In Dubious Battle

In Dubious Battle

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In Dubious Battle è la trasposizione cinematografica del romanzo di John Steinbeck a opera di James Franco, che conferma il suo approccio del tutto personale alla letteratura statunitense. In Cinema nel Giardino a Venezia 2016.

Which side are you on?

Nei campi di mele della California, novecento lavoratori stagionali insorgono contro i proprietari terrieri dopo essere stati pagati solo una frazione dei compensi concordati. Il gruppo si anima di una vita propria, più potente dei suoi singoli membri, e più spaventosa. Capeggiati dallo sventurato Jim Nolan, lo sciopero si basa sul suo tragico idealismo, sul “coraggio di non sottomettersi mai, di non cedere”… [sinossi – labiennale.org]

Prima di diventare così com’è, In Dubious Battle (La battaglia, nell’assai più definita traduzione italiana curata da Eugenio Montale per Bompiani nel 1940, anno dell’ingresso in guerra dell’Italia) doveva essere dapprima l’autobiografia di un comunista, e quindi un resoconto documentato e dettagliato di uno sciopero, trattato con tecnica giornalistica. È lo stesso John Steinbeck a raccontarlo in una lettera scritta prima della pubblicazione del romanzo. Per anni In Dubious Battle è stato trattato alla stregua di un’opera minore, un passaggio secondario all’interno della bibliografia di Steinbeck (surclassato in effetti pochi anni dopo da Furore, cui donò ulteriore lucentezza lo splendido adattamento firmato da John Ford): la riscoperta doverosa ha invece permesso di aprire gli occhi su uno dei più folgoranti romanzi politici dell’era del New Deal, in grado da un lato di non voltare lo sguardo altrove rispetto alle dinamiche interne al ‘Partito’, come viene chiamato nel testo il Partito Comunista degli Stati Uniti, ma allo stesso tempo di comprendere l’urgenza di una lotta dal basso, di una rivolta delle classi proletarie contro il padronato.
Nessun regista statunitense, con ogni probabilità, potrebbe sentirsi attratto nel 2016 da una trasposizione di In Dubious Battle: quell’America sembra sempre più lontana, così come le rivendicazioni sindacali appaiono reperti del passato, archeologia della storia. Nessun regista? Quasi… A Hollywood, o nelle strettissime vicinanze, si aggira oramai da un decennio James Franco, attore irrequieto e quasi mai domo e regista davvero difficile da incasellare in qualsivoglia semplificazione. Là dove in pochi si sentono attratti dagli Stati Uniti della Grande Depressione – forse perché il futuro prossimo si affaccia pericolosamente su quel baratro – Franco vi si dedica con perseveranza, come dimostrano gli adattamenti di due romanzi di William Faulkner, As I Lay Dying e The Sound and the Fury, il primo ospitato in Un certain regard a Cannes e il secondo visto sempre qui a Venezia, fuori concorso esattamente come In Dubious Battle.

Nell’avvicinarsi al testo di Steinbeck l’attore e regista statunitense si affida alla sceneggiatura di Matt Rager, che l’aveva accompagnato proprio nella traslitterazione delle storie di Faulkner dalla carta al grande schermo; per quanto l’operazione sia in tutto e per tutto simile alle precedenti, Rager sembra stavolta colto da una pudicizia esagerata. Steinbeck scrisse In Dubious Battle cercando di restituire in tutto e per tutto veridicità alle parole dei suoi personaggi: stanco di leggere testi in cui il popolo si esprimeva come se avesse studiato a Yale o a Harvard, mise in bocca ai protagonisti della tragica vicenda frasi sgrammaticate, abbreviazioni di tutti i tipi, parolacce e bestemmie come se piovesse. Rager asciuga questa terminologia, e in qualche modo snatura il testo originale; si avverte il senso di disagio dello sceneggiatore a dover “sporcare” personaggi per i quali parteggia in tutto e per tutto.
Non ha infatti dubbi il duo Rager/Franco su quale sia la parte giusta della barricata: se da un lato i padroni, il loro lacché e i vigilantes che fungono da cani da guardia sono una rappresentazione del male, puro e semplice, i braccianti pagati una miseria e per questo entrati in sciopero – grazie all’azione di sobillamento architettata ad arte dai comunisti Jim Nolan e Mac McLeod – hanno sempre e comunque ragione. Certo, gli affari interni al Partito potranno nascondere risvolti sporchi, sia nell’approccio politico che nella capacità di sfruttare a proprio favore alcune disgrazie, ma la lotta è giusta, e non si può in nessun modo mettere in discussione, al punto che il film avrebbe anche potuto intitolarsi Undoubted Battle

In una suddivisione così netta di buoni e cattivi, che arriva a ricordare in alcuni passaggi il cinema di Ken Loach, il manicheismo non è mai frutto di una demagogia tesa a distorcere la realtà. Si tratta piuttosto della volontà, a suo modo romantica (e forse per questo antistorica, ma è un dettaglio secondario) di restituire a coloro che combatterono una battaglia destinata alla sconfitta la dignità, l’umanità, la forza collettiva. Non è certo un caso che il personaggio quasi completamente espunto da In Dubious Battle rispetto al testo di Steinbeck sia quello del dottore, che pur non simpatizzando per lo sciopero si adopera affinché gli scioperanti non corrano rischi o si ammalino; di un personaggio simile, così estraneo alla massa, così laterale rispetto all’urgenza della protesta, il film di Franco non ha più bisogno, è evidente.
Opera barricadera ma non priva di lucidità sia sulla disfatta inevitabile sia sulle responsabilità anche proprie del movimento, In Dubious Battle è un film sincero, che crede ciecamente in ciò che mette in scena e quindi non si vergona a parteggiare. Il fatto che a dirigerlo sia un divo di Hollywood, e che per dirigerlo si sia circondato di un cast di prim’ordine, non può essere considerato secondario, né accettato come prassi. Così, quando suoi titoli di coda si spandono le note di Which side are you on?, la canzone scritta da Florence Reece nel 1931 e portata al successo da Pete Seeger più di trent’anni dopo (e titolo, per di più, anche dell’ottimo documentario di Ken Loach sullo sciopero dei minatori nei primi anni Ottanta, contro il governo Thatcher), il cerchio si chiude.

Info
Il trailer originale di In Dubious Battle.
La scheda di In Dubious Battle sul sito di Venezia 2016.
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