Nessuna qualità agli eroi

Nessuna qualità agli eroi

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In Nessuna qualità agli eroi Paolo Franchi eccede in psicologismi e questioni edipiche consegnandoci un film inutilmente frammentato, dove il dramma dei due protagonisti diventa un dramma a cui non si partecipa, a cui si rimane indifferenti.

Se il pene ti da il pane

Bruno ha 40 anni, è un uomo tranquillo e riservato che però, nasconde dei segreti. Ha consultato un medico e la sua diagnosi lo ha lasciato sconvolto: non potrà avere figli. Bruno, però, decide di non dirlo a sua moglie Anne e le nasconde anche il fatto di aver contratto un grosso debito con Giorgio Neri, uno strozzino che si trincera dietro la facciata di rispettabile direttore di banca. Si direbbe che Bruno sia un uomo senza qualità e talento. L’incontro con Luca, un ragazzo strano e riservato, risveglia improvvisamente i ricordi di Bruno. Anche Luca sembra avere molti segreti e in più conosce tutto ciò che riguarda la vita di Bruno, persino i suoi debiti con Giorgio Neri. Quando Bruno scopre che Luca in realtà è proprio il figlio di Neri, scomparso misteriosamente da qualche giorno, forse è già troppo tardi… [sinossi]

L’Italia è un paese meraviglioso.
E chi la abita, noi italiani, lo siamo quantomeno altrettanto.
Eppure Harold Pinter si è permesso di farci uno scherzetto: in Sleuth fa dire ai suoi personaggi che la cultura non è il nostro forte! Ma che coraggio che ci vuole.
Solo perché, tanto per fare un esempio, mezza Italia si è interrogata su come abbia fatto Elio Germano a tenere sveglio e pronto all’uso il suo membro per una giornata intera, questo non significa mica che la cultura è per noi in secondo piano. È solo che ci interessa davvero il lato culturale dell’erezione, dato che si è parlato di Viagra, di Zen, di Yoga, di psicoterapia, e di chissà cos’altro; fortuna che è arrivato lo stesso proprietario del “mezzo” a dissipare ogni dubbio: niente aiuti, tutto al naturale. Lo ha confermato la stessa Mimosa Campironi, co-protagonista insieme a Germano della scena X: è stata lei la causa dell’effetto-Rocco (d’ora in poi ribattezzato effetto-Mimosa). Tutti felici e contenti, dunque, passiamo al prossimo film…

Scherzi a parte, complimenti ai maghi del marketing che sono riusciti a creare un battage pubblicitario notevole intorno a un’inezia, un nonnulla (non si offenda Germano, sia chiaro che non parliamo di dimensioni…): visto il film il caso si è sgonfiato -mi scuso ancora per i possibili equivoci- dato che lo scandalo che aleggiava intorno alla seconda pellicola di Paolo Franchi si è subito dissolto (anche se il regista ha provato a riaccenderlo in conferenza stampa dove, fra le altre cose, ha detto che: “Trovo che ci sia un valore molto profondo dietro al cunnilingus”: 100 punti a chi lo trova per primo, e non barate!). Diciamolo subito: Nessuna qualità agli eroi più che confermare o sconfessare quello che di buono c’era nell’esordio dell’autore bergamasco (La spettatrice, 2003), anche se si è forse gridato troppo presto al miracolo, obbliga ad una riflessione sul valore del suo fare cinema, sulle sue intime necessità. La storia di Bruno (interpretato da Bruno Todeschini) e Luca (il già citato Germano) è una storia di stati di coscienza alterata, dove i due protagonisti sembrano perdere entrambi l’equilibrio, il centro di gravità permanente: è una storia, insomma, da dramma borghese, dal sapore decisamente freudiano, con Edipo dietro l’angolo e l’inconscio aggredito dal rimosso. Franchi sembra aver esasperato gli accenti proprio laddove ne La spettatrice riusciva a tenere le fila, ovvero in quei momenti di introspezione psicologica dove i suoi personaggi si ritiravano, ed era questa senza alcun dubbio il risvolto più interessante del discorso filmico del cineasta italiano. Ed è proprio in Nessuna qualità agli eroi che quel discorso si radicalizza eccessivamente, divenendo inutilmente frammentato, e il dramma dei due uomini diventa un dramma a cui non si partecipa, a cui si rimane indifferenti. In quest’ottica di indifferenza non aiuta certo l’impianto sonoro, follemente aggressivo e il cui unico senso è quello di isolare lo spettatore insieme ai suoi personaggi, e nemmeno l’ambientazione torinese, luogo cinematograficamente superbo, che diventa afono, schiacciato come è nelle strette inquadrature disegnate da Franchi (davvero mai vista una Torino così poco grandiosa, così poco sabauda).

Ma la cosa che preoccupa di questo film, visto che la qualità pur non essendo alta non è nemmeno all’altezza di tante schifezze che l’Italia ha partorito in questi anni, è l’involuzione della poetica dell’autore. Sembra davvero già di essere tra il cinema dei padri, già fermi e accartocciati sulla propria posizione: è questo il delitto maggiore che un autore (per l’Italia) giovane come Franchi può commettere. Ed è inutile ucciderli nella finzione i propri padri se poi si prendono i loro stessi vestiti e si vive nella loro stessa casa: ci si deve liberare anche dei fantasmi…

Info
Il trailer di Nessuna qualità agli eroi.
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