghi di Inland tracciano una mappa dell’Algeria post-bellica: la vastità dei paesaggi, siano rigogliosi o desertici, non cancella le ferite del conflitto, mantenendo i personaggi immersi in un’atmosfera spesso indefinita, come nell’attesa di un cambiamento, di uno scarto, di una nuova possibilità. L’Algeria è terra di passaggio, ma anche di fermento, di dispersione, di speranza, di rinuncia: le forze dell’ordine rigidamente avvinghiate alla burocrazia, i dibattiti tra i giovani democratici, la ragazza centroafricana in fuga verso la terra promessa europea, il ligio e generoso Malek, i fondamentalisti e via discorrendo formano un quadro instabile, in divenire, ancora indecifrabile. Il futuro si nasconde tra le pieghe ipnotiche delle riprese mosse e sfuocate del deserto. La speranza e la resa, la vita e la morte sono divise da un labile confine; la frontiera appare come una terra enigmatica, un luogo altro dove i destini si consumano e le storie prendono diverse direzioni, opposti cammini.
Tra le tante inquadrature fisse e i campi lunghi, emergono, stilisticamente inattese, due sequenze: la macchina da presa che avanza seguendo i binari di un treno, disegnando uno sconsolante percorso tra le macerie, e il primo piano sulla motocicletta, che mangia l’asfalto a ritmo rock e apre spiragli di ottimismo.
Inland cala lo spettatore in una realtà non facile da decifrare, richiedendo costanza e attenzione durante la visione: un film non per tutti i palati, col rischio di risultare indigesto e non esente da difetti (le riprese notturne, in alcuni casi, sembrano abitate da minacciosi pixel e, soprattutto, le sequenze dedicate alle discussioni politiche sembrano parentesi evitabili, a tratti fuori luogo), ma assai stimolante e capace di rimanere ben impresso nella mente e negli occhi. Con l’altro africano in concorso, Teza di Haile Gerima, forma un ideale dittico non solo sui malesseri del continente nero, ma sulle notevoli potenzialità di cinematografie che meriterebbero maggiore attenzione e, soprattutto, possibilità di esprimersi.
Info
La scheda di Inland su Imdb.
Una sequenza tratta da Inland.
Inland sul sito dela Mostra del Cinema di Venezia.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Gabbla
- Paese/Anno: Algeria, Francia | 2008
- Regia: Tariq Teguia
- Sceneggiatura: Tariq Teguia, Yacine Teguia
- Fotografia: Hacène Ait Kaci, Nasser Medjkane
- Montaggio: Andrée Davanture, Rodolphe Molla
- Interpreti: Abdelkader Affak, Ahmed Benaïssa, Djalila Kadi-Hanifi, Fethi Gharès, Ines Rose Djakou, Kouider Medjahed
- Colonna sonora: Ina Djakou, Bismillah Khan , Cheikha Djenia, Christian Fennesz, Fela Kuti, Sonic Youth, Terry Riley
- Produzione: Captures, Cine@, Le Fresnoy Studio National des Arts Contemporains, Neffa Films
- Durata: 140'