In the Crosswind

In the Crosswind

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Affascinante e suggestivo, In the Crosswind (Risttuules) di Martti Helde racconta le deportazioni sovietiche della popolazione estone attraverso una serie di tableaux vivants. In concorso al Trieste Film Festival 2015.

Il talento del giovane Helde

Ambientato nel 1941, il film racconta di come una donna estone e sua figlia cerchino di tornare a casa dopo essere state deportate in Siberia. Una saga sulla sopravvivenza dalle atmosfere oniriche ispirata a una storia vera. [sinossi]

Ne è passato di tempo da quando Rivette stroncava Kapo di Gillo Pontecorvo definendo un’abiezione quel carrello lungo il filo spinato che trasfigurava in gesto estetico l’insondabile tragedia dell’Olocausto. Eppure le ragioni di Rivette riescono ancora a farsi largo nella mente dello spettatore odierno quando si trova ad affrontare la visione dell’ammaliante, seppur tragico, In the Crosswind (Risttuules) del giovane regista estone (classe 1987) Martti Helde. Presentato al Trieste Film Festival 2015, il film affronta la storia di una giovane famiglia estone che viene smembrata quando Stalin, in seguito all’occupazione dell’Estonia (1940), ordina di deportare buona parte della popolazione locale in Siberia, per meglio “russificare” il paese. Erna (Laura Peterson) viene così separata dall’amato marito Heldur e inviata insieme alla figlioletta Eliide in un campo di lavoro, da dove scriverà incessantemente al compagno, senza mai smettere di sperare nel loro ritorno a casa.

Questa pagina estremamente drammatica della storia dell’Estonia viene rielaborata in In the Crosswind attraverso una serie di tableau vivants, dove all’immobilità degli interpreti si affianca un estremo virtuosismo della mdp, intenta ad attraversare lo spazio con movimenti fluidi e complessi che tornano sovente al punto di partenza per cogliervi il personaggio iniziale in un’altra posizione o espressione del volto. Il tutto ripreso e illuminato in uno splendido bianco e nero e accompagnato dalla voice over del personaggio di Erna, autrice di quasi tutte le lettere (solo in un caso ascolteremo infatti la voce – e la relativa epistola – di Heldur).

Ne deriva una sorta di perpetuo “presepe vivente” arricchito da una storia che possiede il fascino affabulatorio di un antico racconto popolare, anche se è molto di più. Si prova infatti una sensazione straniante nell’osservare queste immagini sontuose, con i loro movimenti di macchina elaborati e precisi al millimetro, mentre è in corso davanti ai nostri occhi una tragedia personale e collettiva, di cui tra l’altro non è così consueto osservare trasposizioni cinematografiche. Mentre intere famiglie vengono separate, bambini muoiono di inedia e donne vengono violentate dalle guardie sovietiche, noi volteggiamo nello spazio plasticamente composto, ci beiamo della perfezione geometrica della composizione del quadro, dell’immobilità degli interpreti, attendiamo di scoprire su quale volto o azione l’inquadratura troverà la sua chiosa. E ci sentiamo a disagio. Anche perché, sebbene risulti impossibile non empatizzare con la protagonista, le domande che ci viene da porci non riguardano tanto “il perché” di un tale evento storico, quanto il “come” queste elaborate inquadrature che ora ce lo riportano siano state realizzate.

È vero, il purismo critico di Rivette è forse oggi superato e il talento del giovane Helde non può che destare stupore e ammirazione, eppure quella sensazione disturbante non riesce a separarsi dalla visione di In the Crosswind. D’altronde, è ancora fresca nella memoria la magnifica e straziante raffigurazione dello sterminio della propria famiglia da parte di Pol Pot realizzata da Rithy Panh con pupazzi di plastilina in L’image Manquante. Ma in quel caso, era proprio dal contrasto tra l’animazione a passo uno – scevra per una volta dell’usuale funzione rassicurante – e gli eventi tragici narrati che il dramma prendeva corpo, spostandosi, con dolente stridore, su un livello ancora più elevato.
Cosa che non avviene in In the Crosswind, seducente resoconto di un olocausto estone che seduce lo sguardo dello spettatore, per non fargli troppo male.

INFO
La scheda di In the Crosswind sul sito del Trieste Film Festival.
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